Gas, Siria e nucleare: le “convergenze parallele” di Russia, Iran e Turchia

Lo scorso 4 aprile si sono incontrati ad Ankara il presidente russo, Vladimir Putin, e i suoi omologhi iraniano, Hassan Rouhani, e turco, Recep Tayyip Erdogan. Al centro dei colloqui tra i tre leader c’è stato non solo il futuro della Siria, ma anche il ruolo che gli Stati Uniti hanno nella soluzione dei conflitti regionali.

Questo incontro è avvenuto alla vigilia della decisione che sarà presa a maggio dal Congresso degli Stati Uniti e dal presidente Donald Trump in merito all’accordo sul nucleare iraniano. Gli USA potrebbero decertificare il rispetto dell’intesa da parte iraniana. Tutto questo avviene in un contesto di completa distensione nelle relazioni bilaterali tra Russia e Turchia, che hanno interessi convergenti nel conflitto in Siria. Questo nuovo corso sta accelerando il progetto di realizzazione del Turkish Stream che potrebbe avere un impatto significativo sull’economia regionale.

Iran, Siria e nucleare

I presidenti dei tre paesi si sono impegnati a garantire l’«integrità territoriale» della Siria. Il presidente iraniano, Hassan Rouhani, è stato particolarmente critico nei confronti degli Stati Uniti. La nomina di Mike Pompeo a guida della Segreteria di Stato, e di John Bolton, come nuovo consigliere alla Sicurezza nazionale, hanno duramente minato la futura partecipazione di Washington all’accordo di Vienna sul nucleare iraniano aprendo la strada ad un possibile muro contro muro nei confronti delle autorità iraniane e la potenziale imposizione di nuove e più dure sanzioni contro Teheran. “Gli americani cambiano idea ogni giorno e non sono affidabili”, ha dichiarato Rouhani durante i colloqui di Ankara.

La Casa Bianca ha poi annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di ritirare le proprie truppe dal Nord della Siria. La volontà di un disimpegno dal conflitto in corso era emersa già in seguito all’avvio dell’operazione “Ramoscello di Ulivo” lo scorso 20 gennaio. L’attacco turco contro l’enclave curda di Afrin non aveva trovato alcuna forma di resistenza da parte delle truppe della coalizione internazionale, guidata da Washington e vicina ai curdi siriani, impegnata a combattere contro lo Stato islamico (Isis). L’ipotesi di un ritiro permanente delle truppe USA dal Nord della Siria ha trovato non poche resistenze anche a Washington. Secondo alcuni analisti questa eventualità potrebbe ulteriormente favorire gli interessi russi e iraniani nella regione.

E così, a garantire la centralità iraniana per la stabilizzazione della Siria e il rispetto dell’accordo di Vienna sul nucleare è ancora una volta Mosca. Fin qui Vladimir Putin si è mostrato tra i più integri sostenitori del ruolo iraniano nella regione e della validità dei termini stabiliti dai paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania (P5+1). I colloqui per la stabilizzazione della Siria continueranno ad Astana con la partecipazione dei tre paesi che si sono incontrati al vertice di Ankara. I tre leader si erano già riuniti a Sochi lo scorso novembre. In parallelo si svolgono anche a Ginevra i summit per la soluzione del conflitto e la ricostruzione in Siria. «Non si tratta di colloqui alternativi. Il nostro unico obiettivo è la ricostruzione della Siria», si legge in una nota. In particolare, Iran e Turchia si erano divisi in merito alla figura del presidente siriano Bashar al-Assad, appoggiato dai primi e contrastato da Ankara. Ma le divisioni appaiono superate.

Turchia, Russia e Turkish Stream

Grazie alla nuova intesa sulla Siria, Turchia e Russia stanno rafforzando i loro legami commerciali, dopo anni di tensioni. Il primo effetto è il completamento della prima fase di realizzazione del progetto russo per il gasdotto Turkish Stream. I lavori erano stati bloccati in seguito all’abbattimento del Sukhoi russo Su-24 nell’inverno del 2015, ma sono ripresi dopo l’incontro tra Erdogan e Putin a San Pietroburgo del 9 agosto 2016. Gazprom ha completato la costruzione del tratto marino del gasdotto Turkish Stream nel territorio russo nel 2017. A fine marzo è stata realizzata la prima linea del gasdotto con una capacità di 15,75 miliardi di metri cubi. Mosca è interessata a portare avanti sia il progetto di South Stream sia il Turkish Stream. Furono le autorità bulgare a fermare la realizzazione del South Stream nel dicembre 2014 in seguito alle richieste della Commissione europea in relazione alle restrizioni imposte dal Terzo Pacchetto Energia dell’Unione Europea. Con l’interruzione del passaggio bulgaro, il presidente russo annunciò la realizzazione del Turkish Stream per bypassare i limiti imposti dall’Ue.

Il vertice di Ankara tra Turchia, Iran e Russia ha sancito una volta di più l’asse tra i tre paesi. L’obiettivo, da una parte, è avvantaggiarsi del ruolo che i leader dei tre paesi vicini hanno avuto in Siria e, dall’altra, affermare due risultati strategici essenziali per le tre potenze regionali. Il primo è il rispetto dell’accordo sul nucleare iraniano, osteggiato dagli Usa di Trump; il secondo è il completamento del progetto Turkish Stream, già in fase avanzata di realizzazione.

Nicolo Sartori
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Nicolò Sartori è senior fellow e responsabile del Programma Energia dello IAI (Istituto Affari Internazionali), dove coordina progetti sui temi della sicurezza energetica, con particolare attenzione sulla dimensione esterna della politica energetica italiana ed europea.. La sua attività si concentra in particolare sull’evoluzione delle tecnologie nel settore energetico. Ha lavorato inoltre come Consulente di Facoltà al NATO Defense College di Roma, dove ha svolto ricerche sul ruolo dell’Alleanza Atlantica nelle questioni di sicurezza energetica.

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