I ragazzi della Generazione Z vanno matti per la pizza e le trattorie. E sembrano essere piuttosto attenti a etichette e sostenibilità. La Generazione Z è nel suo massimo splendore. Ma quanto importa agli zoomer, i ragazzi e le ragazze nati e nate tra il 1997 e il 2012, del cibo? E soprattutto: quanto sono disposti a spendere per un pranzo o una cena?
Gen Z e ristoranti
La Gen Z è forse la prima generazione che sembra prendersi veramente a cuore la tematica della sostenibilità, che la sente urgente e ci è cresciuta. Ma non dimentichiamo che è anche una generazione che si ritrova fuori dai fast food a mangiare hamburger sul muretto.
Una ricerca, commissionata da McDonald’s, dice che la Gen Z conosce profondamente il concetto di “transizione ecologica della filiera alimentare”, che gli zoomer si mostrano curiosi in materia, che si mettono sul chi va là quando sentono puzza di greenwashing e che l’81% degli intervistati hanno fiducia nei marchi DOP. Tralasciando il fatto che una multinazionale di fast food commissioni uno studio del genere per fare probabilmente marketing sul greenwashing, in generale sembra che ai ragazzi della generazione zeta importi di mangiare bene.
Tra i pasti preferiti in cui spendere soldi, c’è ovviamente la pizza: secondo questo studio commissionato da Eataly il 16% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni la mangiano anche tre volte a settimana. E poi panini, ma anche le trattorie, che in Italia non mancano mai e offrono alternative piuttosto economiche. Diverso il discorso per gli stellati, che spesso possono mettere a disagio con il loro servizio. Anche se ci sono stati chef, come la romana Cristina Bowerman, che per incentivare i giovanissimi a provare questa esperienza, ha proposto dei menu degustazione a pranzo a prezzi molto calmierati.
Dopo aver letto qualche dato e qualche ricerca in giro, ho deciso di chiedere ai diretti interessati cosa mangiano fuori e soprattutto quanto sono disposti a spendere per un pasto al ristorante.
Giorgia* e Gianmarco*, 20 anni e 22 anni, studentessa e meccanico
“Degli chef in tv non me ne frega niente. Quando compaiono cambio canale. E poi ti fanno mangiare quelle cagate, mille volte meglio il Mc”.
Sotto casa ho due mondi paralleli: una trattoria romana segnalata dalla guida alle Osterie di Slow Food e un Mc Donald’s. Sì, se apro la finestra c’è odore di patatine fritte. Ho pensato che il fast food, sempre pieno di zoomer, fosse il luogo perfetto per sapere cosa gli importa del cibo. Dopo aver ordinato due hamburger (che sono il mio guilty pleasure assoluto) mi sono avvicinato a una coppietta che stava chiaramente facendo un appuntamento a colpi di Big Mac e Mc Nuggets. E gli chiedo qual è la loro visione di un pasto e del mondo della cucina.
”Io mi devo abbottare quando mangio,” mi dice Giorgia. Abbottare aka saziare. “A volte mi piace cucinare, ma con quello che trovo nel frigo. E guardo le ricette su internet, a volte video ma mi annoio, quindi leggo più o meno cosa fare e lo faccio.” Sulla questione chef stellati e chef della tv, attacca Gianmarco: “Degli chef in tv non me ne frega niente. Quando compaiono cambio canale. E poi ti fanno mangiare quelle cagate, mille volte meglio il Mc.”
Chiude Giorgia: “Diciamo che secondo me bisogna spendere poco e saziarsi, ma anche nella spesa per casa”.”
Laila, 22 anni, cantante
“Mi piacciono sia i posti fighetti che la trattoria. Basta che sia o un o l’altro, non mi piacciono quei posti che sono una via di mezzo. La spesa media che faccio in un locale qui a Milano penso sia sui 30 euro.”
