Lo scenario della Net Economy, come condivisione digitalizzata di dati, di informazioni e di conoscenza, appare quanto mai complesso, pieno di contrasti e paradossi, per cui vien da pensare che si tratti di un fenomeno ben lungi dall’essere del tutto conosciuto e compreso.
Come spunto di riflessione possiamo scegliere a caso alcune notizie degli ultimi giorni: dal ragazzo inglese di 17 anni (Nick D’Aloisio) che è diventato ricchissimo con una sua idea innovativa “Summly“ (un App per smartphone, in grado di visualizzare in sintesi notizie complesse) ricevendo ben 30 milioni dollari dalla Yahoo; al boom di disoccupati “dottori” in Italia, con incremento del 41,4% annuo; alla gestione dei “Big Data” e la questione degli “Open Data” nella creazione di nuovo valore nel business; il tutto in uno scenario globale di diffusione dell’accesso alla Rete e di utilizzo pro-attivo del Web, che vede gli utenti italiani al 23° posto nel mondo (thewebindex.org).
La Net-Economy può apparire come una enorme ragnatela nella quale ognuno può scegliere di diventare “preda” o “ragno”: essere ragni significa affrontare la complessità della Rete come opportunità e imparare a gestirla traendone benefici, essere prede significa non riconoscere la realtà in continuo mutamento o cercare ottusamente di negarla, rimanendo sempre più esclusi e vittime (“PREDE o RAGNI – Uomini e organizzazioni in uno scenario ragnatela della complessità”, di Alberto F. De Toni e Luca Comello).
È curioso poi osservare come in questa era di Net-Economy si stia paradossalmente moltiplicando il numero di offerte di “business coaching” e di ricette consulenziali “miracolose” per far uscire le imprese dalla crisi o gli imprenditori dalla disperazione: tutto ciò può essere interpretato, secondo il mio parere, come un “Pronto Soccorso”, immediato ed efficace, ma in genere non risolutivo in mancanza di una “cura” che miri ad una soluzione di medio lungo termine.
E allora qual è questa possibile cura? Se con uno zoom potessimo allontanarci dalla visuale contingente, in genere molto limitata per comprendere la dinamicità del cambiamento (sarebbe come osservare quello che succede fuori guardando dal buco della serratura del proprio uscio di casa…), ci aiuterebbe moltissimo individuare il sistema di riferimento inerziale, nel quale valgono i principi base della natura (Ecosostenibilità) e dell’uomo (v. Piramide dei Bisogni Primari di A.Maslow), a prescindere dagli scenari tecnologici, politici e di mercato del momento. Una corretta gestione della conoscenza, con gli giusti strumenti di approccio (potere), consentirebbe di guidarci e di districarci nella complessità, seguendo la via più breve e duratura.
Fino all’inizio degli anni ’90, il detto “Sapere è Potere” (v. Francis Bacon) si riferiva soprattutto alla capacità della conoscenza di rendere forti e liberi di scegliere i detentori del sapere e del saper fare, ovvero al valore e all’efficacia della conoscenza nel raggiungimento dei propri obiettivi personali e professionali. “La conoscenza non ha valore se non la metti in pratica” scriveva Heber J.Grant.
Nell’attuale scenario della Net-Economy e della Globalizzazione, una conoscenza efficace non è più sufficiente a garantire il suo “potere”. In un contesto di interazione “allargato” al mondo intero, assume un peso predominante il concetto di “efficienza della conoscenza”, ovvero la capacità adattarsi velocemente ad un contesto di interazione dinamico e mutevole e disperso.
In questo nuovo scenario di economia, prevalgono la capacità di interpretare/anticipare il mercato (le idee), il valore del prodotto/servizio (la qualità), la reputazione e la competenza (credibilità). “Non c’è economia dove non c’è efficienza” diceva Benjamin Disraeli, frase quanto mai attuale.
La domanda allora è: come è possibile rendere la nostra conoscenza, oltre che efficace (proattiva), anche efficiente (competitiva)?
La soluzione è nascosta nel concetto secondo il quale per far bene un lavoro (Valore) bisogna innanzi tutto possedere la cassetta degli attrezzi giusti: noi siamo certamente in grado di immaginare cosa ci sia dentro la cassetta degli attrezzi ad es. di un idraulico, di un elettricista e di un medico, ma non conosciamo ancora bene cosa siano e come gestire efficacemente gli strumenti della conoscenza, a partire dai quattro componenti strutturanti DIKW (Dati, Informazioni, Conoscenza, Saggezza), per finire all’approccio interdisciplinare, alla capacità di sintesi e di semplificazione della complessità: ma, come si sente spesso in TV, tutto ciò sarà oggetto di una prossima riflessione sulla “conoscenza efficiente”.
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