Da ormai diversi giorni siamo stati catapultati in una tragica realtà. La drammatica situazione del conflitto in Ucraina indigna, smuove le coscienze e pone l’attenzione anche su aspetti particolari e rilevanti. Uno di essi è sicuramente il notevole coinvolgimento del mondo dello sport nell’effettiva partecipazione alla guerra.
Dall’inizio delle ostilità, infatti, sono davvero molti gli atleti che hanno indossato la mimetica e sono scesi sui campi di battaglia per difendere Kiev e le altre città dall’invasione russa. Uno dei primi ad improvvisarsi soldato è stato Yevhen Malyshev che faceva parte della nazionale giovanile di biathlon ma che purtroppo è stato ucciso durante i primi combattimenti. Pronti a morire per la propria gente sono anche l’ex campione di ciclismo Andrei Tchmil, il 25 fuoriclasse del nuoto Mykhaylo Romanchuk, i pugili Klitschko (Vitali oggi sindaco di Kiev ex campione dei pesi massimi e suo fratello Wladimir anche lui ex campione dei Massimi per due volte), il tennista Sergiy Stakhovsky e il campione del mondo dell’inseguimento nel biathlon a Oestersund 2019 Dmytro Pidruchnyi.
Un coraggio e una determinazione che accomuna uomini e donne: tra le file dell’esercito ucraino si è arruolata infatti anche Yuliia Dzhima, oro olimpico nella staffetta del biathlon a Sochi 2014.
Questi esempi di dedizione alla causa della libertà e difesa del proprio territorio nazionale non sono comunque soltanto una particolarità attuale delle operazioni belliche nell’Est Europa. Il sentimento di patria e lotta contro la tirannia nemica si ebbero tra gli sportivi già molto tempo fa in occasione delle due guerre mondiali.
Sin dal 24 maggio 1915 (giorno della discesa in campo dell’Italia nella “Grande Guerra”) un’intera schiera di atleti si avviarono al fronte. Tra essi troviamo Enzo Ferrari che trascorse sei mesi in trincea come maniscalco di muli e dove avrebbe anche adottato il logo del Cavallino Rampante della futura Ferrari (si narra infatti che gli sarebbe stato donato dai genitori del grande aviatore Francesco Baracca). Insieme a Ferrari anche un’altra leggenda dell’automobilismo e cioè Tazio Nuvolari addetto al ruolo di conducente di ambulanze nel conflitto. Superò senza conseguenze la Prima guerra Mondiale anche lo schermidore Nedo Nadi che prima vinse un oro all’Olimpiade di Stoccolma 1912 e successivamente ancora 5 medaglie del metallo più prezioso ad Anversa 1920.
Ad altri, invece, andò molto peggio. Fernando Altimani (prima medaglia olimpica della marcia azzurra con il bronzo a Stoccolma 2012) fu ferito alla gamba destra e nonostante riuscì a sopravvivere dovette dire addio alle competizioni. Un destino particolare lo ebbe il canottiere Giuseppe Sinigaglia: egli non fece più ritorno a casa e non riuscì a partecipare a nessuna Olimpiade, ma nel 1914 vinse la prestigiosa Diamond’s Sculls Cup sul fiume Tamigi e venne premiato dai membri della famiglia reale inglese.
Sportivi in armi si ebbero anche negli altri eserciti. In quello britannico si trovano addirittura due battaglioni composti interamente da calciatori che partecipavano agli assalti verso le trincee nemiche lanciando un pallone e l’intento di andarlo a riprendere.
La stessa sete di giustizia e voglia di combattere contro l’invasore si manifestò quindi anche durante la Resistenza nella Seconda Guerra Mondiale. In questo caso i protagonisti furono esponenti del mondo del ciclismo e del calcio. Da ricordare il grande Campione delle due ruote Alfredo Martini che combatté con il gruppo del Comandante Aligi. Poi come dimenticare l’immenso Gino Bartali che trasportò per la Toscana e l’Umbria documenti per falsificare i lasciapassare da consegnare agli ebrei nascosti.
Attivi nella lotta di liberazione anche l’ex calciatore di Vicenza, Fiorentina e Spezia Armando Frigo appartenete alla Brigata Stella e conosciuto con il nome di “Spivak”, Michele Moretti commissario politico della Brigata Luigi Chierici ed ex giocatore di Esperia e Chiasso, Vittorio Staccione (19 presenze nel Torino anni’20) che morì a Mauthausen e Ralf Vallone, vincitore della Coppa Italia del’36 sempre col Toro impegnato nella Resistenza in Piemonte al fianco del Partigiano “Ulisse”.
Chiude questo elenco Bruno Neri. Calciatore di Fiorentina, Lucchese, Torino e della Nazionale prima di imbracciare il fucile ed entrare in una formazione del CLN. Col tempo le sue qualità di combattente si perfezionarono sino a diventare vicecomandante del Battaglione Ravenna col nome di “Partigiano Berni”. Sfortunatamente Neri non riuscì ad assaporare quella libertà ritrovata (morì infatti sull’Appennino in uno scontro con i Nazisti il 20 luglio 1944) a cui oggi anche gli sportivi ucraini ambiscono e in nome della quale ogni sacrificio e impegno militare è giustificato.
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