In data 24 marzo 2020, tre giorni dopo la pubblicazione dell’articolo di Outsider News, il SIOOT (Società Scientifica Ossigeno-Ozono Terapia) ha ottenuto dal Ministero della Sanità l’assenso all’utilizzo della ossigeno-ozono-teriapia per il trattamento del Covid-19 (a fine articolo il comunicato ufficiale).
In queste settimane si è accreditata all’interno della comunità accademica italiana un possibile approccio terapeutico innovativo per il trattamento del Coronavirus COVID-19 mediante l’utilizzo dell’ossigeno-ozono terapia (O2-O3).
Il vantaggio dell’ossigeno-ozono terapia è la sua facile applicazione.
Recentemente è stato pubblicato sul sito della Società Scientifica Ossigeno-Ozono Terapia (SIOOT) un interessante studio in cui si propone l’utilizzo dell’ossigeno-ozono come possibile terapia contro il Coronavirus.
Promotori di questo approccio sono il Dott. Antonio Carlo Galoforo, docente del Master Ossigeno Ozonoterapia presso l’Università degli Studi di Pavia e membro del Consiglio Direttivo della SIOOT, la Dott.ssa Catia Scassellati e il Dott. Cristian Bonvicini dell’IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.
Il Dott. Galoforo negli ultimi anni ha sviluppato varie collaborazioni e rapporti con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e con le istituzioni accademiche e governative italiane e cinesi proprio in merito all’utilizzo dell’ossigeno-ozono terapia.
Incontri e confronti con la comunità scientifica internazionale
Il 24 gennaio 2020 si è tenuto a Milano un confronto tra esponenti governativi cinesi ed il Dott. Galoforo per verificare la possibilità di contrastare il Coronavirus con l’utilizzo dell’ossigeno ozono terapia, attivando un dialogo con l’Ambasciata cinese a Roma e con i canali ufficiali preposti alla gestione e risoluzione della problematica.
L’incontro è stato organizzato dalla task force italo-cinese creata per l’emergenza Coronavirus dall’Associazione “Italy-China Link” (ICLA), accreditata presso le principali Istituzioni nazionali e cinesi, nonché socia cofondatrice della BRLC (“Belt & Road Local Cooperation”), sita presso la sede del Governo Municipale della città di Hangzhou.
Tra questi si segnala un importante evento di confronto e cooperazione medica e clinica Italo cinese tenutosi a Brescia tra il 14 e il 17 febbraio u.s. con l’accoglienza di una Delegazione cinese, guidata dal Prof. Chen Qun, Segretario Generale di “China Life Science Security” di Bejing/Pechino, da parte della dott.ssa Maria Moreni (Presidente di ICLA e Copresidente di BRLC del Governo Municipale della città di Hangzhou), il Dott. Galoforo, il Dott. Stefano Cervati (Ceo di Monfarma) e dall’Avv. Giuliana D’Antuono (Membro del Consiglio Direttivo di ICLA con delega agli affari internazionali).
Evento chiave, il 16 febbraio, quando il Dott. Galoforo con il suo team, in una video conferenza a cui hanno partecipato 272 cinesi, tra cui dirigenti del Ministero della Salute, primari di alcuni ospedali di Pechino e dirigenti di centri di ricerca cinesi, coinvolti dal Prof. Chen Qun, ha illustrato le evidenze scientifiche ed il protocollo sull’utilizzo dell’ozono, sollevando così l’interesse dei partecipanti verso questo approccio, come poi ripreso il 26 febbraio dalle affermazioni del professore Zhou Muzhi, sul sito China.org.cn, nell’articolo dal titolo “Ozone: A powerful weapon to combat COVID-19 outbreak” (http://www.china.org.cn/opinion/2020-02/26/content_75747237.htm).
Documenti e link ufficiali
Le opportunità che vengono elencate nello studio pubblicato sul sito della SIOOT dal dott. Galoforo il 24 febbraio u.s. e presentato nelle settimane precedenti, potrebbero rappresentare un trattamento efficace contro il COVID-19 sia in Italia che in Cina che nel resto del mondo. Tale elaborato scientifico è stato tra i primi a livello non solo italiano ma internazionale sull’utilizzo dell’ozono.
Qui riportiamo l’elaborato: clicca qui
Un metodo sicuramente interessante per una situazione mondiale critica che cerca risposte e nuove soluzioni
Qui il link all’ultimo articolo pubblicato sulla rivista scientifica America lo scorso fine settimana: clicca qui
Di seguito l’elaborato ufficiale del team del Dott. Galoforo:
“Potenziali meccanismi mediante i quali la terapia dell’ossigeno-ozono (O2-O3) potrebbe contribuire al trattamento contro il coronavirus COVID-19.
Antonio Carlo Galoforo1,2, Catia Scassellati3, Cristian Bonvicini3
1Società Scientifica Italiana Ossigeno-Ozono terapia (SIOOT), Gorle, Italia
2Università di Pavia, Pavia, Italia
3IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia, Italia
Sulla base di numerose evidenze scientifiche che dimostrano le differenti proprietà dell’ozono (O3) (revisione in Scassellati et al., 2020), c’è un consolidato supporto scientifico che la terapia dell’ossigeno-ozono (O2-O3) potrebbe rappresentare un trattamento efficace contro il COVID-19.
