I costi del corteggiamento a confronto con galateo e tempi moderni: chi paga?

corteggiamentoUn aspetto imbarazzante tipico del primo appuntamento e  della successiva, possibile o probabile frequentazione, è: chi e come si sobbarca i costi del corteggiamento. Il retaggio culturale, che ben solidalizza con il Galateo,  non pone alcuna alternativa: i conti sono a carico dell’uomo.

Alcune donne insorgono affermando  che questa “imposizione sociale” aveva senso nei tempi in cui le donne non lavoravano o guadagnavano molto poco, ovvero un comportamento volto a ”fare di necessità virtù”, imputando alla galanteria il sopperire all’indigenza di lei, evitandole la palese umiliazione. E’ pur vero che anche le signorine provenienti  da buona famiglia, pertanto benestanti, si attenevano alle citate usanze. Per contro, altrettante donne, pur economicamente indipendenti, rivendicano il piacere della cavalleria, sino a criticare aspramente l’uomo che negozia, ovvero che propone “chi paga cosa”.

Personalmente, pur economicamente indipendente, propendo per la tradizione, ma reputo che al “chi paga cosa”, si debba aggiungere un “come” oltre al non  considerare “lui” alla stregua di un bancomat inesauribile. Non tutti gli uomini dispongono di capitali infiniti ed il tatto di “lei” credo possa e debba sopperire all’eventuali ristrettezze di “lui”. E’ pur vero che molti uomini si sentono umiliati nel consentire alla donna di pagare il conto dell’albergo o ristorante che sia. Per questo conferisco assoluto potere al “come”.

Il “come”, dettato dalla sensibilità individuale, dovrebbe divenire uno stile di frequentazione complice e, soprattutto, minimizzante verso tutto quello che non è possibile avere, in favore di una disinibita e reciproca esternazione dell’essere.

Se è incontestabile che il classico schema culturale associa un lui facoltoso e potente ad una lei bella ed affascinante, è pur altrettanto ovvio adeguarsi all’evidenza  dell’eterogenia.

In funzione della consapevolezza che lo standard del tenore di vita possibile non è esclusivamente elevato, nei casi in cui tra due persone vi sia un constatabile dislivello socioeconomico, ritengo indispensabile verificare obiettivamente, scevri da buonismo da parte del più abbiente e da eccessivo orgoglio  dal canto del più disagiato, se questo fattore è superabile o bloccante.

So bene che qualcuno potrebbe asserire che se ci si ama queste cose non contano. Tuttavia, se il mio lato romantico è assolutamente condiscendente, quello razionale mi esorta a contrastanti riflessioni. Penso, ad esempio, al disagio di  un lui “socialmente importante”, contestualizzandolo in un ristorante raffinato, accompagnato da una donna carina, ma inelegante nel vestire e naif nel modo di porsi.

Richard Gere in Pretty Woman, è un esempio eclatante, ma non dimentichiamoci che inizialmente lei, Giulia Roberts, era una professionista, pagata per accondiscendere ai desideri di lui.  Certamente, per quanto riguarda il look, la signorilità di lui può sopperire porgendole uno splendido pacco dono contenente un vestito completo di accessori, esclamando ammirato “tesoro sei stupenda e non vedo l’ora che tu possa indossare questo abito che su di te mi farebbe impazzire. Vorresti metterlo per me questa sera?” Se lei accetta di buon grado, e non per occasionale opportunismo, è per lui possibile proseguire aiutandola nella crescita non solo estetica, ma…  qualora lei rifiutasse? “Cenerentola”, povera, ma intelligente ed orgogliosa, potrebbe non gradire la dietrologia intrinseca nella generosità di lui e, percependosi inadeguata, non accettare la forzatura.  Dubito che lui sia disponibile alle inevitabili future mortificazioni altrui.

E quando è la donna bella, ricca e potente ad innamorarsi di un uomo modesto?  Per quanto lei possa essere animata dalle migliori intenzioni, l’orgoglio maschile, costantemente sottoposto ad imbarazzo costrittivo di fronte al di lei disinvolto pagamento di ogni conto, non credo impiegherebbe molto nel manifestarsi,   rigettando così, la situazione, dunque lei, oltre ai cadeaux donatigli non solo per amore.

E’ evidente che il problema del “chi paga cosa” si delinea ben più ricco di sfaccettature rispetto a quanto possa apparire, tuttavia se è vero che “al cuor non si comanda”, credo che offrirsi una possibilità sia irrinunciabile, non fosse altro che per non avere in seguito rimpianti.

Penso che almeno per la fase iniziale della reciproca conoscenza, lei debba lasciare a lui la scelta del ristorante e/o dell’albergo, suggerendo celatamente le sue abitudini/desideri. Se lui è attento e tiene a lei, farà in modo di non deluderla. Escludibili imposizioni pretenziose, così come richieste misere: entrambe lo umilierebbero. Ad esempio, lei può esternare il desiderio di consumare la colazione a letto, senza imporre il numero delle stelle dell’albergo… E’ implicito che questo servizio non è proprio di un ambiente scadente. Idem per quanto concerne il ristorante: preferisco la carne al  pesce, ad esempio, non implica il livello del ristorante, bensì solo la tipologia della cucina.

Nel caso si decida di trascorrere un primo fine settimana insieme, galateo e condizioni economiche di lui a parte, ritengo sia apprezzabile agli occhi di un uomo che al ristorante,  lei, in un momento non sospetto, con la più femminile delle scuse, leggi incipriarsi il naso, si rechi alla cassa e lasci la propria carta di credito. Al momento in cui lui chiederà il conto al cameriere, sarà l’ eloquente sorriso di lei…  ad essere impagabile.

Bandite volgari negoziazioni sulla suddivisione del conto! Squallide le richieste di “fifty fifty” da parte di lui. I tempi moderni non sono un pretesto valido per venire meno all’eleganza. Se due persone sono garbate e non profittatrici, non hanno bisogno di ricorrere a desolanti puntualizzazioni.

Daniela Cavallini
Informazioni su Daniela Cavallini 10 Articoli
Scrittrice formatrice e pittrice. Gestisce la rubrica “Legge di Attrazione” per il quotidiano on line Lavoce.be

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