L’ILO (International Labour Organization) ha pubblicato recentemente uno studio che fotografa lo stato della disoccupazione dei giovani a livello mondiale. La ricerca ha evidenziato che, a causa della crisi sistemica delle maggiori economie avanzate del pianeta (quelle del Nord America e dell’Europa, per intenderci), il tasso di disoccupazione giovanile nel 2018 non scenderà, nella migliore delle ipotesi, al di sotto del 12,8%, una percentuale che si traduce in circa 74 milioni di giovani senza lavoro. Una previsione che segna in modo indelebile una generazione che, tra involuzioni strutturali e continue asimmetrie sociali, paga con uno scotto sempre più alto le scelte (cattive) dei propri padri.
Sempre dall’analisi prodotta dall’ILO emerge un altro dato incredibile, ancor di più per chi spesso sente impropriamente di appartenere a quella parte del mondo maggiormente evoluta, tanto nei diritti quanto nelle opportunità: oggi, per un giovane, è più semplice trovare lavoro, e dunque programmare un futuro, nell’Africa sub-sahariana rispetto ad un paese dell’Europa meridionale, come ad esempio Grecia e Spagna, dove oltre la metà dei giovani economicamente attivi risulta disoccupata.
Altro dato peggiorativo è quello della disoccupazione di lungo periodo, definita dall’ILO come “sostanzialmente una tassa sui giovani di oggi”, che coinvolge circa la metà dei giovani europei che risultano senza lavoro da più di sei mesi. Un deficit che determina una consequenziale perdita di competenze ed un mancato aggiornamento delle “skills”, che in proiezione rende sempre più difficile il reinserimento nel mondo del lavoro, generando un peggioramento sostanziale degli ingaggi, sia qualitativi che economici, che i nostri ragazzi riescono faticosamente a reperire sul mercato. Inevitabile, anche perché chi trova un lavoro si mostra meno esigente per ciò che concerne tempi, condizioni contrattuali e retribuzione.
Ancora. A livello macro regionale, il maggior tasso di disoccupazione maggiore nel 2012 è stato rilevato in Medio Oriente (28,3%), con una proiezione al 2018 che tocca il 30%. Le regioni Nord africane seguono con il 23,7% mentre un tasso minore viene rilevato nell’Asia dell’Est e del Sud, rispettivamente con il 9,5% e il 9,3%. Nelle considerazioni finali del rapporto l’ILO ha aggiunto che “nelle economie avanzate nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 18,1% per cento. Ed è probabile che questo dato resterà al di sopra del 17% fino al 2015, senza poter prevedere alcun calo prima del 2016”.
A margine lo Studio porta a segnalare almeno tre postille:
1) Secondo il database dell’ILO, il paese con il tasso di disoccupazione giovanile più basso (6,2 per cento) è la Svizzera, mentre quello con il tasso di disoccupazione giovanile più alto (54,2 per cento) è la Grecia.
2) La peggiore statistica presente nel report si identifica con il dato del tasso di disoccupazione giovanile delle donne greche, che si attesta al 62,1 per cento. Ma, vista la nota diffusione del lavoro part-time per le donne in Europa, il tasso effettivo di sotto-occupazione potrebbe rivelarsi ancora più alto.
3) Il tasso di disoccupazione in Germania, che si ferma all’8,2 per cento (la metà di quello statunitense e appena un terzo di quello dell’Eurozona – che si attesta al 22,6 per cento) è solo uno dei tanti dati che implicitamente sbeffeggiano il progetto di una reale unione economica europea.
Infine, qualche riflessione doverosa sullo situazione dei giovani italiani: Il rapporto dell’ILO racconta bene la peggiore ingiustizia dei nostri tempi, quella di un paese che non possiede più una trazione generazionale positiva. Il tutto in un contesto, quello europeo, che si involve in posizioni negative per i giovani (abbiamo la classe dirigente e dipendente più vecchia del mondo, subito dopo quella mediorientale, che pure sta attraversando rivoluzioni epocali, vedasi la primavera araba), con picchi preoccupanti proprio nei paesi mediterranei, dove si continuano a generare asimmetrie sociali sempre più profonde tra padri e figli, con i primi garantiti da un patrimonio di debiti e insicurezze dato in pasto ai secondi attraverso le cattive politiche dei Governi. La speranza, gioco forza, resta sempre radicata nel futuro, che però ogni giorno sembra allontanarsi a vantaggio di un passato che proprio non si decide a lasciare spazio al domani.
Link per scaricare il Rapporto: http://www.ilo.org/rome/risorse-informative/per-la-stampa/comunicati-stampa/WCMS_212983/lang–it/index.htm
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