Dopo la riapertura post lockdown delle attività si sente sempre più spesso parlare di contenzioso. Il termine generico contenzioso abbraccia in realtà moltissime branche del diritto, ognuna con alcune caratterizzazioni e conseguenze specifiche causate dalla pandemia.
Per prima cosa, va distinto il contenzioso per responsabilità medica che, come immaginabile, sta vedendo un picco di interesse da parte dei parenti o dei soggetti che hanno visto la loro salute danneggiata da presunte responsabilità medico-sanitarie. Questa specifica area del diritto si sta comportando in maniera assolutamente opposta rispetto al resto del contenzioso.
Infatti, in ambito civile, è stato registrato un fortissimo abbattimento del contenzioso con una maggiore predisposizione delle parti litigiose alla mediazione.
Questa valutazione è stata dettata, tra i vari fattori, anche dai tempi del contenzioso, notoriamente in Italia già piuttosto lunghi ed ancora più incerti oggi che il distanziamento sociale impone una programmazione delle udienze molto più diluita: a fronte delle 50 udienze presenti sui ruoli in epoca pre-Covid, oggi le udienze vengono fissate sia su strumenti telematici, che permettono la partecipazione a distanza, sia in tribunale, ma con un carico sul ruolo molto più leggero.
Gli esperti, tra cui testate di prestigio come Il Sole 24 Ore, hanno preso in esame proprio la riduzione del contenzioso, con l’attenzione maggiore delle parti ad un approccio mirato a quelle che vengono definite Alternative Dispute Resolution (ADR). Queste forme di risoluzione delle liti sono sistemi alternativi alle cause giudiziali e vedono il tentativo di incontro delle parti su una soluzione mediana rispetto alle pretese di ciascuno.
Oggi, l’opportunità di ricorrere ad uno strumento del genere, pur rinunciando a parte dei propri diritti e delle proprie pretese, è da valutare non solo dal punto di vista delle tempistiche, certamente più ridotte con mediazioni ed arbitrati, ma anche da quello dell’esito maggiormente certo di questi strumenti – soprattutto la mediazione.
È infatti fuor di dubbio che la possibilità di avere una sentenza positiva e non riuscire a recuperare il proprio credito, ovvero ad eseguire il titolo in proprio favore, quando la sentenza diverrà definitiva, è oggi sempre più attuale.
Ultimo capitolo è quello del contenzioso tributario: come noto, in pieno lockdown, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate aveva annunciato la notifica di ben 8 milioni di cartelle ad altrettanti soggetti contribuenti. I decreti che si sono succeduti hanno provveduto ad effettuare delle sospensioni e dei rinvii dei termini proprio per evitare un impatto economico-finanziario importante sulle aziende, già gravate e decisamente provate, sotto il profilo della cassa, dalle forzate chiusure.
Mentre in ambito tributario la risorsa a disposizione del contribuente, una volta notificati gli avvisi o le cartelle, sarà certamente l’opposizione in sede contenziosa e quindi dinanzi alle competenti Commissioni Tributarie, per l’ambito civile è, a mio avviso, preferibile una via conciliativa.
A fronte dell’atteso aumento dei contenziosi, già al momento attuale concretamente verificatosi per gli adempimenti sia nei contratti commerciali che in quelli immobiliari, con particolare riferimento alle locazioni, le strade da percorrere, in alternativa alla classica soluzione litigiosa in tribunale, sono la negoziazione e la mediazione. Entrambe portano a mitigare le proprie richieste con la prospettiva di una più rapida soluzione ed un contenimento non solo dei tempi ma anche dei costi.
Anche in queste ultime due ipotesi, tuttavia, sarà centrale il ruolo di avvocati e professionisti per non perdere potere contrattuale nelle trattative, rischiando quindi di vedere non accolte le proprie ragioni perché fondate su motivazioni personali che, pur se validissime, devono trovare forza e conforto in profili giuridici ineccepibili per poter vedere il loro accoglimento.