Il segreto dei gialli seriali sono i detective immaginari

Indimenticabile il mitico Sherlock Holmes, dall’aria vigile e decisa, il mento squadrato e prominente tipico dell’uomo d’azione, scarsissimamente emotivo, dalle grandi abilità deduttive, dagli svariati interessi culturali, appassionato di spada e di arti marziali.

E avete presente un elegante ometto belga dai baffetti impomatati, con la testa a uovo, l’accento marcatamente francese, le celluline grigie sempre in movimento, pieno di manie, tic e genialità? Certo, è Hercule Poirot. Avanti il prossimo: chi è quell’omone enorme, pigro, raffinato buongustaio, coltiva rare orchidee, fortemente misogino che lavora solo in certe ore per mantenere un alto tenore di vita? Ma sì, Nero Wolfe.

Da letteratura a cinema e tv, la chiave de successo dei serial thriller è sempre stata nell’investigatore dal carisma originale, quello che buca carta e schermo. Non il bellone statuario, bensì un personaggio che in un modo o nell’altro grondi emozioni da ogni poro: colpisca per un mix di forza energetica individuale e di sapiente delineazione caratteriale da parte dell’autore.

Pensiamo un attimo al Tenente Colombo, impersonato da un attore (Peter Falk)bruttarello e con protesi oculare: a tre anni gli venne infatti asportato l’occhio destro per un tumore. E chi non ha presente quell’intenso sguardo spento a metà? Ma non solo. Il suo onnipresente impermeabile beige sdrucito, l’auto sgangherata, la moglie spessomenzionata ma mai apparsa sullo schermo, il sigaro penzolante dal labbro, la camminata stravaccata. Ben diverso il fascino english scelto per delineare l’ispettore Barnaby, l’investigatore britannico uscito dalla penna di Caroline Graham. Tom Barnaby (John Nettles sino alla quattordicesima stagione, poi subentra Neil Dudgeon, il cugino ) è un pacato uomo inglese, felicemente sposato e con prole cui si dedica con affetto. Si muove in una contea immaginaria dell’Inghilterra – Midsomer –  ma il luoghi dove è girata la fiction tv sono reali, nella splendida campagna che spazia perlopiù nell’area tra Gloucester, Oxford e verso sud. E l’imperturbabile Barnaby, cauto detective versione familiare, risulta perfettamente integrato in zone verdissime tra case e dimore vittoriane immerse in ampie tenute, pub, anziane signore che bevono il tè vestite con pizzi e merletti.

Passiamo a un cult italiano. Quando Andrea Camilleri scelse il nome per il suo detective, pensò di rendere omaggio al collega spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, inventore di un altro famoso investigatore, Pepe Carvalho. Nacque così l’arcinoto Salvo Montalbano dal forte accento siculo, simile però all’iberico Carvalho per varie caratteristiche: l’amore per buona cucina e lettura, i modi spicci, sbrigativi e spesso anticonvenzionali nel risolvere i casi. Dulcis in fundo, ambo i personaggi hanno in comune una lunga e travagliata storia d’amore con due femmine dal carattere assai complicato.

Dalla mia, quando ho iniziato a scrivere gialli ho pensato subito di inventare una detective che non si muovesse mente e corpo nella fitta jungla della criminalità fresca di parrucchiere, truccata di tutto punto e con i tacchi a spillo. La mia Teresa Leone è in gran sintesi un ossimoro vivente: ghiaccio bollente. Ha una fulva e naturale lunga chioma mossa, non usa make up, adora il whisky ( una sua forza è controllarsi per non diventare alcolista) ed è particolarmente pratica: si veste solo di blu per non perder tempo negli abbinamenti cromatici tra abiti, accessori, bijoux.Una energica donna d’azione e di successo professionale, titolare del suo omonimo studio di investigazioni private e consulente della Polizia di Stato, magrolina, sulla cinquantina, chenon è mai stata con un uomo:  vergine. Un’infanzia drammatica, con perdita di entrambi i genitori, l’ha infatti sigillata in se stessaper autodifesa. Non ha amici, ma è diplomatica e gestisce una fitta rete di importanti conoscenze internazionali. Eppure si prende a cuore ogni caso stile giustiziera della verità finché non l’ha risolto, ama natura, arte, letteratura, psicologia, musica. E il suo quartier generale straripa sempre di margherite, il suo fiore preferito.

Non ultimo, sia pur con mille e mille difficoltà psicoemotive, non resta insensibile all’ispettore Luca Terenzi che si innamora di lei.  Chissà cosa sarà…

Marina Martorana
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Giornalista, autrice e consulente di comunicazione, Marina Martorana è stata collaboratrice fissa di La Notte, il Giorno, l’Europeo, Panorama. E, dal 1989 al 2014, del Corriere della Sera. Ha scritto una ventina di libri di saggistica. Ora vive a Brebbia (VA), è contitolare di Studio 21 - attività di info-comunicazione giornalistica - e scrive gialli ambientati tra arte, storia e natura della sponda lombarda del Lago Maggiore, per far conoscere un’area italiana stupenda e non tanto nota. Al suo primo libro “Morte sul Verbano” ( giunto alla seconda edizione) segue, con lo stesso staff di detective e articolato nella medesima zona lacustre “Intrigo Internazionale sul Verbano”. E’ intenzione dell’autrice crearne una serie. Link: http://www.marinamartorana.it

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