Oltre ad aver dimostrato che il nostro sistema immunitario produce O3 da parte degli anticorpi per attivare la loro capacità battericida (Babior et al., 2003; Lerner ed Eschenmoser, 2003; Wentworth et al., 2002), ulteriori studi dimostrano il ruolo di O3 come potente anti-patogeno verso batteri (Giuliani et al., 2018), ma anche virus, funghi, lieviti e protozoi.
Per quanto riguarda i virus, O3 danneggia, attraverso il processo di perossidazione, il capside virale e interrompe il ciclo riproduttivo impedendo il contatto tra il virus e la cellula.
Numerosi studi supportano la sua attività antivirale. Per esempio, un recente lavoro (Ohmine, 2005) ha evidenziato come O3 possa inattivare sia ceppi virali con envelope [herpes simplex di tipo 1 McIntyre (HSV-1), ceppo vaccino Elstree (VAC), virus della stomatite vescicolare Indiana (VSV), influenza A (H1N1) A/WS/33], che privi di envelope [adenovirus umano tipo2 (Ad2)]. Dopo ozonizzazione, HSV-1 e VSV hanno perso fino a 6 log10 di particelle infettive in 15 minuti, mentre VAC e influenza A fino a 5 log10 in 40 minuti e 30 minuti, rispettivamente. Ad2 ha perso fino a 5 log10 in 60 min. Le concentrazioni di Malondialdeide (MDA), un sottoprodotto della perossidazione, risultavano inversamente correlate con l’infettività del virus, dato che le concentrazioni di MDA aumentavano con l’aumentare del tempo di esposizione del virus all’O3. Le immagini al microscopio elettronico a trasmissione di Ad2, HSV-1, VAC e VSV hanno confermato i drastici cambiamenti morfologici risultanti dopo il trattamento con O3.
È ben noto che O3 stimola l’immunità cellulare e umorale attraverso l’attivazione dei pathway legati ai fattori trascrizionali NFAT (nuclear factor activated T-cells) e AP-1 (Activated Protein-1) (Reth, 2002). NFAT e AP-1 sono cruciali fattori responsabili di indurre la trascrizione dei geni legati alle citochine: Interleuchine- (IL) -2, IL-6, IL-8, Fattore di necrosi tumorale-α (TNF-α), Interferone-γ (IFN -γ). Queste citochine svolgono potenti funzioni pro-infiammatorie, hanno capacità chemiotattica di promuovere l’aggregazione e infiltrazioni e migliorano la fagocitosi di neutrofili, linfociti, macrofagi e altre cellule infiammatorie per inattivare patogeni locali.
È ben noto che O3 blocca i processi di infiammazione attraverso vie molecolari legate a Nf-B (Nuclear Factor-B) e Nfr2 (Nuclear Factor (erythroid-derived 2)-like 2). NF-κB e Nrf2 fanno parte di un’importante rete di fattori di trascrizione e proteine regolatrici che modulano l’espressione di una vasta gamma di geni, compresi quelli associati alle risposte infiammatorie. L’attivazione di Nf-kB favorisce la trascrizione di geni legati alle citochine pro-infiammatorie, mentre O3 esercita la sua capacità anti-infiammatoria e di conseguenza anti-apoptotica, bloccando l’azione di NF-κB (Karouzakis et al., 2006; Vaillant et 2006 al., 2013).
D’altra parte, O3 agisce come anti-infiammatorio ma anche antiossidante, attraverso l’attivazione del pathway Nfr2. O3 attiva Nrf2 (Galiè et al., 2018), che a sua volta trasloca al nucleo, dimmerizza e si lega alle regioni ARE (Anti-oxidant Response Elements) di geni che codificano diversi enzimi anti-ossidanti: Superoxido dismutasi (SOD), Glutatione (GSH), Glutatione -S-Transferasi (GST), catalasi, glutammato-cisteina ligasi (GCL), eme ossigenasi 1 (HO-1), NADPH: chinone ossidoreduttasi 1 (NQO1), enzimi di fase II del metabolismo dei farmaci e proteine da shock termico (HSP). HO-1 è un enzima che codifica il gene che catalizza la degradazione dell’eme a monossido di carbonio (CO), che a sua volta inibisce la via NF-B, provocando una ridotta espressione di citochine pro-infiammatorie. HO-1 attiva direttamente le citochine antinfiammatorie.
Pertanto, possiamo sostenere che O3 potrebbe funzionare esercitando tre fasi sovrapposte ma distinte:
1. O3 inattiva il virus
2. O3 attiva l’immunità cellulare e umorale
3. O3 riduce i processi di infiammazione/apoptosi e favorisce le vie molecolari dello stress anti-ossidativo.”
Aggiornamenti
Di seguito il Comunicato Stampa del SIOOT che annuncia l’assenso del Ministero della Sanità al trattamento del Covid-19 con l’ossigeno-ozono-terapia.