I processi d’innovazione tecnologica in ambito energetico stanno stravolgendo il tradizionale approccio di governi, industria e cittadini nei confronti del mondo dell’energia. Nel settore degli idrocarburi, ad esempio, la rivoluzione non convenzionale in atto negli Stati Uniti, l’espansione del mercato LNG e la progressiva globalizzazione e commoditizzazione del gas naturale hanno profonde implicazioni per i produttori tradizionali – OPEC in primis – e per le loro relazioni con i paesi consumatori.
Il grosso, tuttavia, deve ancora arrivare, e sarà determinato dalla rapida e dirompente diffusione di energie rinnovabili e tecnologie low-carbon su scala globale. L’accelerazione nella lotta al cambiamento climatico determinata dall’Accordo di Parigi, infatti, è accompagnata da ambiziose strategie e processi di innovazione tecnologica introdotti dai grandi player internazionali (pubblici e privati), in grado di sconvolgere il modo in cui l’energia viene prodotta, gestita e consumata tanto su scala globale quanto a livello locale.
Gli Stati Uniti e la rivoluzione non convenzionale
Nel giro di un anno e mezzo, il prezzo del greggio è crollato dai 114 dollari al barile del giugno 2014 ai 27 dollari del febbraio 2016. Le ragioni di questa caduta sono da attribuire principalmente alle scelte della casa reale saudita di sfidare i produttori shale americani, che grazie all’introduzione e al progressivo miglioramento di tecnologie quali l’hydraulic fracking e l’horizontal drilling sono riusciti a riportare la produzione a stelle e strisce oltre i 9 milioni di barili al giorno nel 2015, quasi il doppio rispetto al 2010. Anche nel settore del gas naturale, il boom della produzione americana, accompagnato dall’espansione della capacità di liquefazione mondiale e dalla riduzione dei costi di trasporto dell’LNG, ha forti implicazioni sulle dinamiche di mercato a livello regionale e globale. Ne sono un esempio il crollo dei prezzi del gas e la progressiva convergenza tra i valori sul mercato asiatico e nei principali hub europei, e il loro impatto destabilizzante sulle strategie di attori meno solidi e sui progetti meno competitivi.
La Cina guida il boom delle rinnovabili
Nonostante il crollo del prezzo del greggio, il 2015 è stato un anno record per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Gli investimenti globali nel settore hanno raggiunto i 286 miliardi di dollari, con una crescita del 5% sul 2014 e 6 volte tanto rispetto al 2004. Inoltre, per la prima volta in assoluto, le rinnovabili hanno contribuito a oltre metà della nuova capacità di generazione elettrica installata a livello mondiale (53%), per un totale di 118GW contro i 94GW dell’anno precedente. Le economie emergenti sono al centro di questa crescita sensazionale, con investimenti totali pari a 156 miliardi di dollari (+19% rispetto al 2014) contro i 130 miliardi di dollari investiti dai paesi industrializzati (-8% rispetto all’anno precedente). La sola Cina, in questa speciale classifica, contribuisce a oltre un terzo (103 miliardi, 36%) degli investimenti globali, facendo registrare un incremento nazionale annuale del 17%, davanti a India, Brasile, Sud Africa e Cile, i cui investimenti in aggregato hanno sfiorato i 30 miliardi di dollari. Alla luce del crollo dei prezzi del petrolio e del gas, e delle relative entrate finanziarie internazionali, anche i principali produttori di idrocarburi dell’area mediorientale hanno avviato un significativo processo di riforma dei loro settori energetici. Nonostante in termini assoluti i numeri siano ancora modesti rispetto a quelli delle grandi economie emergenti, nella regione Medioriente/Africa la crescita annua degli investimenti in rinnovabili ha fatto registrare un +58, miglior dato in assoluto a livello globale. Particolarmente attivi sono i governi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), che pressati dall’esigenza di prendere le distanze dall’attuale modello economico basato sulle rendite da idrocarburi, stanno promuovendo ambiziose politiche per la riduzione dei sussidi energetici e lo sviluppo delle rinnovabili.
Stravolgimenti globali
Questi trend potranno avere una serie di conseguenze non trascurabili, tanto a livello internazionale quanto sul piano locale. Nel settore degli idrocarburi, la ridefinizione dei fondamentali di mercato, l’affrancamento americano dal petrolio del Golfo Persico, lo stato di confusione all’interno dell’OPEC, le difficoltà finanziarie della Russia, ma anche la crescente sicurezza energetica europea grazie alla flessibilità introdotta dai prezzi bassi del gas e dall’espansione del mercato LNG, sono alcuni degli effetti più evidenti. Ancor più significative potrebbero essere le implicazioni della diffusione di tecnologie low-carbon a livello intra-statale, in particolare nei paesi produttori di idrocarburi di Medioriente e Nord Africa e nei paesi in via di sviluppo dell’Africa sub-Sahariana. Il progresso tecnologico in ambito energetico, infatti, non soltanto potrà rappresentare un volano fondamentale per favorire processi di sviluppo economico equo e sostenibile in ampie aree del globo, ma ha il potenziale per alterare irreversibilmente rapporti di potere e dinamiche socio-politiche consolidatesi negli ultimi decenni. Basti pensare a come la massiccia penetrazione di tecnologie per la produzione, la distribuzione e il consumo decentralizzato di energia possano rendere definitivamente obsoleto il modello verticistico basato su forniture energetiche garantite dall’autorità pubblica in cambio della sostanziale non ingerenza della popolazione nella vita politica. L’effetto democratizzante della diffusione di nuove tecnologie nel settore energetico, nonché il crescente attivismo di attori privati in un settore in passato fortemente imbrigliato da meccanismi di controllo pubblico, può pertanto portare a stravolgimenti straordinari in ambito economico, politico e sociale, forse non del tutto previsti nemmeno dalle parti in gioco.
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