Continua il viaggio di Outsider News nel mondo delle professioni. Abbiamo intervistato l’Avv. Ferico Vido, esperto di diritto societario che vanta una consolidata esperienza anche nelle operazioni corporate sui mercati internazionali.
Come ha iniziato?
La mia esperienza lavorativa è iniziata nel lontano 2006, subito dopo la laurea, quando ho intrapreso la pratica forense presso uno studio di Sondrio svolgendo le normali incombenze di un praticante (cancelleria, ricerche e quant’altro) per poi passare nel 2007 in altro studio del capoluogo nel quale ho veramente incominciato ad imparare come si svolgeva la professione, venendo progressivamente responsabilizzato sino ad avere autonoma gestione di alcune posizioni già da praticante.
Nel 2010 ho finalmente conseguito l’abilitazione e l’iscrizione all’Albo e così nel giro di pochi mesi ho iniziato a svolgere la professione anche in proprio, con tutti i rischi ed i sacrifici che questa comportava e nel contempo ho iniziato a collaborare con altri colleghi. Nel 2011 ho formalmente aperto il mio studio a Sondrio senza però perdere il mio spirito d’avventura che mi ha portato a lavorare anche con colleghi esterni, in particolare del Foro di Milano, dove nel 2013 ho eletto il domicilio prima di aprire formalmente il secondo studio nel 2015, anno in cui ho iniziato anche ad occuparmi con maggior frequenza di questioni internazionali. Quest’ultimo è uno dei differenti ambiti in cui opero avvalendomi anche del supporto di altri colleghi per questioni particolari quali ad esempio la privacy o il diritto tributario. Il mio studio, infatti, non è per così dire “monotematico” ma mi occupo di diversi settori del diritto proprio perché la mia formazione, in una realtà provinciale, mi ha portato a conoscere più materie e non a concentrarmi solo su un unico argomento.
Quale è stato il suo primo lavoro?
Se escludiamo il periodo da praticante il mio primo vero lavoro è stata la gestione di un contenzioso in materia di eredità tra due sorelle con strascichi civili e penali. Un contenzioso intricato che sono riuscito a risolvere brillantemente mettendo a frutto le conoscenze acquisite come mediatore, trovando così una soluzione che soddisfaceva entrambe le parti in causa.
Perchè la consulenza legale, un settore così inflazionato?
Ho sempre avuto un grande interesse per il diritto in generale sin dalle scuole medie e volevo svolgere un lavoro che mi permettesse di applicare questa mia passione dandomi nel contempo anche quella libertà di movimento e di scelta che solo la libera professione poteva soddisfare. Ho sempre avuto coscienza delle difficoltà che avrei trovato in un mercato saturo come quello italiano, ma di contro ho sempre amato le sfide ed alla fine sono soddisfatto perché comunque sono riuscito a farmi conoscere in un settore d’attività in cui vi è una continua lotta per fidelizzare i clienti, soprattutto dopo l’abolizione dei minimi tariffari (che alle volte fanno pensare di essere al Foro Boario e non di fronte a professionisti).
Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato?
Nello svolgimento della professione sono tante le difficoltà che si incontrano. La prima è certamente quella di riuscire a crearsi un proprio “pacchetto clienti” perché la concorrenza è tanta ed entrare nel meccanismo non è facile dovendosi confrontare a volte con realtà professionali radicate da generazioni o di dimensioni tali da poter fagocitare un numero impressionante di clienti. Per certi aspetti l’essere nato professionalmente in una realtà provinciale mi ha consentito di non concentrarmi solo su una singola materia, ma di seguire diversi filoni e quindi di crescere lentamente. Di contro la saturazione del mercato fa sì che per poter acquisire clientela ci voglia molto più tempo che in passato. La seconda è superare la diffidenza della gente perché non tutti considerano il “nuovo” come qualcosa di positivo anzi spesso non vi si affidano perché presumono che la minore anzianità vada di pari passo con una carenza di esperienza e di affidabilità (quando nella realtà dei fatti non è così). La terza è, in questi ultimi tempi, ottenere i pagamenti da parte della clientela: che sia lo stato con i compensi per il c.d. Gratuito Patrocinio, che siano i privati vi è una dilatazione delle tempistiche di saldo delle parcelle esageratamente lunga che si ripercuote in maniera rilevante su chi esercita la libera professione.
