Alla mezzanotte italiana del 31 gennaio 2020 si sono chiusi formalmente i 47 anni di partecipazione della Gran Bretagna nell’Unione Europea. Dal 1° febbraio possiamo dire che è iniziato il periodo transitorio che terminerà il 31 dicembre 2020, stabilito per regolare le relazioni future tra UE e Regno Unito.
Fino alla fine del 2020, quindi, nulla cambia per aziende e cittadini: la normativa e le procedure UE in materia di libera circolazione delle persone, dei servizi, dei capitali e delle merci manterranno la propria vigenza nel Regno Unito.
Nonostante quello che potremmo chiamare rodaggio o periodo preparatorio alla Brexit sia effettivamente durato anni, con atteggiamenti spesso altalenanti da parte del governo inglese, nella persona dei suoi diversi leader, ad oggi in molti settori regna ancora l’incertezza su come effettivamente si svilupperà il post Brexit.
Nell’ attesa, possiamo fare alcune riflessioni sulle quali è bene che gli operatori economici e le aziende mettano la propria attenzione.
In particolare, interessante è il discorso delle aziende interessate da rapporti contrattuali e, ancor di più, di import/export con l’Inghilterra. Quest’ultima è al 5⁰ posto come acquirente di prodotti italiani, ma sale al 3⁰ posto se si esamina solo la fetta di mercato dei prodotti alimentari; proprio in quest’ambito si pongono le maggiori questioni.
Da un sondaggio de IlSole24ore emerge che circa il 91% delle aziende dovrà affrontare almeno una tematica fiscale e il 71% delle aziende operanti sul mercato UK dovrà far fronte a modifiche operative. Sicuramente i settori più coinvolti saranno quelli del consumer market, in quanto la quasi totalità delle aziende operanti in questi settori dovrà affrontare modifiche dell’assetto operativo e costi aggiuntivi dovuti agli adempimenti doganali.
Si dovranno stabilire lo status doganale delle merci che entrano, escono o transitano attraverso il territorio doganale e fiscale dell’Unione e del Regno Unito, e le disposizioni giuridiche applicabili oltre al trattamento adeguato in relazione all’IVA e alle accise.
Si stima che circa 7 aziende su 10 subiranno un aumento sul fronte delle imposte indirette; per esempio, per l’IVA, in assenza di un accordo specifico, le operazioni che ora risultano come cessioni/acquisti di beni intra-Ue saranno sostituiti da cessioni all’esportazione o da importazioni.
La normativa IVA richiede una particolare attenzione. In Italia, il DL 331/1993 istitutivo dell’IVA negli scambi intra-Ue non prevede l’ipotesi di uscita di uno dei Paesi membri dall’Unione Europea, ma ne disciplina solo l’ingresso (Art. 60 del citato DL). Ciò significa che, nel caso in cui, e le premesse sono queste, si realizzerà una hard Brexit, si dovrà tentare di applicare una lettura opposta di questo articolo per cercarne un’applicazione sul piano concreto.
Ciò che è certo è che il primo effetto sarà il ripristino delle barriere doganali, anche fisiche, tra UE e Regno Unito pertanto la movimentazione di beni in partenza dall’Italia e dagli altri Paesi Europei e destinati a UK e viceversa perderanno naturalmente la natura di cessione o acquisti di beni intracomunitari.
Altro aspetto da tenere in considerazione sarà la gestione delle merci in transito e di quelle che verranno ricevute in deposito o in conto lavorazione, ovvero a titolo non definitivo. In particolare, la questione sarà l’attribuzione di una destinazione specifica, sotto la materia doganale, a queste merci provenienti dall’Unione Europea.
In questo periodo transitorio e prima che l’uscita dall’UE di UK venga effettivamente regolamentata in tutti gli aspetti, un consiglio agli operatori economici è certamente quello di evitare la giacenza, in territorio UK, di beni, in deposito o in conto lavorazione, destinati poi a rientrare nel mercato UE.
È inoltre auspicabile la conclusione degli accordi con l’effettuazione di tutte le operazioni ivi compresa la consegna delle merci.
Punto già sollevato dai professionisti del settore sarà la questione delle polizze assicurative e bancarie rilasciate da banche inglesi che, come noto, sono i maggiori operatori che prestano garanzie bancarie e assicurative nell’ambito del commercio internazionale.
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