Oggi è una simpatica signora di novantaquattro anni, molto vivace e brillante, ma per alcuni mesi è stata il simbolo stesso di una Francia che non si arrende e che combatte comunque. Simone Segouin entra nella resistenza francese quando ha appena 18 anni.
Ma la sua notorietà esplode appena finita la guerra. Il generale De Gaulle va in visita a Chartres (alla cui liberazione ha partecipato anche Simone) e tiene un discorso. Sono presenti numerosi giornalisti internazionali (americani soprattutto). E non possono non notare una ragazza di appena vent’anni, pantaloni cortissimi, pesanti scarponi da montagna, una camicia e un berretto, che sta mangiando una baguette piena di marmellata. Tiene però un bracciale della FPT (i francs tireurs e partisans). E in mano ha un fucile mitragliatore: uno Schmeisser tedesco. Gli FTP sono partigiani che hanno ripreso il nome di battaglia della fanteria leggera irregolare (e sabotatori) che hanno combattuto contro i tedeschi nella prima guerra mondiale. Suo padre era stato un eroe di quella guerra. E quindi a Simone, come ha spiegato più tardi, è sembrato naturale imbracciare le armi contro i tedeschi: “Noi siamo francesi e loro tedeschi, sono i nostri nemici, molto semplice”.
Le donne nella resistenza erano poche e Simone colpisce tutti per la giovane età e l’aria sbarazzina. Le chiedono che cosa sta a fare lì. E lei, orgogliosamente, risponde: sono qui per garantire la sicurezza del generale De Gaulle. Intanto continua a mangiare la sua baguette.
Fra i presenti c’è il fotografo di guerra Robert Capa, che comincia a scattarle una serie infinita di fotografie, troppo colpito dall’immagine di quella quasi adolescente con il mitragliatore e il bracciale della FTP che cura la sicurezza del generale De Gaulle.
Una di quelle fotografie finisce sulla copertina della rivista americana “Life”. Il titolo dice: “La ragazza partigiana di Chartres”. E per alcuni mesi rimane l’immagine più famosa della Francia. Altri giornali riprendono l’immagine e così Simone diventa famosissima un po’ in tutto il mondo, sempre con la sua divisa: pantaloni corti (oggi diremo hot pants), camicia, berretto e mitragliatore. Così combinata ha partecipato alla liberazione di Parigi e di Chartres. (Più tardi anche il regista George Stevens si occuperà di lei, facendole girare un breve film).
Nella resistenza Simone entra quando ha poco più di 17 anni, nel suo paese vicino appunto a Chartres. La sua era una famiglia contadina e lei è stata allevata come un maschietto. Il primo incarico da partigiana è quasi ridicolo, visto anni dopo: le assegnano il compito di rubare una bicicletta ai tedeschi. Ma si tratta di un oggetto fondamentale per portare ordini da un gruppo all’altro e anche per trasportare armi.
Simone, alla quale nel frattempo sono stati dati documenti falsi (infatti nella resistenza francese sarà nota come Nicole Minet), si dimostra molto abile. Partecipa con successo a molte operazioni di sabotaggio e a un certo punto viene promossa fra i partigiani combattenti, appunto gli FTP, i francs tireurs.
Girando per la sua zona contribuisce a far deragliare un treno e, a appena 18 anni, dà un mano per arrestare 25 soldati tedeschi.
Durante una di queste azioni incontra l’uomo della sua vita: Roland Boursier. Lo incontra per caso: lui è in fuga perché ha appena ucciso molti tedeschi. Forse non si fida tanto di quella ragazzina in pantaloni corti, ma la prega di metterlo in contatto con i suoi compagni e lei si dimostra molto efficiente. Roland studia a lungo Simone perché è un po’ sconcertato. Ma alla fine dichiara il suo amore. Negli anni lei metterà al mondo, con Roland, sei figli. Ma non sposerà mai il suo uomo. E tutti i figli vengono registrati con il cognome della madre.
Intanto la guerra va avanti e il generale De Gaulle riesce a costituire le FFI, forces françaises de l’interieur, l’insieme di tutte le formazioni partigiane. Simone partecipa alla liberazione di Chartres e poi, inquadrata nella seconda divisione corazzata, guidata da De Gaulle, marcia insieme agli altri verso Parigi.
Sulla capitale pesa un ordine molto secco di Hitler alle sue truppe: Parigi va tenuta fino a quando non sarà ridotta a un mucchio di detriti. Quando Simone e i suoi amici arrivano nella capitale ci sono ancora combattimenti. Si spara e si muore.
E’ solo alle 6 di mattina del 25 agosto che le truppe alleate accettano la resa dei tedeschi. La guerra è finita.
Un giornale francese definisce Simone, già in quei giorni, come “uno dei combattenti più puri e eroici della Resistenza francese che ha preparato la strada per la liberazione”. E lei, che ha imbracciato il mitragliatore a 18 anni, resta il simbolo delle donne francesi che hanno voluto essere protagoniste anche nella guerra.
Il 29 aprile del 1945 le donne francesi vanno a votare per la prima volta nella loro storia, in un’elezione locale. E qualche mese dopo nelle elezioni politiche generali.
De Gaulle non ha avuto dubbi: le donne sono eleggibili alle stesse condizioni degli uomini. E ha spiegato che tutto ciò era stato reso possibile da donne come Simone.
Finita la guerra, qualcuno ha chiesto a Simone se avesse mai ucciso qualcuno. La sua risposta è stata molto semplice: “Non lo so. Una sera abbiamo teso un agguato a due soldati tedeschi, eravamo in tre e abbiamo sparato tutti. Non so chi li ha colpiti”.
Una volta congedata, Simone è stata nominata tenente delle FFI. E le è stata conferita la Croce di guerra per meriti militari. E’ tornata a vivere nel paesino vicino a Chartres, dove era cominciato tutto, e gli abitanti della cittadina, in ricordo di quello che aveva fatto ancora da ragazza, le hanno dedicato una strada: Rue Simone Segouin, con tanto di cerimonia, fiori e bacio del sindaco.
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