Banche ed imprese: controllo, liquidità e garanzie, le chiavi di un rilancio globale

Il deteriorarsi del rapporto tra banche ed imprese vede le due più importanti categorie del nostro sistema economico confrontarsi in uno scambio di “scortesie” senza precedenti nella storia.  

Gli istituti di credito sono poco liquidi a causa di scellerate politiche finanziarie che puntavano più alla speculazione che al credito tradizionale.  Le imprese a loro volta hanno beneficiato negli anni passati di disinvolti finanziamenti da parte del mercato del credito, oggi attento e diffidente verso realtà non patrimonializzate e dalla redditività certa.

Il destino dei due macro aggregati (banche ed imprese) è tuttavia sempre più strettamente correlato.  Un default generalizzato del sistema imprenditoriale metterebbe a repentaglio la stabilità della finanza, così come una crisi delle banche pone una seria ipoteca sul futuro delle imprese.  In tal senso prioritario appare il ruolo di Banca d’Italia che seppur nel ristretto ruolo conseguente all’entrata nell’UE , dovrebbe e potrebbe effettuare un’attività di stretto monitoraggio rispetto ai rapporti in oggetto , intervenendo con politiche ad hoc volte a favorire lo sviluppo di reciproche opportunità.

Concretamente si può immaginare un monitoraggio relativo al costo del denaro,  la tutela dei piccoli risparmiatori rispetto ad operazioni speculative,  un’attenta attività di prevenzione rispetto ad anatocismo ed usura bancaria, anomalie che oggi minano la stabilità degli Istituti.  Altrettanto importante e determinante la Cassa Depositi e Prestiti che potrebbe agevolare la liquidità delle Banche, vincolandola ad operazioni di finanziamento a breve termini nei confronti di micro imprese e PMI.

Una serie di politiche dunque di controllo e rilancio del credito con beneficio indiretto da parte di migliaia di imprese, in attesa della ripresa del sistema economico.  Chiaro è che in assenza di controlli, con politiche di investimento speculative su titoli tossici, in presenza di fusioni ed incorporazioni volte più ad occultare grandi crisi che a valorizzare patrimoni la crisi generalizzata sembra inarrestabile.

Da valutare (o rivalutare) il ruolo dei Confidi , oggetto di grandi trasformazioni negli ultimi anni, ma di fatto spesso ignorati dai grandi gruppi bancari, in virtù di garanzie non sufficienti a colmare il gap storico delle PMI corrispondente ad una scarsa patrimonializzazione.  Rafforzare il sistema delle controgaranzie può non soltanto tutelare il credito ma rendere le nostre aziende più credibili anche nei confronti di banche estere sempre più attente ad attività di shopping finanziario in Italia.

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Dottore Commercialista e Revisore dei Conti

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