Ogni secolo genera le sue ideologie politiche. Il 1700 ha visto lo sviluppo del liberalismo, il 1800 la nascita del comunismo, il 1900 l’avvento del fascismo e del nazismo. Il XXI secolo non fa eccezione, come dimostra l’ascesa della tech right, ovvero la nuova destra tecnologica incarnata da Elon Musk. Una destra diversa da quella del 1900, perché fonde i principi del conservatorismo politico con quelli del libertarismo tecnologico della Silicon Valley, che esalta l’innovazione, la libertà individuale assoluta ed è ostile a qualsiasi forma di ingerenza statale nell’economia.
Un’ideologia che, pur ponendosi nel solco della tradizione della destra del 1900 (in particolare quella liberista), di fatto mina le fondamenta stesse delle democrazie liberali occidentali, che si basano sull’esistenza di limiti per contenere il potere economico e di contrappesi per equilibrare quello politico.
Peter Thiel e l’apologia dei monopoli
Oggi il simbolo di questa nuova ideologia di destra è l’imprenditore più ricco del mondo, Elon Musk, ma prima di lui il rappresentante più noto è stato un altro importante imprenditore di successo della Silicon Valley, il cofondatore di Pay Pal, Peter Thiel, che è arrivato a definire i monopoli “motori di progresso”. Un’idea che supporta il principio più importante della tech right: non devono esistere restrizioni di nessun tipo sui colossi della tecnologia, visti come i pilastri della crescita economica e dunque del benessere della società.
La conversione di Mark Zuckerberg
La destra tecnologica si oppone a qualunque regolamentazione governativa sulle piattaforme digitali. Non devono esistere interferenze statali e la libertà di imprenditori e utenti deve essere assoluta. Principio che improvvisamente ha contagiato anche Mark Zuckerberg, che ha annunciato lo stop al fact checking su Facebook e Instagram in nome della “libertà di espressione”.
Lo smantellamento delle agenzie federali
Negli Stati Uniti la destra tecnologica è salita al potere. Musk dopo aver sostenuto la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali avrà un ruolo centrale nell’amministrazione guidando il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) che avrà il compito di smantellare il sistema delle agenzie federali americane. Migliaia di dipendenti pubblici saranno mandati a casa, esattamente come successo ai dipendenti di Twitter (ora diventato X) dopo l’acquisizione nell’ottobre del 2022. Diritti dei lavoratori e welfare state sono concetti che non fanno parte del vocabolario della tech right.
L’endorsment all’estrema destra tedesca
Musk non perde occasione per attaccare le tradizionali istituzioni democratiche. Ha criticato la banca centrale americana (la Federal Reserve), i magistrati italiani, l’Unione Europea (definita un monumento alla burocrazia), il premier britannico Starmer ed è arrivato a dire che l’unica speranza per risollevare le sorti della Germania è la vittoria del partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland) alle prossime elezioni politiche. La conferma che oggi l’amministratore delegato di Tesla ha posizioni molto distanti dai valori tradizionali delle liberal democrazie occidentali.
L’ostilità nei confronti della cultura woke
L’ideologia della tech right non si limita, però, alla sola sfera economica, ma abbraccia anche una visione della società profondamente conservatrice, come conferma il profondo disprezzo per la cultura woke, supportata dalla sinistra americana. Elon Musk, in perfetta sintonia con Donald Trump, l’ha pubblicamente liquidata come un “virus che manipola le menti dei giovani.
Le differenze con il trumpismo
L’affinità culturale tra la destra tecnologica e Trump è molto alta ma sarebbe un errore pensare che sono la stessa cosa. Il vecchio Tycoon repubblicano per Musk e gli altri libertari della Silicon Valley è probabilmente solo uno strumento utile per la conquista del potere. E di questo è consapevole Steve Bannon, l’ideologo del trumpismo della prima ora e artefice della vittoria del 2016. Bannon recentemente ha duramente attaccato Musk per il sostengo ai visti H-1B, utilizzati per l’assunzione di lavoratori altamente qualificati da paesi esteri.
Per l’imprenditore più ricco del mondo l’ingresso negli Stati Uniti di ingegneri, matematici e fisici è fondamentale per il successo delle aziende tecnologiche come Tesla e SpaceX, per Bannon invece i lavoratori stranieri tolgono opportunità di lavoro agli americani e abbassano i salari. E qui emerge la vera differenza tra la tech right e il trumpismo: per i primi al centro di tutto non c’è l’America (e i suoi lavoratori) ma solamente il successo della Silicon Valley.
L’America può essere al massimo uno strumento utile per aiutare le big tech a stelle e strisce a conquistare fette sempre più grandi dell’economia mondiale. Bannon ha definito Musk “una persona malvagia” e ha affermato che “la sua lotta contro di lui è diventata una questione personale”.
Un punto di svolta storico
Difficilmente, però, il vecchio ideologo del trumpismo avrà successo. L’ascesa di Elon Musk al fianco di Trump appare in questo momento inarrestabile. Ci troviamo di fronte a un punto di svolta nella storia della politica americana (e occidentale), paragonabile alla vittoria di Ronald Reagan e Margaret Thatcher nel Regno Unito. Stiamo entrando in una nuova fase del capitalismo che, prima o poi, si estenderà anche all’Europa e, dunque, all’Italia.
L’appoggio dei big della Silicon Valley e di Wall Street
I big della Silicon Valley si stanno velocemente riposizionando politicamente. Il fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post ha bloccato l’endorsement del suo giornale a Joe Biden prima delle elezioni. Mark Zuckerberg, dopo aver bandito Trump dai suoi social nel 2021, ora è in ottimi rapporti con lui. Wall Street ha festeggiato la vittoria repubblicana con un forte rialzo, e lo stesso ha fatto Bitcoin, per la gioia di milioni di cripto-investitori.
Il monopolio del controllo dell’informazione
Mai nessuno nella storia ha avuto un potere di manipolazione dell’opinione pubblica paragonabile a quello che oggi hanno i giganti digitali della Silicon Valley, che, con i loro algoritmi di intelligenza artificiale sempre più sofisticati, detengono il monopolio della distribuzione dell’informazione. Il ministro della propaganda nazista, Joseph Goebbels, ha affermato che il nazismo non sarebbe stato lo stesso senza la radio. Se con un media così semplice è stato possibile costruire il nazismo, cosa si può fare con i social network e le altre piattaforme digitali? La domanda è inquietante.
Il trionfo dell’élite tecnocratica
La tech right potrebbe liberarsi del trumpismo nello stesso modo in cui un razzo di SpaceX abbandona il primo stadio dopo aver raggiunto un’altezza e una velocità sufficienti per il proseguimento autonomo della missione. Con la sua definitiva vittoria, il XXI secolo entrerebbe pienamente a regime. Sarebbe il trionfo di un’élite tecnocratica che pone il dominio della tecnica e del profitto al di sopra di qualunque altro valore, con conseguenze al momento difficili da prevedere sul piano sociale. Più che un’utopia, sarebbe una vera e propria distopia, con Elon Musk nel ruolo di attore principale.
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