Latitante, terrorista e scrittore: chi è veramente Cesare Battisti

L’aveva promesso e lo ha fatto Jair Bolsonaro: il neo presidente del Brasile appena eletto ha spinto perché venisse firmato un mandato d’arresto per Cesare Battisti, avviando anche le procedure per l’estradizione in Italia.

Ma chi è Cesare Battisti? Vediamo la sua biografia e cosa avrebbe fatto per essere definito un terrorista (lui si è sempre dichiarato innocente per gli omicidi che gli sono stati attribuiti) su cui pendono due ergastoli da dover scontare nel nostro paese.

La vita

Quella di Cesare Battisti è una storia che riporta l’Italia indietro di qualche decennio, in quei Anni di Piombo che insanguinarono il nostro paese tra la fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘80.

Nato a Cisterna di Latina il 18 dicembre 1954 da una famiglia di estrazione operaia e vicina agli ideali comunisti, dopo essersi iscritto al gruppo giovanile del PCI nel 1971 abbandonò la scuola (frequentava il liceo classico) iniziando a rendersi responsabile di furti e rapine.

Gli anni dell’adolescenza di Battisti furono quindi segnati da un continuo andirivieni dal carcere. Nel 1977 mentre era detenuto a Udine per l’aggressione a un Sottufficiale dell’Esercito, conobbe Arrigo Cavallino che era l’ideologo dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC).

Anche se di recente l’uomo ha dichiarato che era già vicino a diverse organizzazioni comuniste, con il suo ingresso nei PAC avvenne l’entrata in un gruppo armato definito poi da Battisti una “trappola fatale”.

Dopo essersi spostato a Milano, qui avrebbe preso parte insieme ad altri membri dei Proletari Armati per il Comunismo a diverse azioni criminali: oltre alle rapine, ci furono anche quattro omicidi.

Arrestato nel 1979 per possesso di armi da fuoco e banda armata, due anni più tardi grazie a dei complici riuscì a evadere dal carcere di Frosinone. Iniziò così la sua latitanza prima a Parigi, fuggendo poi in Messico dove rimase fino al 1990: in quel periodo arrivarono le condanne in contumacia ai due ergastoli.

Tornato di nuovo in Francia, grazie alla dottrina Mitterrand venne rifiutata la sua estradizione e così Cesare Battisti iniziò anche una carriera come scrittore di romanzi noir e di saggi politici.

Quando Chirac prese il posto di Mitterrand all’Eliseo, il Consiglio di Stato francese diede il suo via libera all’estradizione ma l’ex militante dei PAC era già fuggito in Brasile iniziando così la sua latitanza nel paese sudamericano.

Arrestato a Copacabana nel 2007 per il suo ingresso illegale nel paese, due anni più tardi ottenne lo status di rifugiato politico poi revocato. Scarcerato nel 2011, l’allora presidente brasiliano Lula si oppose alla richiesta di estradizione avanzata dall’Italia.

Decisione questa poi confermata anche dalla Rousseff, che aveva preso il posto di Lula come presidente del paese carioca, ma con la vittoria dell’ultra conservatore Bolsonaro alle ultime elezioni il governo brasiliano ha cambiato idea.

Ecco dunque che Bolsonaro ha spinto per l’emissione di un mandato d’arresto nei confronti di Cesare Battisti, iniziando anche le pratiche per la sua estradizione. L’uomo però nel frattempo ha fatto perdere le sue tracce, tanto che al momento risulta latitante (con tanto di identikit con i suoi possibili travestimenti diramato dalla polizia) e forse già fuggito in Bolivia.

Le condanne

Per i fatti avvenuti durante la sua militanza nei PAC, Cesare Battisti in Italia è stato condannato a due ergastoli più a diversi anni di carcere per dei capi di accusa come concorso morale in omicidio, evasione, banda armata, rapina e possesso illegale di armi da fuoco.

Nonostante ci siano state sette sentenze che hanno riconosciuto la sua colpevolezza, Battisti si è sempre dichiarato innocente per le accuse riguardanti gli omicidi affermando di non aver mai sparato a una persona in vita sua.

Nello specifico le condanne riguardano quattro omicidi. In due di questi l’ex militante comunista è stato ritenuto l’esecutore materiale, in uno il co-organizzatore e in un altro di aver fornito “copertura armata”.

Le accuse nei confronti di Cesare Battisti arrivano tutte dall’ex PAC Pietro Mutti, ora collaboratore di giustizia, le cui testimonianze però sono state spesso contraddittorie.

A difesa del latitante bisogna riportare anche come i test scientifici sulle armi sequestrate all’uomo avrebbero dato esito negativo: prima dell’arresto nel 1979 non avevano mai sparato.

Secondo le sentenze ora passate in giudicato invece Battisti avrebbe ucciso materialmente il maresciallo Alberto Santoro, oltre all’agente della DIGOS Andrea Campagna (unica volta in cui Mutti disse di aver visto materialmente il suo ex compagno sparare vedendolo da uno specchietto retrovisore).

Nel caso dell’uccisione del gioielliere Pierluigi Torregiani, Battisti che si trovava in un altro luogo è stato condannato in quanto co-ideatore e co-organizzatore. Nell’omicidio del macellaio Lino Sabbadin invece avrebbe fornito “copertura armata” al killer.

Alcune condanne ora sono cadute in prescrizione, mentre quelle relative agli omicidi Torregiani e Sabbadin lo saranno rispettivamente nel 2023 e 2021. Per gli ergastoli invece non è prevista prescrizione: se sarà estradato, Cesare Battisti in Italia dovrà passare il resto della sua vita in carcere.

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