Come è noto, gli accordi di libero scambio con Paesi emergenti o sviluppati mirano a conseguire, per quanto possibile, un analogo grado di liberalizzazione commerciale. Si tratta, quindi, di progetti ambiziosi che richiedono agli Stati interessati degli elaborati processi di negoziazione.
Dopo 5 anni di trattative, l’accordo tra UE e Giappone, entrato in vigore dal 01/02/2019, ha come obiettivo di garantire appunto una simmetria fra maggior taglio di dazi da parte UE rispetto al maggior numero di eliminazioni di barriere non tariffarie da parte del Giappone.
La novità dell’accordo è stato oggetto di una conferenza tenutasi di recente a Milano e organizzata dalla Camera di Commercio Internazionale Italia e Confindustria. Il mondo dell’industria è concorde nel ritenere che sia stato raggiunto un traguardo importante sia per le imprese che già intrattenevano rapporti commerciali con il Giappone, sia per tutti gli imprenditori che saranno incentivati ad intraprendere nuovi affari con il partner asiatico.
È stata ottenuta, infatti, una straordinaria intesa che mira a una profonda integrazione commerciale ed economica tra i due partner attraverso l’azzeramento della quasi totalità dei dazi doganali da ambo le parti (liberalizzazione del 99% delle linee tariffarie UE e del 97% di quelle del Giappone), l’armonizzazione di standard tecnici, l’apertura dei rispettivi mercati degli Appalti Pubblici e dei servizi e l’eliminazione di diverse barriere tecnico-normative che ostacolavano notevolmente l’export europeo.
Per gli esportatori UE, l’abbattimento daziario dovrebbe tradursi in un risparmio complessivo di circa 1 miliardo di euro l’anno di tariffe non versate. Ad esempio, si segnala che gli alcolici saranno liberalizzati all’entrata in vigore (prima vi era un dazio del 15%): un ottimo risultato, dal momento che le esportazioni di vino rappresentano la seconda voce di export UE in valore (1 miliardo di euro nel 2017).
In particolare, per l’Italia si evidenzia che è stata prevista una progressiva liberalizzazione dei dazi per calzature ed auto, oltre che per molti prodotti alimentari, fra i quali: formaggi, pasta, cioccolato, e salsa di pomodoro. Il trattato assicura inoltre la tutela di oltre 200 Indicazioni Geografiche europee (di cui 45 relative a prodotti italiani dell’agroalimentare), e garantisce la massima tutela in materia di sicurezza alimentare o di salute degli animali e delle piante.
In conclusione, secondo le stime previste, la riduzione di tariffe e misure non tariffarie dovrebbe consentire un incremento del PIL degli Stati coinvolti, cui si aggiungerebbe un aumento dell’export verso il Giappone. In generale, l’accordo raggiunto consentirà di generare ricchezza e far acquisire vantaggi alle imprese che vorranno approfittarne, tramite anche l’ausilio di professionisti del settore, nonché tramite le procedure attivate dall’Ufficio dei tributi doganali a seguito dell’entrata in vigore del presente accordo.
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