Cosa pensa dell’approccio degli imprenditori italiani alla consulenza legale?
A differenza che all’estero l’imprenditore italiano è più propenso ad utilizzare una consulenza intra aziendale o al “fai da te”, a volte con conseguenze dannose per la propria realtà commerciale. Questo per due ordini di ragioni: la prima, di natura meramente economica volta a non investire risorse nella consulenza legale perchè – secondo la mentalità di tanti – sono denari sprecati; la seconda, perché si sono sviluppate nel tempo una serie di figure intermedie che operano in ambito paralegale che hanno “alterato” il mercato creando diffidenza negli imprenditori. La conseguenza è che spesso l’azienda deve poi sostenere maggiori spese legali e di consulenza per risolvere problematiche che un’adeguata assistenza iniziale avrebbe evitato. Ritengo, quindi, che si tratti di un approccio errato che guarda il risultato economico immediato – il risparmio sulla parcella dell’avvocato per la mera consulenza – senza valutare le possibili incidenze future. Per questa ragione dovrebbe svilupparsi una nuova cultura nell’imprenditoria volta a tenere nella dovuta considerazione la consulenza legale.
Cosa la distingue dagli altri professionisti che hanno il suo lavoro?
Fare paragoni con gli altri professionisti non è mia abitudine perché ritengo che ognuno di noi abbia caratteristiche personali e professionali differenti, del resto siamo uomini e non macchine. Ognuno di noi ha un approccio differente al cliente ed alla problematica che gli viene sottoposta, è nell’ordine delle cose e se così non fosse non vi sarebbe quella sana e libera concorrenza che – a mio sommesso parere – è anche uno stimolo a svolgere il proprio lavoro sempre al meglio. Per quanto mi riguarda posso dire che la mia filosofia di lavoro si basa su un trattamento del cliente tailor made, vale a dire con un approccio destinato a seguirlo nelle sue differenti esigenze cercando di individuare in via preliminare quali sono gli obiettivi che si pone e come è possibile raggiungerli nel miglior modo adottando soluzioni rapide, equilibrate e confacenti. Questo sia nell’ambito giudiziale che nella consulenza stragiudiziale. Nello svolgimento della professione sono particolarmente meticoloso e cerco di analizzare ogni aspetto così da prospettare al cliente ogni possibilità sia essa favorevole o sfavorevole. Non mi piace assolutamente affidarmi “al caso” e così fanno anche i colleghi che mi affiancano.
Se dovesse spiegare a un giovane il valore della professione di avvocato, cosa gli direbbe?
Oggigiorno spiegare la professione di avvocato non è facile e vi sono maestri di ben più alto profilo che potrebbero dar conto meglio del sottoscritto del valore della figura del legale. Per quanto mi compete e per quello che ho sperimentato direttamente in questi anni posso dire a chi intende intraprendere questa via che non pensi di trovarsi su un autostrada, anzi è come una strada di montagna, costellata di ostacoli, e va percorsa con sacrificio e abnegazione. Non sono più i “tempi d’oro dell’avvocatura”, bisogna costruirsi il proprio futuro ogni giorno prestando attenzione a non cadere nelle numerose insidie che si trovano lungo il cammino, primo fra tutti i c.d. facili guadagni. Essere un avvocato libero professionista è sacrificio perché spesso “il diritto e la giustizia neppure si incontrano” e quando accade ci si chiede se si è fatto tutto il possibile per raggiungere l’obbiettivo. Non bisogna mai demordere e l’unico modo per poter mantenere quel livello di rilevanza che il legale quale juris perito ha è quello di seguire con rettitudine quei principi che ci hanno trasmesso grandi giuristi come Calamandrei. Si è avvocati sempre anche al di fuori del mondo professionale e non bisogna mai scordarlo.
Se avesse fatto un altro lavoro, cosa le sarebbe piaciuto fare?
Come dicevo poc’anzi la mia passione per il diritto avrebbe comunque influenzato la mia vita e la mia carriera perchè se non fossi stato avvocato sarei entrato nei ruoli delle Forze dell’Ordine.
Commenta per primo