Grazie all’arrivo della tecnologia 5G il mercato delle telecomunicazioni torna ad essere pieno di prospettive positive per il futuro. E così per parlare della nuova frontiera della connettività, quella che verrà dopo l’internet delle cose, si è coniata l’espressione di “internet delle piccole cose”.
Che cosa sono? Oggi già abbiamo i primi oggetti connessi: videocamere, strumenti musicali, in piccola parte le auto (chiamate di soccorso con localizzatore Gps) qualche wearable, come gli orologi da fitness o alcuni indumenti tecnici molto specifici e per usi estremi.
Domani arriveranno elettrodomestici di ogni tipo. La tappa successiva sarà la disseminazione di microsensori ovunque: si parte con i misuratori di consumo, primo tra tutti il gas, alle etichette del supermercato ai vetri delle finestre per farli scurire con il sole.
Insomma, secondo l’ultimo Ericsson Mobility Report, al 2022, ossia tra soli due anni, ci saranno nel mondo 22 miliardi di oggetti connessi. E questo numero fa capire perché ci sia di nuovo tanto entusiasmo tra produttori di reti di tlc, venditori di terminali e, da ultimo, anche da parte delle telco, più caute perchè sono l’ultimo anello della catena e quello che rischia di più, peché prima deve comprare i componenti per le reti, le frequenze, poi devono investire nel pensare e lanciare i nuovi servizi e solo alla fine venderli e iniziare ad incassare.
Perciò se anche le società di telecomunicazioni iniziano a parlare del 5G, che non partirà prima della fine del 2020 nelle città e poi entro il 2025 lungo le vie di comunicazione (come da progetto Ue per la Gigabyte Society), vuol dire che si sta partendo davvero. Merito di tutto questo, la tecnologia per reti mobili di 5 generazione, la 5G appunto. Che è una vera rivoluzione, una rottura di continuità con il passato e non solo una evoluzione, come il 4G lo è per l’Hspa e questo per l’Umts.
Cosa cambia con il 5G?
Intanto la velocità: con il 4g si scarica in 30 secondi quello che con una rete Umts richiedeva 9 minuti, con il 5G si scende ad un solo secondo. Ma questo è il meno. Prima di tutto si riduce ancora il tempo di latenza, ossia le frazioni di secondo tra un comando da parte di un terminale e l’esecuzione su un altro: oggi è importante nei videogiochi ma se si accorcia ancora si inizia a parlare di operazioni chirurgiche in telemedicina e si migliorano i risultati di ogni tipo di telecontrollo.
Ma il meglio è questo: che la rete 5G è una rete intelligente che può suddividersi in “fette” in grado di lavorare in modo differente, con velocità e parametri diversi in base al tipo di applicazione. E può sagomare i propri flussi di traffico in base alle priorità: gestire un’emergenza può anche voler dire concentrare tutta la banda possibile in un solo luogo e solo per determinate applicazioni, mentre oggi il traffico dati è indifferenziato. E questo spiega anche perché alla luce di tutto questo parlare oggi di neutralità della rete è tutt’altra cosa rispetto ai problemi di solo 5 anni fa.
Ce n’è dunque abbastanza da giustificare il ritorno all’entusiasmo. E girano i primi numeri. Realizzarle in Europa equivarrà ad un investimento di 56 miliardi di euro che produrrà per i paesi Ue un beneficio medio annuale di 113,1 miliardi, stima uno studio della Commissione Ue, e produrrà anche 2,4 milioni di nuovi posti di lavoro. E non è tutto: la bacchetta magica del 5G rivitalizza anche l’industria del terminali con due vecchie glorie che tornano sul mercato: BlackBerry e Nokia. A ben guardare gli entusiasmi sono soprattutto in Europa e negli Usa. E la spiegazione c’è: la svolta tecnologica del 5g è la grande occasione specie per l’industria europea, di provare a recuperare il terreno perduto rispetto alla Cina e al Sud Corea.
Il sogno di riprodurre il successo planetario del GSM è iniziato.
Sono molto curioso di scoprire i reali vantaggi del 5G.
intanto ripeto spesso che sarebbe già un miracolo poter avere una connessione decente ovunque.
Speriamo bene!