Il 2 luglio 1921 Georges Carpentier si batte per il titolo mondiale dei pesi massimi contro Jack Dempsey, ancora oggi un mito del pugilato. Perde. Ma questo rimane il momento più alto di una carriera incredibile. Unico pugile capace di combattere, da professionista, in tutte le otto categorie di peso previste allora, e di vincere titoli nazionali, europei e mondiali. E questo grazie a una boxe fatta d’istinto e d’intelligenza. Un vero talento naturale che oggi è sconosciuto ai più. Anche a molti che amano e seguono la noble art.
Chi è Georges Carpentier?
Georges Carpentier nasce il 12 gennaio 1894 nel nord est della Francia, a Lievin, un villaggio di minatori vicinissimo a Lens e non tanto distante da Lille. Il destino del ragazzo sembra segnato fin da piccolo: fare il minatore come suo fratello maggiore. Oppure l’operaio nella fabbrica cittadina di birra come il padre. La famiglia è modesta e non può permettersi altro futuro per lui. Men che meno di farlo studiare. Per di più, non è che George abbia tanta voglia di applicarsi sui libri, anzi… è un vero e proprio monello. Un attaccabrighe di prima categoria, sempre pronto alla rissa.
È un biondino dai tratti gentili, quasi nobili, una caratteristica che non perderà mai neanche dopo anni e anni di pugilato. Anche a fine carriera, Carpentier non avrà mai i tratti tipici del pugile: il viso emaciato, il naso rincagnato. Questo perché sarà sempre stato piuttosto bravo a evitare le punizioni più dure e le sconfitte pesanti, grazie a una scherma boxistica sopraffina per l’epoca, e a una tattica superiore.
Ma, nel paesino di Lievin, questo biondino sembra proprio attirare le scazzottate con gli altri bambini del vicinato. Georges picchia più di tutti e se la cava sempre alla grande. O quasi. Succede che un giorno, a una delle sue solite risse da strada, assiste un certo François Descamps. Stavolta il ragazzetto, che ha solo dieci anni, non se la passa bene. Si batte da solo contro altri quattro e non ha vie di fuga. Le sta inevitabilmente prendendo. Descamps interviene. Tira quattro scapaccioni e mette in fuga gli aggressori. Strattona il biondino per un braccio e gli dice: “Oh! Ma sei matto? Da solo contro quattro? Quelli ti fanno una faccia così! Se ti piace tanto batterti, vieni da me in palestra che t’insegno la boxe”. Il giorno dopo, Georges è in palestra.
Il suo debutto nel mondo del pugilato
Descamps è un tipo dai cento mestieri, come se ne incontravano tanti all’epoca. Insegna boxe e ginnastica in palestra; organizza incontri nelle fiere di paese con i suoi pugili; nelle stese fiere, allestisce anche spettacoli di magia e illusionismo. Naturalmente il mago è lui. E Georges si presta un po’ a tutto: boxa contro pugili reclutati fra il pubblico; fa l’assistente del mago, oppure finge di farsi ipnotizzare. “Sempre meglio che studiare o lavorare in fabbrica e in miniera” – pensa il biondino.
Salire sul ring e battersi gli piace. Un giorno chiede a Descamps di organizzargli un incontro vero, non una baracconata da fiera di paese. Descamps nicchia: in fondo, il ragazzo non ha ancora quattordici anni. Carpentier s’impunta e smette di frequentare la palestra per qualche giorno. Quando rientra, François lo aggredisce: “Bene, vuoi fare la boxe sul serio? Mettiti in guardia!”. Georges accetta la sfida e ha inizio il match informale. Descamps colpisce per primo ma Carpantier è rabbioso: risponde colpo su colpo e imperversa sull’avversario/mentore che va quasi al tappeto. Il “maestro”, a fine match, deve ammetterlo. Georges è pronto per andare sul ring ad affrontare veri avversari. E l’avventura ha inizio.
Carpantier parte con la “boxe francese” o “Savate”. Una disciplina oggi riconosciuta come sport da combattimento come la kickboxing, il karate o il taekwondo. Si combatte usando sia le mani come nella boxe, sia un numero di calci codificati. Bene, a quattordici anni Carpentier diventa campione del mondo dilettanti di questa specialità. Si tratta di un successo in un ambiente di relativamente pochi agonisti, tuttavia il fatto che un ragazzino di quell’età s’imponga su tutti, desta scalpore. Così per Georges diventa facile passare due mesi dopo alla boxe, quella vera, da professionista, e battere il suo primo avversario, il ventiquattrenne inglese Ed Salmon, su un ring allestito a Parigi. È una vittoria per squalifica e, un mese dopo, il britannico si prende una sonora rivincita per ko tecnico ma ormai il ghiaccio è rotto.
A quattordici anni Carpentier combatte fra i pesi gallo. Di fatto è un peso mosca ma quella categoria ancora non esiste. Dunque, regala agli avversari potenza ed esperienza. Però inizia a vincere. A quindici anni è un vero peso gallo e il 27 novembre 1909 conquista il titolo nazionale battendo Paul Til; a sedici anni passa prima tra i piuma e poi tra i leggeri; a diciassette è un welter e guadagna il suo secondo titolo nazionale sconfiggendo Robert Eustache per ko tecnico al sedicesimo round. Quattro mesi dopo, il 24 ottobre 1911, è campione d’Europa nella stessa categoria, andando a battere l’inglese Young Joseph alla Kings Hall di Londra. Il britannico deve abbandonare dopo averle letteralmente prese per dieci round. A diciotto anni passa fra i medi e diventa campione europeo anche di questa cintura, battendo un altro inglese, Jim Sullivan. Difende vittoriosamente il titolo per due volte e l’anno dopo passa nei mediomassimi, la categoria che sarebbe quella del suo peso naturale, arrivata la completa maturazione fisica. Conquista il titolo europeo anche fra i massimi leggeri. Va ko un altro inglese Dick Rice (all’anagrafe Dominico Risi, di chiare ascendenze italiane).
