Emettere bond per finanziare la bonifica della Terra dei Fuochi. La proposta di Luigi De Falco

Luigi De FalcoNel 2014, quando il problema della Terra dei Fuochi esplose in tutta la sua drammaticità a livello nazionale, l’imprenditore Luigi De Falco, Presidente del Gruppo H2biz e fondatore di questa testata, aveva proposto di emettere dei bond per finanziare la bonifica ambientale.

Sono passati due anni, le bonifiche non sono ancora partite per carenza di fondi e la proposta dei “Bond Terra dei Fuochi” torna d’attualità. Abbiamo incontrato Luigi De Falco a Ginevra, a margine dei festeggiamenti per i cinque anni di Outsider News, e gli abbiamo chiesto di spiegarci la sua proposta.

Sono passati due anni dalla sua idea dei “Bond Terra dei Fuochi”. Purtroppo, nulla è cambiato, le bonifica è ancora al palo. Ci descrive nel dettaglio la sua proposta? 
Secondo gli ultimi dati, per la bonifica servirebbero tra i sei e i dieci miliardi di euro, una cifra difficile da reperire nel bilancio statale senza aumentare il livello di tassazione. La mia è una proposta di mercato. Per finanziare la bonifica della terra dei fuochi si potrebbero emettere dei bond ventennali garantiti dallo Stato italiano da collocare sui mercati internazionali ad un tasso interessante per gli investitori, magari di due punti superiore al BTP di pari durata. In questo modo si riuscirebbe a dilazionare nel tempo il costo di bonifica e gli interessi da pagare agli investitori potrebbero essere coperti dalla valorizzazione economica del territorio.  Le terre, una volta bonificate, non devono per forza essere riconvertite a colture agricole, notoriamente a bassa redditività, ma potrebbero diventare dei siti industriali, dei musei, degli alberghi o qualsiasi altra attività economica che produca reddito in grado di pagare gli interessi agli investitori. I bond potrebbero essere emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, che sempre più si sta configurando come un veicolo per stimolare investimenti e che gode di un’elevata credibilità sui mercati. Va da se che in parallelo all’emissione dei bond bisognerebbe indire una gara di appalto internazionale con regole ferree e meccanismi trasparenti per evitare che la bonifica venga gestita dalle stesse imprese che hanno inquinato il territorio.

Chi potrebbe sottoscrivere questi bond?
Se i bond vengono emessi dallo Stato o da un ente pubblico, tutti potrebbero sottoscriverli, anche i piccoli risparmiatori. Magari proprio gli abitanti della Terra dei Fuochi, in modo che la redditività dei bond compensi, in parte, il danno ambientale subito. Una specie di “risarcimento” per chi ha vissuto sulla propria pelle questa tragedia. Se i tassi sono interessanti e se l’emittente è pubblico, possono far gola anche a fondi e investitori internazionali, soprattutto in questa fase di rendimenti bassi.

Secondo lei, la politica potrebbe raccogliere la sua proposta e trasformarla in realtà?
Non sta a me deciderlo. Io sono un imprenditore, ho fatto solo una proposta, tocca alle istituzioni valutarne, se ne hanno voglia, la bontà e agli operatori finanziari la fattibilità. Ma, oltre alla mia, ci sono tante altre proposte interessanti per risolvere il problema della bonifica. L’importante è fare presto perchè quei veleni sono ancora li dove erano stati sotterrati e la gente, purtroppo, continua a morire. Mai come in questo caso la velocità è un fattore determinante, qualunque strada si decida di percorrere.

Informazioni su Marco Blaset 155 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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