L’Unione Europea ha deciso lo stop alla vendita di auto e furgoni a benzina e diesel entro il 2035. Largo ai motori elettrici, dunque, per cercare di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 – rispetto ai livelli del 1990 – e di raggiungere la neutralità climatica nel 2050. In realtà, la strada è ancora lunga.
Ritardi, costi alti, difficoltà di ricarica e di smaltimento
La case automobilistiche europee sono preoccupate perchè rischiano di distruggere il khow how accumulato in tanti anni di produzione di motori termici in favore di una tecnologia (l’elettrico) che è in buona parte cinese. Possiamo permetterci il lusso di dipendere dalla Cina che controlla l’80% delle materie prime necessarie per costruire le batterie?
La maggior parte dei fornitori dell’indotto automotive sta incontrando difficoltà a convertire la produzione verso la componentistica per le auto elettriche, dati gli alti investimenti e le economie di scala richiesti.
I prezzi delle auto full electric sono ancora troppo alti e in molti paesi manca una rete capillare di colonnine di ricarica. L’Italia sta cercando di accelerare sulle colonnine ma siamo ben lontani dagli obiettivi prefissati e la scadenza del 2035 incombe come un macigno.
Come, dove e a che costo saranno smaltite le batterie? A questa domanda dovranno rispondere le istituzioni e dovranno farlo a breve perchè il rischio è perdere nella fase di smaltimento tutto il vantaggio in termini di minor inquinamento garantito dai motori elettrici.
L’alternativa dei carburanti sintetici e la proposta tedesca
Per la prima volta è stata messa in discussione la scelta a favore della motorizzazione 100% elettrica. La Commissione europea, infatti, ha accolto la proposta della Germania, sostenuta anche dal nostro Paese, che aveva chiesto che dal 2035 venissero immatricolati soltanto veicoli “che utilizzano combustibili climaticamente neutri”. In sostanza, viene prevista la possibilità di considerare un futuro via libera alle tecnologie alternative come carburanti sintetici se saranno capaci, nelle loro future evoluzioni, di raggiungere la completa eliminazione delle emissioni di gas serra.
Nel 2026 la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e potrà riesaminare tali obiettivi “tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa”.
I carburanti sintetici sono la soluzione?
Al momento, la possibilità di consentire l’uso di carburanti sintetici sembra non aver accontentato pienamente nessuno. Né, come detto, chi avrebbe preferito un rinvio diretto al 2040 e nemmeno chi ritiene l’accordo insufficiente per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. Basti pensare che Greenpeace aveva chiesto il phase-out al 2028, stimando un risparmio di 51 milioni di tonnellate di petrolio, 162 milioni di tonnellate di CO2 e 66 miliardi di euro per l’Italia.
Ora si aprono nuovi margini di trattativa. Ma i carburanti sintetici e i motori ibridi plug-in sono davvero amici dell’ambiente? Le risposte a questa domanda sono molteplici e non tutte, come ovvio, vanno nella stessa direzione.
Innanzitutto, di cosa stiamo parlando. Si tratta di carburanti prodotti in laboratorio, che si ottengono dalla fusione di anidride carbonica ed idrogeno (i più primitivi) o mediante elettrolisi. È quest’ultimo processo che – non richiedendo utilizzo di petrolio o carbone – sta generando le maggiori aspettative. In sostanza, si scinde l’idrogeno presente nell’acqua dall’ossigeno e lo si combina con la CO2 presente nell’aria per produrre carburante liquido.
Chi sostiene questa soluzione – ci sono grandi nomi come Bosch e Porsche, oltre alla lobby FuelsEurope – ne evidenzia alcuni vantaggi fondamentali. Il primo: i carburanti sintetici ottenuti mediante elettrolisi non producono emissioni nocive. Chiaramente, ad oggi, tutti questi processi hanno bisogno di energia elettrica e, di conseguenza, non è possibile produrli del tutto senza emissioni. Produrre carburanti sintetici tramite energia ottenuta esclusivamente da fonti rinnovabili sarebbe la soluzione per abbattere le emissioni.
Inoltre, si sottolinea la possibilità di risparmiare sull’adeguamento degli impianti, dei motori e delle infrastrutture (tesi che viene smentita da chi sostiene la necessità di costruire nuovi e costosi impianti per i carburanti sintetici). Utilizzando esclusivamente elettricità proveniente da fonti rinnovabili poi, non ci sarebbero problemi di approvvigionamento delle materie prime.
Al momento però, il vero punto dolente è il costo. Prevedendo una produzione su larga scala, si auspica di poter portare il costo del carburante sintetico in media 1 euro/l entro il 2050. Una stima che non tiene conto però di eventuali accise sul carburante.
Le tesi contrarie ai carburanti sintetici
C’è anche chi pensa che i carburanti sintetici non siano affatto una soluzione praticabile. Del resto, come detto, lo stesso vicepresidente Ue Timmermans non ritiene al momento i carburanti sintetici “una possibilità realistica, per via dei costi proibitivi“.
Anche i dati presentati da uno studio dell’istituto IFP Energies Nouvelles, realizzato per conto della Transport & Environment Italia, non sembrano fornire previsioni confortanti sugli e-fuel. Il responso? “Chimicamente simili alla benzina e al gasolio e costosi da produrre, (i carburanti sintetici) non alleviano affatto i problemi di inquinamento delle città”.
I test di laboratorio condotti da IFP hanno simulato la guida nel mondo reale per misurare le emissioni di diversi tipi di e-Fuel sull’intero ciclo di vita di una Mercedes Classe A A180, confrontandole con quelle rilasciate dalla stessa auto a benzina E10 EU standard.
Nonostante in tutti i test si sia osservata una sostanziale diminuzione delle emissioni di particolato (non eliminazione) e di idrocarburi, i combustibili sintetici hanno mostrato di emettere la stessa quantità di inquinanti da NOx dei combustibili fossili. Non solo: le emissioni di monossido di carbonio tossico e ammoniaca erano molto elevate in alcune miscele di e-petrol.
Considerazioni finali
Se considerassimo un’auto alimentata solo da combustibili sintetici prodotti utilizzando al 100% energia rinnovabile – ipotesi, come appena visto, al momento impensabile – l’auto produrrebbe nell’intero ciclo di vita l’82% di emissioni di CO2 in meno rispetto a un’auto a benzina tradizionale. Restando comunque più impattante di un’auto elettrica a batteria alimentata al 100% con energia rinnovabile, principalmente a causa della bassa efficienza associata al processo produttivo.
Il mercato sta chiaramente andando verso l’elettrificazione, ma questo non significa che i carburanti sintetici non possano giocare un ruolo importante. La tecnologia evolve rapidamente e già all’inizio del prossimo anno alcune delle criticità dei carburanti sintetici potrebbero essere state risolte.
Al momento però, per ogni nuova valutazione, tutto rimandato al 2026.
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