Luigi De Falco: “Fino al 2000 facevamo profitti stellari in Borsa sulle dot.com. Poi siamo finiti contro un muro”

Diciasette anni fa scoppiava la bolla della New Economy che travolse i pionieri di internet, da AOL a Tiscali. Per ricordare quel periodo abbiamo intervistato Luigi De Falco, oggi Presidente del Gruppo H2biz e editore di Outsider News, all’epoca giovanissimo broker della Dival Ras SIM (RasBank) alla Borsa di Milano.

luigi de falco

Partiamo dall’inizio. Cosa era la New Economy?
Era una sogno, per la prima volta chi aveva un’idea innovativa riusciva a trovare dei capitali per realizzarla velocemente, anche senza avere un piano definito per fare profitti. Bastava che l’idea avesse internet come base e il gioco era fatto. Qualsiasi azienda, oggi le chiameremmo start up, che tra il 1995 e il 2000 aveva il .com nel nome trovava dei partner pronti a sostenerla perchè il mercato credeva che la rivoluzione di internet avrebbe cambiato qualsiasi paradigma e che i profitti prima o poi sarebbero arrivati. Questo non è successo perchè tutte le dot.com puntarono esclusivamente ad allargare a dismisura la base dei clienti senza preoccuparsi di avere un modello di business per trasformare quei clienti in denaro, in profitti.  Nella prima parte del 2000 il mercato ha capito che quella rivoluzione era una bolla e si è sgonfiato, travolgendo tutti, anche quei pochi operatori che avevano un business solido.

Cosa ricorda di quel periodo in Borsa?
Ho un ricordo nitido, ero un ragazzino e mi trovavo in una giostra che girava a 300 all’ora. E’ stato un periodo eccitante. Qualsiasi titolo internet volava in Borsa, si poteva quasi investire ad occhi chiusi, puntare il dito a caso su un titolo dot.com e il giorno dopo la quotazione saliva, anche del 50% in poche ore. Non c’erano Google, Facebook o Amazon, le star di quegli anni erano AOL (America On Line), Excite, Lycos, Tiscali, Finmatica, Seat Pagine Gialle e Tin.it, per citarne alcune. Al desk della Borsa di Milano passavamo tutto il tempo al telefono a raccogliere gli ordini dei clienti, a volte gli ordini di acquisto erano così tanti che non riuscivamo ad eseguirli in una sola giornata. Ricordo che alcune società sono salite anche del 300% in un solo giorno e che una volta su Tiscali guadagnammo 300 milioni delle vecchie di lire di commissioni di negoziazione in un’ora. Alla fine degli anni ’90 facevamo profitti stellari sulle dot.com. Guadagnavamo troppi soldi e quando guadagni troppi soldi non riesci a smettere, è come una droga. Poi scoppiò la bolla nel marzo del 2000, il Nasdaq crollò e noi (clienti, banche e broker) siamo finiti tutti contro un muro. All’inizio pensavamo che fosse un calo temporaneo, quasi fisiologico, gli investitori che avevano realizzato profitti anche a tre cifre stavano monetizzando e invece il crollo era strutturale ed è durato quasi 10 anni. Tanto ci ha messo il mercato per ritrovare la fiducia nelle società internet, grazie anche a Google e Facebook che hanno fatto da apripista dal 2010 in poi.

Perchè scoppiò la bolla della New Ecomony?
Le bolle speculative sono tutte uguali. Il mercato si convince che è in corso una rivoluzione, fa saltare tutti i parametri di valutazione (solidità, profittabilità, etc..) e comincia a comprare al buio. Ci sono sempre dei segnali di pericolo, ma quando la giostra è partita nessuno vuole scendere. Dalla bolla dei Tulipani olandesi al crollo dei mutui sub-prime americani lo schema è sempre lo stesso. Il motore delle bolle speculative è sempre stata l’avidità, quella di noi operatori per primi, che avevamo gli strumenti per capire e abbiamo chiuso gli occhi perchè facevamo troppi soldi e non volevamo smettere.

Cosa le è rimasto di quel periodo “eccitante” e come ha cambiato la sua vita?
E’ stata una straordinaria esperienza di vita per un ragazzo poco più che ventenne. Ho imparato a capire le zone grigie del denaro e questo mi ha aiutato tanto. Avevo conosciuto alcuni di quei pionieri italiani delle dot.com. Pochissimi sono rimasti sul mercato, la maggior parte ha cambiato settore, alcuni addirittura oggi fanno gli impiegati. E’ un peccato perchè tra tante aziende “gonfiate” ce ne erano alcune veramente interessanti, come Virgilio, il primo portale internet italiano, che con l’evoluzione del mercato sarebbe potuta diventare un player globale e competere anche con gli Over the Top (Google, Facebook…). Anche io ho cambiato mestiere, in parte perchè fare il broker era come come fare il dipendente di una banca d’investimento e questo non era nella mia natura e in parte perchè proprio grazie a quello che ho vissuto in prima persona in quegli anni ho potuto poi fondare la mia dot.com, che si chiamava e-Gav, un gruppo d’acquisto on-line. Gli anni d’oro erano finiti e ho fatto una gran fatica per trovare mercato, ma in fin dei conti me la cosa cavata e mi si sono aperte altre strade. In un certo senso senso la bolla della New Economy mi ha salvato la vita.

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