È un “progetto impossibile”. Due parole che Florian Klaps, biologo austriaco appassionato di macchine fotografiche, si è sentito pronunciare centinaia di volte, da amici e conoscenti.
E in effetti il progetto di Florian, che già da tempo aveva lasciato il suo campo per seguire la sua passione lavorando per la compagnia viennese Lomography, era tutt’altro che semplice. Perché si trattava di far rinascere la Polaroid, l’iconica macchina fotografica istantanea nell’epoca delle camere digitali e degli smartphone.
Infatti la compagnia Polaroid, fondata nel 1937 a Minnentonka (nello stato del Minnesota), aveva chiuso i battenti nel 2001, dichiarando bancarotta dopo 64 anni di storia. Battuta da competitor come Nikon e Minolta nella corsa al mercato delle macchine fotografiche digitali, la bancarotta sembrava avesse scritto la parola fine su un’azienda che, negli anni d’oro, aveva raggiunto oltre 21mila dipendenti (era il 1978) e fatturati da 3 miliardi di dollari l’anno (nel 1991, solo dieci anni prima del fallimento).
I PRIMI PASSI: UNSALEABLE.COM
Ma è proprio dalle parole del fondatore della Polaroid Edwin H. Land, che Klaps prende inizialmente ispirazione per rendere possibile l’impossibile. “Non intraprendere un progetto a meno che non sia manifestamente importante e quasi impossibile”, amava ripetere lo scienziato e inventore americano che a inizio anni Trenta aveva sviluppato la tecnologia che di lì a poco avrebbe cambiato la fotografia.
Senza perdersi d’animo, dunque, Florian Klaps procede per gradi. La sua prima mossa è di acquistare tutte le pellicole Polaroid invendute. Poi, confidando nella nicchia di nostalgici e amanti del vintage, nel 2005 crea una sua piattaforma di e-commerce, per commercializzare le pellicole di cui aveva ormai il monopolio. Con un certo senso dell’ironia, la piattaforma viene chiamata Unsaleable.com. Invendibili, appunto.
O almeno era questo ciò che la gente credeva. Perché invece, con Unsealable, Klaps trova un suo mercato e una domanda, in costante crescita, per i vecchi prodotti della Polaroid. Assieme alle pellicole (rivendute a un prezzo doppio rispetto a quello d’acquisto), la piattaforma di Unsealable (poi ribattezzata PolaPremium), mette in vendita le originali fotocamere Polaroid che Klaps acquista su Ebay e che lui stesso ricondiziona.
Il successo è così veloce che Klaps prende fiducia e decide di approcciare direttamente i responsabili della “nuova” Polaroid Corporation, compagnia nata dalle ceneri della vecchia, per convincerli a rilanciare le vendite con una strategia di e-commerce basata sui social media. Un buco nell’acqua. “Mi hanno risposto ‘se davvero credi in questa m****, puoi diventare uno dei nostro distributori’”, ha raccontato Klaps a Bloomberg BusinessWeek.
L’IMPOSSIBLE PROJECT DIVENTA REALTÀ
Non passerà molto tempo, però, prima che i nodi vengano al pettine. Nel 2008 anche la “nuova” Polaroid Corporation entra in liquidazione, chiudendo l’ultimo stabilimento produttivo rimasto, quello di Enschede, in Olanda.
A quel punto Klaps vede l’opportunità per realizzare il suo progetto, e racimola 180mila euro per comprare i macchinari usati per produrre le Polaroid, chiudendo un accordo con il proprietario della fabbrica per subentrare al contratto d’affitto. È un passo importante, ma non sufficiente per le ambizioni di Florian. Che così investe un milione di euro per comprare tutte le vecchie pellicole Polaroid ancora in circolazione, che vende per finanziare il rinnovamento dell’impianto per un investimento totale di 4 milioni. È insomma il momento di lanciare il suo Impossible Project.
La nuova compagnia di Klaps recupera tutte le professionalità ancora disponibili legate alla vecchia Polaroid. Come André Bosman, ingegnere con alle spalle trent’anni di storia nella Polaroid, e Stephen Herchen, oggi Chief Technology Officer.
Insomma, nel 2008, un team di sole cinque persone si trova così di fronte a un problema non da poco: ma come si fanno le Polaroid? Infatti, Klaps aveva acquistato solamente gli impianti, non i brevetti della vecchia compagnia. In particolare, produrre la pellicola utilizzata dalla macchina è un processo delicato, da realizzare completamente al buio, che richiede conoscenze approfondite di chimica e fisica.
La fabbrica di Enschede, invece, rappresentava solamente uno dei momenti finali di questa produzione, limitandosi a mettere insieme componenti provenienti da altri stabilimenti sparsi per il mondo, dal Messico al Massachusetts.
