Per le strade della città, come su un palcoscenico di avanspettacolo. Così la moda si immagina la prossima stagione estiva. Una parata di belle donne con gambe ben in vista, il cui traguardo è un sedere sorridente.
I creatori di moda vorrebbero vestire tutte le donne con micro minigonna e hot pants, il che detto in soldoni suoni: in mutande e anche molto sgambate. Un po’ come veniva immortalato un famoso quanto ignoto fondoschiena femminile, nella mitica pubblicità dei jeans Jesus firmato da Oliviero Toscani a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, l’indimenticabile ‘chi mi ama mi segua’.
Le gambe, da mettere in mostra quest’estate non sono certo merce comune. Al contrario, bene prezioso per poche elette. Lunghissime e sottili, da fenicottero. E senza concessioni all’abbondanza, nè nei chili, ma neanche nella provocazione. Un patrimonio che esige una certa cura. Fondamentale l’interno coscia, che non deve mai mostrare nessun cedimento.
Il sedere, a mandolino, abbarbicato alla schiena, sfida la legge di gravità. Raro da trovare dopo i trent’anni. A meno che, con la pazienza da certosino non si vada tutti i giorni in quella palestra lontana da casa, solo lì dove hanno il miracoloso power plate, un attrezzo diabolico, mai così gettonato come ora. Praticamente una centrifuga vibrante che ti rassoda ogni muscolo del corpo. Piccolo scotto da pagare: spostamento eventuale di vertebra in caso lo si usi male. Quindi meglio usarlo sotto la supervisione di un personal trainer. E’ chiaro che permettersi delle mise così azzardate, come quelle che suggeriscono i guru della moda, risulta di non facile gestione. Un patrimonio alquanto dispendioso da gestire, per soldi, tempo e fatica.
Se da un lato gli stilisti, bontà loro, hanno liberato le donne dall’incubo dei pantaloni a vita bassa che le costringevano a esercizi penosi per avere l’addominale d’acciaio, dall’altro lato le hanno caricate di un peso ancor maggiore: andare in giro col sedere scoperto per metà. Il che oltre ad essere improponibile nei lidi cittadini, diventa dispendioso in tutti i sensi: oltre alla mutanda di Chanel, che fa tanto Esther Williams, ma che costa un occhio della testa, si aggiungano le numerose fatture, dal massaggiatore al personal trainer. Con il rischio che la mamma sfiori il ridicolo e la figlia, subisca le avances, quantomeno inopportune, del solito vecchio arrapato di turno. Certo qualcuno ne trarrà vantaggio. Magari le case automobilistiche che a fine estate vedranno il loro fatturato lievitare incredibilmente a causa dei numerosi tamponamenti di guidatori distratti nelle vie cittadine da tanto ben di dio, esposto come si fa normalmente sul bagnasciuga di Riccione.
Fortunati gli ortopedici quest’estate che vedranno moltiplicare le loro prestazioni per soccorrere decine di fanciulle e signore azzoppate da improbabili sculture sotto i piedi. Colpa di quei quindici centimetri di zeppa e tacco dalle forme più incredibili. Scarpe tanto belle, quanto importabili. Meno male che il filtro del buon senso soccorre anche le modaiole più incallite. Cosicché lo stilista propone e la donna dispone. A dispetto di molti pericolosi trampoli che si vedono in vetrina, preferisce la scarpa rasoterra, come la ballerina, un evergreen.
Altrettanto pericoloso avventurarsi nei territori color pastello delle lolite in versione bomboniera. Quei rosa, lilla, e azzurrini con un eccesso di ruches fanno tanto ‘spolverino da cipria anni sessanta’, per il quale anche una diciottenne al suo debutto si sentirebbe troppo cresciuta per sentirsi a suo agio. Immaginarsi chi poi cade nel tragico errore di credersi diciottenne, avendo qualche lustro di più. Rischia di sembrare la nonna di Barbie o la vecchia zia svampita di Paris Hilton. E ovviamente incorre nel vecchio detto, trito e ritrito: “dietro liceo, davanti museo”.
Se si prende alla lettera quello che l’olimpo stilistico detta un altro rischio a cui bisogna essere pronti è sembrare un ferrero rocher , in caso opti per il total look dorato. Assicurato, invece, l’effetto Dita von Teese, la nota spogliarellista americana, se sceglie bustier vinilici.
Ma questa moda da qualcosa ci ha salvato. Dall’etnico che ci ha ossessionato per duemila stagioni . Almeno per quest’estate pare che non vedremo più orde di improbabili odalische pronte a ballare la danza del ventre per i loro lussuriosi e generosi mecenati. E tantomeno signore intabarrate in appariscenti caftani come fossero a caccia di un tuareg (alla fine hanno capito che neanche nelle nostre due metropoli, Roma e Milano, c’è traccia degli uomini blu). Ma non saremo del tutto graziate dal flagello esotico. Ci sarà chi avrà il coraggio di fasciarsi la testa con un turbante di satin turchese, viola o giallo o con spilla – maharajah. Pare che il genere abbia registrato sold out nei negozi. Le nostre modaiole direbbero che va lo stile “un po’ etcno-chic e un po’ ‘diva anni Trenta’. O ancora ‘sofisticato, misterioso, dandy’. Sicuramente – ci aggiungiamo al coro-, ma senza trascurare il lato pratico della situazione: è la soluzione ottimale per il lunedì mattina, giornata di chiusura dei coiffeur.
Comunque, ci sono delle sicurezze a cui ancorarsi quest’estate. Come il jeans attillato a vita alta con una bella camicia bianca. I blazer impeccabili, da giorno e da sera, aderentissimi al corpo e scollati. Il ritorno dei colori decisi: il giallo, l’indaco, il viola, il rosso, l’arancione. E i classici: bianco, blu, marrone e grigio.
Nonostante i diktat che arrivano dalle passerelle internazionali della moda, da quello che in realtà si vende nei negozi, scopriamo che, in realtà, la maggior parte delle donne rifugge gli eccessi da top model. Riscopre una moda meno sbandierata, ma sicuramente più portabile in città e più comoda tra le pareti di un ufficio. Mette la giacca lunga avvitata insieme ai pantaloni larghi, il trench alla Audrey Hepburn, il parka passepartout, il soprabitino in stile Jackie O’. Come dice una guru dello shopping :”Quest’estate? Va di tutto. Basta prendere un po’ di qua e un po’ di la, secondo il proprio (buon)gusto”.
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