Quando mi chiedono “cosa ti seduce in un uomo?”, la mia risposta è sempre la stessa: “la sua personalità”. Detto fra sole donne, seppur compite, di tanto in tanto non tralasciamo commenti allusivi alla prestanza fisica maschile e, pur concordando che un uomo fisicamente attraente sia decisamente apprezzabile, io sostengo che la sua personalità sia di gran lunga più importante.
Dalla personalità di un uomo comprendiamo il suo stile di vita e i suoi pensieri più reconditi. In un uomo, ammiro l’innata eleganza che traspare in ogni suo comportamento, se si muove con garbo per esempio. Il suo abbigliamento è accurato ed adeguato per ogni occasione. Lo sguardo vivace che esprime interesse, ammirazione e mai volgare osservazione. Il suo tocco è solo uno sfioramento, eppur così avvolgente. Colto ed informato, talvolta addirittura eccelle, ma non ostenta. Il suo tono di voce è caldo, suadente e mai sguaiato. E’ aperto e disponibile al dialogo ed al confronto. Padroneggia la retorica. Sostiene le proprie idee argomentando con eloquenza scevra da turpiloquio. Non critica alcuno e quando infastidito, composto si congeda. E visto che siamo in tema di seduzione, come non immaginarlo un disinibito, ma raffinato amante?
La seduzione, è una dote innata, non si acquisisce, la si emana a prescindere. Tuttavia, come ho detto, la si esprime anche attraverso comportamenti soggettivi, percepibili ed apprezzabili in funzione della sensibilità altrui.
E’ pur vero che l’accezione “Seduzione”, dal latino seducere, cioè attrarre a sé, detiene un significato poliedrico, se non addirittura ambiguo. Puo’ infatti riferirsi alla capacità positiva di suscitare attrazione, catturare interesse, attenzione, affetto, amore, oppure al potere negativo di circuire per trarre in inganno.
Al tempo stesso, il seduttore, può orientare il suo potere attraente verso obiettivi etici, o truffaldini, come per esempio, attrarre a sé la donna che realmente ama o sposarla solo per la sua ricca dote. Ovviamente il concetto è declinabile anche al femminile.
Tendenzialmente colleghiamo il termine “seduzione” alla sfera sessuale, ma tale associazione è riduttiva.
“Seduttore” è anche il relatore, sia esso politico, manager o venditore, che, parlando in pubblico, catalizza l’attenzione e persuade la platea, contrariamente all’oratore “anonimo” che addormenta.
Il classico esempio, è riferito al personaggio politico che si rivolge ai media ottenendo o meno il consenso, al manager aziendale che, da vero leader, approccia i collaboratori motivandoli, in contrapposizione al “capo” che nulla può, se non esercitando la sua autorità, che ben poco ha a che fare con l’autorevolezza. L’autorevolezza è anch’essa seducente. Soventemente ed impropriamente, la voce “seduzione” è abusata, tanto dall’ essere confusa con la “parente povera”, detta “seduttività”, che nulla emana, ma si palesa con atteggiamenti non propri, bensì acquisiti.
La persona seducente effonde fascino, è spontanea e non si “atteggia”. Come ho citato, tale dote é riscontrabile per esempio nei leader di successo, siano essi manager, politici, imprenditori, oltrechè sapientemente sfoggiata dai grandi amatori. Purtroppo, è altrettanto noto quanto un individuo, parimenti dotato, possa risultare ingannevole, talvolta perverso e coercitivo, esercitando questo suo “potere naturale” sulle persone deboli, danneggiandole sia psicologicamente che economicamente a seconda dei casi. Sedurre, è un “un modo di essere”, esercitabile in ogni ambito.
Rilevante è il prezioso distinguo fra persone seducenti e seduttive. Le prime sono realmente affascinanti, sono spontanee, possiedono autostima, manifestano le loro caratteristiche consapevoli del loro valore. Viceversa, le persone seduttive, mettono in pratica comportamenti indicati da alcune tecniche, atte al solo apparire, divenendo così inevitabilmente artefatte, talvolta persino la grottesca caricatura di se stesse.
Nel campo della seduzione amorosa/sessuale, non condivido l’esortazione all’utilizzo di tattiche designate all’apprendimento per “conquistare il partner”, cioè quelle preposte al corteggiamento “con successo assicurato”. In amore, non credo ad alcuno stratagemma (attraiamo le persone allineate alle nostre vibrazioni) tuttavia, quand’anche funzionasse, trovo sia una minaccia per l’autostima ricorrere all’apprendimento di una strategia per suscitare desiderio. Vale a dire “non sono ‘abbastanza’ per essere desiderata/o!”. Inoltre, fattore ben lungi dall’essere secondario, insinua nell’ “allievo” il tarlo della manipolazione affettiva.
Come sempre, un articolo ben scritto e che – attenendomi all’oggetto dello stesso – catalizza, attrae fino all’ultima parola.
Brava Daniela Cavallini, leggerti è sempre molto gradevole.