Che impatto avrebbero i dazi di Trump sull’Italia?

Con il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, si riaffacciano le tensioni commerciali tra Washington e Bruxelles. L’ipotesi di nuovi dazi sulle merci europee, tema che aveva già caratterizzato il primo mandato del nuovo presidente, solleva preoccupazioni in diversi paesi europei, soprattutto nel nostro. L’Italia, infatti, potrebbe essere tra i Paesi più colpiti a causa del valore simbolico e commerciale delle sue esportazioni verso gli USA.


La decisione se applicare o meno i dazi e in che misura sarà presa dall’amministrazione americana nelle prossime settimane. Nel frattempo, cerchiamo di capire quale potrebbe essere l’impatto per settore e quali le possibili risposte ai dazi.

I settori più esposti ai dazi

Agroalimentare. L’agroalimentare italiano rappresenta uno dei settori più vulnerabili. Prodotti come il vino, il formaggio, l’olio d’oliva e i salumi sono tra i protagonisti delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti. Nel 2022, l’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti ha superato i 6 miliardi di euro. Un dazio del 20%, ad esempio, potrebbe portare a una riduzione del 15-20% delle esportazioni, traducendosi in perdite superiori a 1 miliardo di euro per il settore. Durante il precedente mandato di Trump, i dazi applicati su alcuni prodotti, come il Parmigiano Reggiano, avevano già causato un aumento dei costi per i consumatori americani e una contrazione delle vendite per i produttori italiani. Nuove tariffe rischierebbero di compromettere ulteriormente la competitività di questi prodotti in un mercato cruciale.

Moda e lusso. Il settore della moda, che include abbigliamento, calzature e accessori, è un altro pilastro delle esportazioni italiane. Nel 2022, l’export di beni di lusso verso gli Stati Uniti ha raggiunto circa 10 miliardi di euro. Un dazio del 25% potrebbe ridurre il valore totale delle esportazioni del settore fino al 20%, con una perdita stimata di 2 miliardi di euro. In particolare, i marchi di lusso, che contano sugli Stati Uniti come uno dei principali mercati di riferimento, potrebbero risentire di un calo della domanda. L’introduzione di tariffe aggiuntive potrebbe spingere i consumatori americani a orientarsi verso brand locali o concorrenti globali non soggetti a dazi.

Automotive. L’industria automobilistica italiana, sebbene meno rilevante rispetto a quella tedesca, potrebbe subire contraccolpi indiretti. Nel 2022, l’export italiano di veicoli e componenti verso gli Stati Uniti ha superato i 500 milioni di euro. Modelli di nicchia come le supercar italiane potrebbero vedere aumentare i costi di importazione del 15-20%, riducendo la loro attrattiva per i consumatori americani e con un impatto diretto sul valore totale del settore.

Macchinari e tecnologie industriali. Anche i macchinari e le tecnologie industriali, un segmento chiave dell’export italiano, potrebbero essere penalizzati. Con un valore di esportazioni verso gli Stati Uniti superiore a 4 miliardi di euro nel 2022, un dazio del 10-15% potrebbe tradursi in una perdita annua stimata tra 400 e 600 milioni di euro, favorendo produttori locali o concorrenti asiatici.

Trasporti e logistica. L’introduzione di nuovi dazi non avrebbe solo un impatto diretto sui settori produttivi, ma colpirebbe anche la logistica e i trasporti. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti si basano su una rete complessa di spedizioni marittime e aeree. Un calo della domanda di beni esportati potrebbe comportare una riduzione dei volumi di trasporto, incidendo negativamente sui ricavi delle imprese logistiche e sulle infrastrutture portuali italiane. Gli operatori del settore stimano che una contrazione del 15% nelle esportazioni potrebbe tradursi in una perdita del 10-12% dei ricavi derivanti dai trasporti verso gli Stati Uniti.

Paralleli storici e impatto su altri Paesi europei

Un parallelo storico utile è quello con il precedente mandato di Trump, quando gli Stati Uniti imposero dazi fino al 25% su prodotti europei, in risposta alle dispute commerciali legate ai sussidi concessi a Boeing e Airbus. In quel caso, la Francia e la Germania furono tra i Paesi più colpiti. La Francia, ad esempio, subì un calo significativo delle esportazioni di vini e liquori, mentre la Germania vide ridursi le esportazioni di automobili e componenti industriali.

Altri paesi europei esposti

Oltre all’Italia, il Paese europeo che potrebbe risentire maggiormente dei nuovi dazi americani è la Germania, data la sua forte dipendenza dal mercato statunitense per l’export di automobili e macchinari. Nel 2022, le esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti hanno superato i 164 miliardi di euro, rendendo la Germania il principale partner europeo degli Stati Uniti. Un dazio del 10% su questi beni potrebbe comportare perdite superiori ai 16 miliardi di euro, con ripercussioni significative sull’economia tedesca.

Le risposte possibili

Di fronte a questo scenario, l’Unione Europea e l’Italia devono prepararsi a rispondere con una strategia coordinata. Tra le opzioni sul tavolo:

  • Dialogo diplomatico: Avviare negoziati con l’amministrazione statunitense per scongiurare l’introduzione di dazi punitivi.
  • Dazi di ritorsione: L’Unione Europea potrebbe imporre dazi sulle esportazioni americane verso l’Europa, come avvenuto nel caso delle dispute su Boeing e Airbus. Settori come quello agroalimentare (es. whiskey e prodotti agricoli americani) e tecnologico (es. dispositivi elettronici) potrebbero essere presi di mira.
  • Diversificazione dei mercati: Rafforzare le esportazioni verso altre regioni, come l’Asia e il Medio Oriente, per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.
  • Sostegno alle imprese: Implementare misure di compensazione per i settori più colpiti, attraverso incentivi fiscali e finanziamenti.
  • Promozione del Made in Italy: Investire in campagne di marketing globale per aumentare la percezione del valore unico dei prodotti italiani, incentivando i consumatori a scegliere l’eccellenza nonostante i possibili aumenti di prezzo.

Conclusioni

L’eventuale imposizione di nuovi dazi sulle merci europee rappresenta una minaccia concreta per l’economia italiana, con ripercussioni che potrebbero estendersi ben oltre i settori direttamente coinvolti. Tuttavia, una risposta tempestiva e coordinata potrebbe mitigare i danni, salvaguardando il ruolo dell’Italia come protagonista del commercio internazionale. La sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra difesa degli interessi nazionali e mantenimento di relazioni commerciali stabili con uno dei principali partner economici globali. Nel lungo termine, sarà fondamentale investire in innovazione, sostenibilità e diversificazione per rendere il sistema economico italiano più resiliente alle sfide globali.

Informazioni su Marco Blaset 158 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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