E’ una “guerra” senza esclusione di colpi quella in atto nel mercato audiovisivo mondiale. Quello che è certo, è che le prossime mosse dei colossi del mercato saranno determinanti per capire come cambierà lo scenario del settore tlc-media, sempre più dipendente dalle strategie commerciali e di marketing messe in campo da aziende della new economy come Netflix ed Amazon.
Partiamo dai protagonisti principali. Il primo è Rupert Murdoch, proprietario di News Corp che riunisce il cinema della 21st Century, l’intrattenimento, lo sport e le news dei canali Fox. Fatturato: 8,89 miliardi di dollari.
Poi c’è la Disney Company di Bob Iger, proprietaria anche di Marvel, Pixar e Lucasfilm, oltre al canale campione di ascolti Abc. Fatturato: 55,14 miliardi di dollari.
Il terzo è Brian Roberts che guida il colosso di famiglia Comcast: primo operatore della tv via cavo degli Stati Uniti, proprietario delle produzioni cinematografiche della Nbc Universal e dei canali tv Nbc, Msnbc e Cnbc. È la più grossa di tutte, con un fatturato di 62 miliardi di dollari.
Infine c’è Netflix, guidata da Reed Hastings. Con un solo prodotto, cioè lo streaming, Netflix riesce a raggiungere il fatturato che Rupert Murdoch ha creato in trent’anni di attività e con i prodotti più disparati: 8,30 miliardi di dollari la pecunia che Reed Hastings gestisce nel corso di un anno. Un dettaglio che la dice lunga sulla necessità per le vecchie aziende del settore di riorganizzarsi. Sullo sfondo ci sono i “piccoli” Vivendi e Mediaset e, ovviamente, la politica. Andiamo per cronologia.
La battaglia tra Comcast e Disney
Da un lato c’è Comcast, dall’altro c’è la Walt Disney. Entrambe puntano all’acquisizione della 21st Century Fox del magnate Rupert Murdoch. Fox ha già accettato l’offerta di Disney (l’operazione vale 52 miliardi), ma Comcast è pronta a mettere sul piatto 60 miliardi di dollari. E se gli azionisti di Fox sono più propensi a proseguire nell’accordo con la Disney (anche se meno redditizio) per evitare problemi di antritrust, Comcast non sembra voler rinunciare al suo obiettivo.
La svolta nelle mani dei giudici
Potrebbe arrivare a giugno, quando i giudici USA dovranno prendere posizione su un’altra acquisizione miliardaria, quella di AT&T per Time Warner per circa 85 miliardi di dollari (anche su questa operazione ci sono problemi di antitrust). In caso venga dato il via libera, Comcast potrebbe tornare alla carica su Fox.
Comcast punta anche su Sky
In attesa del parere dei giudici sulla vicenda AT&T/Warner, l’operatore USA di telefonia non è rimasto comunque a guardare, spostando la sua attenzione anche sul mercato europeo. E proprio alla UE Comcast ha notificato la sua intenzione di acquisire il 100% di Sky con una offerta da 100 miliardi di dollari. Ora si attende il parere della Commissione Europea.
I conti della 21st Century Fox
L’azienda di Murdoch ha chiuso il suo terzo trimestre fiscale con ricavi in calo a causa della perdita degli introiti pubblicitari del Super Bowl, trasmesso da Nbc. Rupert Murdoch ha confermato di voler rispettare l’accordo con la Disney e non ha commentato, invece, le voci sulla ulteriore offerta di Comcast. Resta confermata, nel frattempo, la volontà della gruppo Fox di acquisire il 61% delle quote di Sky. Ce la farà Murdoch a prendere il controllo della pay tv britannica dopo che Comcast ha messo il “fiato sul collo” sia su Sky che sulla sua azienda?
Netflix, il nemico di tutti (o quasi)
È di un poche settimane fa fa la notizia di un nuovo accordo, quello tra Sky e Netflix. I clienti dei due colossi dell’intrattenimento potranno usufruire di entrambi i contenuti sul mercato europeo. Ben inteso, si tratta di un accordo esclusivamente commerciale, non c’è né fusione, né scambio di azioni o alleanze in termini proprietari. La stretta di mano serve solo ad allentare la tensione tra due gruppi che hanno battagliato da sempre. L’accordo non prevede reciprocità: i clienti potranno usufruire dei prodotti Netflix su Sky e sulla piattaforma streaming Now Tv, ma non sarà possibile, ad esempio, vedere Gomorra su Netflix.
Insomma Netflix sta solo aumentando lo spazio di fruizione dei propri contenuti senza permettere che prodotti esterni si inseriscano nella sua piattaforma. Il guadagno, ovviamente, sta nei diritti di trasmissione delle produzioni. Una soluzione vantaggiosa per entrambi i gruppi che si attuerà concretamente nel 2019. Come si è detto, la guerra si gioca su specifici territori, in tempi stabiliti e con l’appoggio degli alleati.
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