Novità nel mondo del trasporto aereo: a partire da quest’anno entra in vigore il Decreto Legislativo n.257 del 30 dicembre, in attuazione alla Direttiva 2008/101/CE, che regolamenta il regime di scambio delle emissioni prodotte dalle compagnie aeree che voleranno da e verso l’Europa.
Con le nuove norme anche le compagnie aeree italiane saranno vincolate ai meccanismi del sistema dell’Emission Trading Scheme (ETS). I vettori aerei saranno pertanto obbligati ad acquistare quote definite come Unità di Emissione (EUA), in proporzione alla quantità di anidride carbonica che genereranno a partire dall’inizio del 2012. Le quote sono emesse dal “Climate Change Control Department” della EU ovvero dalla “United Nation Framework for Climate Change Control (UNFCC). Dopo la loro emissione, le quote sono trattate sui mercati finanziari al pari di ogni altro titolo, secondo meccanismi di valutazione totalmente trasparenti.
Il numero di quote di CO2 (EUA) che la compagnia aerea dovrà acquistare per ciascun volo effettuato corrisponde al prodotto tra le tonnellate di Jet Aviation Fuel bruciate per “ciascuna rotazione“, per il “valore di mercato” dell’inquinamento , per il “coefficiente di 3,15“. Quindi dividendo per il numero di posti di ogni aeromobile, si ottiene la quota di tassa che spetta a ciascun cliente come contributo per l’inquinamento prodotto.
Questa tassa varia in base alla distanza, mentre la differenza d’efficienza energetica dell’aereo influisce in maniera trascurabile. Questo genera dubbi e perplessità nei viaggiatori. Un esempio sugli importi? Per voli da 7 a 8 ore di block time, circa Euro 4,50 circa, voli da 10 a 11 ore di block time, Euro 5,25 circa.
Resta da valutare l’impatto dell’ETS sui bilanci, già magri, delle compagnie aeree e come ed in che misura verrà “rigirata” ai passeggeri.
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