Il mercato del falso in Italia genera un fatturato di 6,5 miliardi di euro ed i settori più colpiti sono l’abbigliamento e gli accessori con oltre 2,2 miliardi di euro.
La stima emerge da una ricerca realizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con il Censis, che dà una misura dell’impatto “pesantissimo” della contraffazione sul sistema-Paese: 17,7 miliardi di produzione in meno, 6,4 miliardi di valore aggiunto persi, acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 5,6 miliardi di euro. La produzione legale delle merci, inoltre, assorbirebbe 100 mila lavoratori regolari, occupati a tempo pieno, come affermato dal vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini.
La contraffazione comporta anche pesanti perdite per il bilancio dello Stato in termini di mancati introiti fiscali, per un valore stimato, tra imposte dirette e indirette, di quasi 5,3 miliardi.
Oltre al danno economico c’è quello sulla salute. E non si parla solo di giocattoli: il commissario europeo all’Industria e all’imprenditoria, Antonio Tajani, cita per esempio il ritrovamento di pezzi di ricambio di automobili falsificati, che mettono a rischio la sicurezza non solo di coloro che li hanno acquistati, ma di tutti gli autisti che si trovano a guidare sulla stessa strada in cui circolano veicoli assemblati con pezzi di ricambio.
Cos’è che alimenta il mercato della contraffazione? Secondo gli esperti è la crisi stessa, che spinge i consumatori ad adottare strategie di contenimento delle spese, anche quando si tratta di merci fake. Secondo l’indagine nazionale del Censis, il 46% dei soggetti economici interpellati (camere di commercio, associazioni imprenditoriali e di categoria) dichiara che l’acquisto di merce falsa è un’abitudine in crescita tra i consumatori.
C’è un’attività che sembra non conoscere crisi anche se, paradossalmente, è essa stessa fonte di crisi: la contraffazione. Il mercato del falso in Italia genera un fatturato di 6,5 miliardi di euro ed i settori più colpiti sono l’abbigliamento e gli accessori con oltre 2,2 miliardi di euro. La stima emerge da una ricerca realizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con il Censis, che dà una misura dell’impatto “pesantissimo” della contraffazione sul sistema-Paese: 17,7 miliardi di produzione in meno, 6,4 miliardi di valore aggiunto persi, acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 5,6 miliardi di euro. La produzione legale delle merci, inoltre, assorbirebbe 100 mila lavoratori regolari, occupati a tempo pieno, come affermato dal vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini.
La contraffazione comporta anche pesanti perdite per il bilancio dello Stato in termini di mancati introiti fiscali, per un valore stimato, tra imposte dirette e indirette, di quasi 5,3 miliardi.
Oltre al danno economico c’è quello sulla salute. E non si parla solo di giocattoli: il commissario europeo all’Industria e all’imprenditoria, Antonio Tajani, cita per esempio il ritrovamento di pezzi di ricambio di automobili falsificati, che mettono a rischio la sicurezza non solo di coloro che li hanno acquistati, ma di tutti gli autisti che si trovano a guidare sulla stessa strada in cui circolano veicoli assemblati con pezzi di ricambio.
Cos’è che alimenta il mercato della contraffazione? Secondo gli esperti è la crisi stessa, che spinge i consumatori ad adottare strategie di contenimento delle spese, anche quando si tratta di merci fake. Secondo l’indagine nazionale del Censis, il 46% dei soggetti economici interpellati (camere di commercio, associazioni imprenditoriali e di categoria) dichiara che l’acquisto di merce falsa è un’abitudine in crescita tra i consumatori.
Quanti i posti di lavori persi?
II falso pesa molto anche in termini di posti di lavoro. Il Made in Italy contraffatto, infatti, porta via ben 100mila posti di lavoro. A lanciare l’allarme è il vicepresidente di Confindustria, Lisa Ferrarini, nel corso di un’audizione alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fenomeni contraffattivi chiedendo che la lotta alla contraffazione sia una delle priorità del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea.
Ferrarini ha sottolineato che la contraffazione è particolarmente nociva per il sistema industriale italiano, che ha nella qualità dei suoi prodotti il tratto “distintivo”. Confindustria “ha da sempre un’attenzione specifica per questo tema, che è venuta aumentando con il tempo e con la crisi, che impone a tutti noi di non lasciare nulla di intentato per recuperare risorse, competitività e prestigio”. Secondo Ferrarini, l’UE in primis “deve essere maggiormente consapevole e coinvolta nel contrasto al fenomeno” sia con maggiore omogeneità dei controlli doganali, sia con “disposizioni più stringenti negli accordi di cooperazione e di libero scambio con i Paesi terzi”. Utile, spiega, “sarebbe l’approvazione definitiva dellanormativa comunitaria “Made in” varata in prima lettura dal Parlamento uscente esprimendo sostegno pieno ed unitario alla proposta che giunge ora all’esame del Consiglio durante il semestre di Presidenza italiana”. La sua approvazione, secondo Ferrarini costituirebbe un passo in avanti storico per contrastare fenomeni di contraffazione dell’origine doganale.
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