Laila Al Habash è una cantante del 1998 di origine romana e palestinese (sta anche per uscire con il suo primo disco) e rappresenta in pieno quella parte di generazione Z che ci tiene tanto al vivere bene, quanto alle tematiche ambientali e di sostenibilità. “Il cibo mi interessa molto, ma anche la cucina”, mi racconta Laila. “Penso sia una delle forme principali per esprimere amore e gioia alle persone. Mi piace cucinare, cucino tantissimo e soprattutto le verdure: mi mangerei solo quelle.”
Mi racconta che non le piace andare al supermercato, “e quando vado sto sempre le ore a leggere le etichette.” È la perfetta incarnazione del fatto che le nuove generazioni tengono sempre più, nel loro piccolo, alla sostenibilità e alla consapevolezza di quello che stanno per ingerire.
“Non vado al mercato, però uso quei servizi di delivery che ti portano a casa la verdura dei contadini. Mi piace che sia buona.” Come la roba cucinata, lo stesso discorso vale per i ristoranti e i locali: “Mi piacciono sia i posti fighetti che la trattoria. Basta che sia o un o l’altro, non mi piacciono quei posti che sono una via di mezzo. La spesa media che faccio in un locale qui a Milano penso sia sui 30 euro. E credo che il massimo che abbia speso sia stato sui 50 euro. Non è tantissimo, ma mi muovo in base al mio portafogli ovviamente”.
Daniele*, 19 anni, studente
“Forse 15 euro è la spesa media, mentre un volta sono andato in un ristorante abbastanza famoso e ho speso da solo 73 euro. Me lo ricordo perché non me l’aspettavo”.
“A me piace proprio mangiare fuori, mi piace spendere soldi per mangiare e bere fuori,” mi dice Daniele, un ragazzo che stava da solo in un cocktail bar fighetto da 15 euro a drink. “Mi piace uscire anche da solo e guardarmi tutte le recensioni possibili prima di prenotare e andare in un posto”. Daniele mi racconta che è uno studente fuori sede e che quindi stare fuori o ordinare da mangiare serve a sopperire il fatto di non sapere cucinare quasi niente. “Di solito prendo della pizza.
Altrimenti mi piacciono le trattorie e ogni tanto dei posti un po’ più fighetti, ma quando esco da solo, ai miei amici non interessa molto. Il conto medio cerco di tenerlo basso, magari prendendo solo un piatto di pasta, che non costa tanto. Forse 15 euro è la spesa media, mentre un volta sono andato in un ristorante abbastanza famoso e ho speso da solo 73 euro. Me lo ricordo perché non me l’aspettavo.”
Bnkr44, dai 20 ai 23 anni, artisti
“Spendiamo sui 10 euro, quasi mai di più. Ma appunto mangiamo panini, pizze, cose così. E poi da queste parti non costa tanto mangiare. Forse il massimo che abbiamo speso è stato 20 euro per del sushi”.
Un po’ per caso, un po’ perché non è mica facile trovare degli zoomer andando in giro per strada senza sembrare un pazzo completo, mi sono ritrovato a contattare diversi cantanti/artisti. Forse avevo l’idea che ci fosse un po’ un prima e un dopo aver fatto due soldi: in stile Una Poltrona Per Due, diciamo (occhio, zoomer, riferimento smaccatamente millennial).
Tra le persone che ho sentito c’è comunque un collettivo di ragazzi che cantano, producono, insomma fanno un sacco di cose in maniera non lineare e senza schemi. I Bnkrr44, che si chiamano così perché si chiudono a lavorare in un bunker a Empoli.
“Io sinceramente mangio perché è una necessità”, mi dice Caph, che è del ‘98. “Ogni tanto mi piace mangiare a modo eh, ma più come concetto di tempo, di mangiare per un lungo tempo. Per il resto Burger King, pizza e panini. Burger King perché i panini sembrano almeno fatti da esseri umani e non da macchine.” Insieme a lui al telefono c’era Jack, producer, aka JxN, che su Instagram ha addirittura scritto chef. “A me piace mangiare lento, ragionare sul cibo, sui colori, è una grande ispirazione per me,” mi racconta. “In realtà non so cucinare ma mi piace mangiare molto le nostre cose tradizionali toscane, mangiare di terra: salami, salumi, tartufi. Non faccio caso se gli ingredienti sono buoni, mi piace mangiare e basta.” A questo punto interviene Gherardo, aka geray0 e mi chiarisce quanto spendono in genere: “Spendiamo sui 10 euro, quasi mai di più. Ma appunto mangiamo panini, pizze, cose così. E poi da queste parti non costa tanto mangiare. Forse il massimo che abbiamo speso è stato 20 euro per del sushi.”