Lo scontro con l’inglese “Bombardier” Billy Wells
In quegli anni, la scuola pugilistica inglese è ai massimi livelli internazionali e, quando Carpentier si appresta a sfidare “Bombardier” Billy Wells per il titolo continentale dei pesi massimi, i sudditi di sua maestà già pregustano la vendetta. L’appuntamento è per il primo giugno 1916 sul ring di Gand, in Belgio. Wells pesa dieci chili in più ed è più alto di almeno quindici centimetri. Ha un allungo maggiore. Come avrebbe fatto Carpentier a entrare nella guardia dell’avversario? Il primo round sembra segnare il destino del francese: va a terra su un potente destro alla mandibola. Viene contato ma si rialza e riesce a resistere fino al suono del gong.
La seconda ripresa è tutta per l’inglese. Nella terza, il miracolo. Georges entra costantemente nella guardia dell’avversario, lo martella di colpi e, quando è sbilanciato in avanti, lo atterra con un gancio destro. Match finito in tre round. Sei mesi dopo la rivincita. Si combatte a Londra. Stavolta va diversamente: Carpentier attacca da subito e “Bombardier” Wells va ko in settantatre secondi. Incredibile. La verità è che Carpentier è un pugile molto intelligente. Studia l’avversario fin dai primi scambi; capisce il suo punto debole e colpisce per distruggere. Il suo obiettivo è vincere sempre prima del limite anche perché, se ha un punto debole, è la tenuta alla distanza. E lo sa.
L’esordio in tutto il mondo
L’attività pugilistica s’interrompe per la guerra. Carpentier fa il suo dovere di soldato, diventa pilota d’aereo, è ferito in combattimento, si guadagna la “Croce di Guerra” e viene rispedito dal fronte a “dietro le linee”. Riprende così ad allenarsi e, sempre seguito dal fido Descamps, pianifica l’assalto al mondiale dei pesi massimi. Del resto, in Europa non ci sono più avversari per lui. Deve andare negli States. Prima, strapazza un altro quotatissimo peso massimo inglese, Joe Beckett, steso al primo destro in settantasei secondi. Poi, volato negli Usa, si batte per il mondiale dei mediomassimi con l’americano Bob Levinski: abbattuto al quarto round il 12 ottobre 1920 sul ring di Jersey City. Da campione del mondo dei mediomassimi, arriva la sfida con Jack Dempsey, “The Manassa Mauler”, il massacratore di Manassa. Uno dei pesi massimi più grandi della storia, capace di detenere il titolo mondiale dei massimi dal 1919 al 1926.
Il ring è ancora quello di Jersey City e la data è quella del 2 luglio 1921. Anche in questo caso Carpentier regala centimetri e peso all’avversario ma la sua scherma raffinata lo mette nelle condizioni di dominare i primi due round. Nella seconda ripresa, due diretti al mento mettono in crisi Dempsey che vacilla. Carpentier porta un gancio destro allo zigomo per finire l’avversario ma non doppia il colpo. Dempsey resta in piedi e si riprende. In realtà, Carpentier avrebbe voluto colpire ancora alla tempia l’avversario ma non potè. Nel portare il primo gancio si era incrinato il pollice destro. Fu la sua fine. Non potendo più utilizzare il destro, Dempsey ebbe vita facile e lo atterrò al quarto round. Con un pizzico di sfortuna in meno, Carpentier avrebbe potuto mettere fine al regno dell’americano molto prima che ci riuscisse Gene Tunney nel ’26. Ma così andò.
Il declino del pugile
Da quel momento la carriera del francese comincia a declinare, come inevitabile. Torna in Europa e sconfigge senza problemi l’australiano Joe Cook e l’inglese Ted Lewis. Lo sfida ancora Joe Beckett che anche stavolta finisce giù alla prima ripresa. Il match che segna la fine reale della sua carriera è la sconfitta con il franco/senegalese Battling Siki il 24 settembre del 1922. C’è in palio il mondiale dei mediomassimi che ancora Carpentier detiene. Siki sembra in balia dell’avversario ma, improvvisamente, durante la seconda ripresa, un colpo alla mascella manda in crisi il campione che da quel momento si spegne. Alla sesta ripresa viene salvato dal getto della spugna. Nella sua biografia, Carpentier ammetterà che l’incontro era truccato e lui non si era preparato bene. Siki doveva andare giù entro la sesta ripresa. Ma l’angolo del pugile di colore si accorge ben presto che Georges ha un problema alla mano destra. Così decidono di giocarsela. Ebbero ragione.
Carpentier continuò a salire sul ring vincendo e perdendo ma non combattè mai più per un titolo. Affrontò anche l’astro nascente dei massimi Gene Tunney il 24 luglio 1924 e ne uscì sconfitto per ko tecnico al quindicesimo round. La sua stella si era definitivamente spenta. Smise con la boxe, fece l’attore di teatro leggero e di cinema e, anni più tardi, aprì un bar in una zona elegante di Parigi. Morì nella capitale il 28 ottobre 1975 e le sue spoglie oggi riposano nel cimitero di Vaires-Sur-Marne. Lui e Jack Dempsey, l’uomo che lo aveva battuto all’apice della carriera, furono amici veri. Ora l’uno, ora l’altro, volavano fra Parigi e New York per il piacere di rivedersi e chiacchierare un po’ (Fonte: The Sport Spirits).