La cultura dell’esibizionismo continuo avanza a ogni piè sospinto. Non c’è più modo di arrestarla, con Instagram che a cadenze fissa rilascia nuovi strumenti per glorificare il banale nella maniera più invasiva possibile, regalando a tutti l’eccitante quanto farlocca sensazione di essere maîtreà penser, influencer, trendsetter del gusto, fari dello stile e chi più ne ha più ne metta.
Prima arrivarono le stories, che hanno scatenato una epidemia di storytelling che per fortuna si consuma nel giro di 24 ore. Poi le dirette video, anche quelle destinate alla consunzione a breve scadenza. Dalla sfilata faraonica alla passeggiata al parco con fido, però, tutti ritengono di avere qualcosa di tremendamente importante da far vedere, così fondamentale da meritarsi il brivido della diretta. Poi vennero i sondaggi sciocchi, anche quelli per lasciare il tempo che trovano.
Adesso le stories si trasformano in interviste virtuali con il nuovo strumento Ask me, attraverso il quale i followers possono sottoporre a ciascuno qualsiasi tipo di domanda, creando, così pare, dialogo e engagement.
Ma davvero? Le domande appaiono in forma anonima, quindi è possibile che le interviste siano auto-interviste. Poi c’è una questione più grande: l’intervista è un magnifico strumento di conoscenza, un modo per raccontare storie esemplari, per additare percorsi o per approfondire la percezione di un soggetto. Non tutti se la meritano. Se le domande sono del tenore spiccio di quelle che circolano su Instagram, si tratta più che altro di affari da ficcanaso di condominio.
Ma tant’è, lo strumento spopola e alla fine diverte anche, perché a leggere le risposte, e quel che lasciano intendere in termini di considerazione di sé e della propria importanza, c’é solo da sbellicarsi dalle risate. Segno dei tempi: oggi non si esiste se non attraverso un mezzo digitale. È la cultura dell’esibizione, venduta stortamente come cultura della condivisione. Che poi le domande via Instagram potrebbero anche essere di gran sostegno, se rivelassero qualche utile segreto della nonna. E invece no: la richiesta di nudi fotografici è prioritaria.
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