Il team inizia così un difficile processo di reverse engineering, partendo dalle macchine in loro possesso, analizzarle per capirne il funzionamento e riprodurlo. Si rendono presto conto che per sviluppare una pellicola Polaroid c’era necessità di una serie di componenti, come tinture e polimeri, ormai dismessi o proibiti per ragioni ambientali.
Così il team di Impossible Project deve accontentarsi di sviluppare una formula più semplice, una pellicola sperimentale che sviluppa solamente in bianco e nero, e che debutta due anni dopo, nel marzo 2010, a New York. La nuova pellicola ha però numerosi problemi. Alcune legati alla stabilità delle immagini impressevi, alcuni al contrasto troppo basso, senza contare macchie o chiazze.
A questo punto, la compagnia dove iniziare a offrire istruzioni sempre più dettagliate e quasi fantozziane ai propri utenti, come quella di ritagliare scatole di cartone e incollare i ritagli sulla camera per proteggere le fotografie da un’eccessiva esposizione luminosa. Ovviamente, tra i millenials di New York la qualità stentata dell’esperienza fotografica offerta dalla nuova Polaroid diviene un successo irresistibile. Ed è così che avviene un incontro che cambierà definitivamente i prospetti futuri di Impossible Project.
Convinto da alcuni amici, attorno al 2012 il 22enne Oskar Smolokowski, figlio del tycoon polacco dell’energia Wiacezlaw, visita lo store di Impossible Project a New York. E si innamora del prodotto. “Le fotografie erano interessanti e imperfette, e c’era questa sfida complicata del riuscire a fare funzionare la macchina”. Oskar intuisce però anche l’incredibile lavoro alla base di questi risultati: “Se pensiamo allo sviluppo dei prodotti della Polaroid, stiamo parlando di centinaia di ingegneri e miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Impossible invece aveva fatto questo con cinque persone che non conoscevano la chimica e di fatto sapevano solamente come far funzionare gli impianti”, ha spiegato sempre a Bloomberg.
LA RINASCITA DELLA POLAROID
Smolokowski decide presto di investire nella compagnia, rilevando con 2 milioni di dollari il 20% delle quote della creatura di Klaps. Ma Oskar crede nel “progetto impossibile” così tanto da entrarne a far parte in prima persona. Iniziando a collaborare come assistente di Klaps e diventando Ceo dell’azienda già nel 2014. Tra il 2015 e il 2016, poi, vengono rilasciate le nuove pellicole in bianco e nero e a colori.
Sempre nello stesso anno arriva poi l’Impossible I-1, una nuova fotocamera istantanea con flash Led, regolazione dell’esposizione e dei tempi di posa e che può connettersi allo smartphone per scattare da remoto. A curarne il design minimalista gli svedesi della Teenage Engineering, tra i cui clienti figurano Ikea, New Balance e Absolut. La sua forma triangolare serve a far entrare la luce attraverso le lenti e rimbalzarla verso uno specchio inclinato di 45 gradi, senza bottoni o display digitali.
Questo tipo di macchine hanno portato un piccolo rinascimento negli anni precedenti, grazie anche alla spinta fornita dalle Instax di Fujifilm, che utilizzano una tecnologia simile alla Polaroid e le cui vendite sono passate da 100mila a 5 milioni di unità tra il 2004 e il 2015. Un mercato guidato da consumatori giovani che vedono le macchine istantanee come una divertente novità rispetto agli onnipresenti smartphone.
Nei primi due anni prima dal lancio di Impossible I-1, Polaroid ha venduto 28mila camere e oltre 1 milione di pellicole. Nel maggio 2017, poi, Smolokowski e Klaps rileva il marchio Polaroid dalla famiglia Pohlad, che l’aveva acquisito per 70 milioni di dollari nel dicembre 2014. Così, Impossibile Project può finalmente essere ribattezzato col nome Polaroid Originals, coronando il sogno di quel biologo austriaco che ha creduto nel suo progetto per oltre 10 anni.
Nelle prossime settimane, in coincidenza con l’ottantesimo anniversario della nascita di Polaroid, debutterà sul mercato la nuova fotocamera istantanea Onestep 2, disponibile in preordine per 119,99 euro , e le nuove pellicole i-Type dedicate, che costeranno 15,99 euro per ogni pacco da otto scatti.
Sono inoltre disponibili pellicole per vecchie Polaroid, come la SX-70, la 600, la Spectra e quelle grande formato 8×10. Insomma, le Polaroid sono vive, e pronte a entrare di nuovo sul mercato per soddisfare un pubblico di giovani curiosi, nostalgici e amanti del vintage. Funzionerà?
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