“Salvador Dalì, un artista, un genio“. Il titolo della grande esposizione a lui dedicata al Complesso del Vittoriano, sessant’anni dopo l’ultima memorabile retrospettiva romana, pone l’accento sul suo personaggio a tutto tondo, perché per apprezzare l’artista Dalì non si può prescindere dal conoscere il Dalì uomo e il suo percorso umano.
A parte la sua indiscutibile creatività, il maestro spagnolo, uno dei più celebri di tutti i tempi, è stato capace di inventare, dalle sue eccentricità caratteriali e biografiche, un universo affascinante e suggestivo di immagini davvero uniche.
Un’icona inimitabile (i suoi celebri baffi eccentrici ne sono la rappresentazione più riconoscibile) alla continua ricerca di quel “meraviglioso” che l’amico Breton, teorico del Surrealismo, considerava il fine ultimo dell’arte.
In mostra olii, disegni, documenti, fotografie, filmati, lettere, oggetti di sua produzione per raccontare l’unicità di Dalì e, per la prima volta, anche le relazioni tra l’artista e il nostro Paese e quanto l’arte italiana abbia influito sulla sua personalità poliedrica.
Grazie a prestiti eccezionali dai maggiori musei del mondo, l’esposizione presenta opere allestite in 4 sezioni distinte: una introduttiva che si sofferma sull’aspetto performativo di Dalì, attraverso numerosi scatti del fotografo Philippe Halsman e installazioni che fanno sentire la voce e vedere le sue invenzioni e i suoi travestimenti; la prima che analizza il dialogo serrato tra il maestro, desideroso di affermare la propria supremazia nell’arte mondiale, con i grandi del Rinascimento italiano; la seconda dove capolavori pittorici raccontano il mondo onirico, inquietante e denso di suggestioni che raffigura, con una tecnica superba, l’artista spagnolo, frutto dell’immaginazione sfrenata e instancabile del più totale tra i surrealisti; la terza e ultima esplora un aspetto quasi inedito della relazione profonda che Dalì ebbe con l’Italia, attraverso le rievocazioni dei suoi viaggi come la visita ai giardini di Bomarzo, le cui immagini lasciano rintracciare quel mondo di mostri e di figure fantastiche che appartengono al suo universo artistico fin dai primi dipinti surrealisti.
Non mancano ricordi legati a registi, attori, industriali come Luchino Visconti, Anna Magnani, Alberto Alessi e Federico Fellini con i quali Dalì ebbe una proficua collaborazione tra gli anni 50 e 60.
Fino al 1 luglio “Dalì. Un artista, un genio” – Complesso del Vittoriano – Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
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