”Insomma non siamo sommelier: anche per il vino si prende il Morellino a 4 euro. Poi ci sono capitati dei posti un po’ più fighetti, ma mai che abbiamo pagato di tasca nostra.”
Tommaso, presentatore tv e content creator, 21 anni
“I ristoranti stellati o comunque fine dining, per esempio da quando ci sono andato la prima volta mi è cambiata la concezione: ho capito la differenza tra percorso gastronomico e semplice cena“.
Se da una parte avevo sentito dei cantanti, ho pensato che sentire la campana di un content creator mi avrebbe fatto bene. Tommaso Cassissa ha un canale Youtube dove sostanzialmente fa ridere le persone e un account Instagram da oltre 1 milione di follower. Cosa che secondo me crea un bel prima e dopo. “Io penso che la mia generazione sia molto attenta al cibo, ci tiene a quello che ingerisce, si documenta”, mi dice Tommaso.
”Io personalmente non ho mai guardato la provenienza, la qualità, anche se adesso che vivo solo per l’università e mi cucino sono più consapevole. Vado per sentito dire, no? Linee guida, diversificare, ecc”
Con Tommaso era interessante capire, appunto, cosa è cambiato nei confronti del mangiare fuori prima e dopo essere diventato famoso. “I ristoranti stellati o comunque fine dining, per esempio da quando ci sono andato la prima volta mi è cambiata la concezione: ho capito la differenza tra percorso gastronomico e semplice cena.” Tra panino, trattoria e stellato, la scelta ricade quasi sempre sui primi due, mi racconta, ma ogni tanto una cena gourmet ci sta. “Sono andato una volta di mia spontanea volontà per l’anniversario con la mia ragazza, a Noli in Liguria. E ho speso abbastanza diciamo, ma era normale, mi sentivo di pagare l’esperienza in sé.
Poi da quando faccio questo lavoro ammetto di aver scoperto un sacco di cose nuove. Sia dal punto di vista della qualità che della quantità: spesso vado in grossi buffet dove non c’è qualità. Ma è gratis e lo apprezzo sempre, da buon genovese.”
Cristina*, studentessa, 21 anni
“Al momento va benissimo la trattoria dove spendo 15-20 euro al massimo. Forse il massimo che ho speso saranno stati 45 euro a testa vicino al Pantheon a Roma, ma ha pagato mamma”.
Cristina ha 21 anni e si è appena trasferita a Roma dall’Ucraina. Mi segue su Instagram e spesso mi chiede dei consigli su dove andare a mangiare soprattutto cose romane. Così stavolta le ho chiesto io che rapporto avesse col cibo e con l’uscire fuori a cena. “Io sono felicissima di essere venuta a vivere dove cibo e bere sono praticamente una religione,” mi dice Cristina. “Amo mangiare, è proprio un piacere. E in genere vado quasi sempre in trattoria. Mi piace l’atmosfera. Secondo me non è una questione di quanti soldi spendi, ma solo se ti trovi bene in un posto.” Anche a Cristina piace cucinare, soprattutto dolci e sta attenta elle etichette. “Cucinare mi rilassa. Mi piace comprare le cose buone, starci attenta. Ora da studentessa cerco di risparmiare, ma mi piacerebbe spendere soldi in un bel ristorante. Al momento va benissimo la trattoria dove spendo 15-20 euro al massimo. Forse il massimo che ho speso saranno stati 45 euro a testa vicino al Pantheon a Roma, ma ha pagato mamma.”
*i cognomi sono stati omessi per la privacy
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