Tremate, tremate: gli anni Ottanta sono ritornati. E non solo perché Donald Trump è di nuovo al centro delle cronache. Di quella decade sfrenata di edonismo reaganiano e rampantismo assoluto sta tornando un po’ tutto, tra lo sconforto generale: la disattenzione per l’ambiente e la corsa agli armamenti, la divisione iniqua di ricchezze e benessere e il pericolo incombente di una guerra atomica.
I muri che caddero alla fine del decennio adesso si ergono di nuovo, spesso solo simbolici ma comunque ingombranti.
Nella moda gli anni Ottanta continuano a occhieggiare da tempo, in forma di perversione estetica, o di nostalgia da parte di quanti non ne hanno vissuto in prima persona gli eccessi e la cafonaggine. Del resto, furono anni di gusto mandato alle ortiche e di esibizionismo sconsiderato: una decade di lamé e grandi volant, di spalle immense e fiocchi ovunque, di ciuffi cotonati e minigonne, di colori squillanti, calze velate e gli immancabili tacchi a spillo.
Gli Ottanta sono l’antitesi assoluta della sobrietà, e il momento stesso in cui il sistema della moda per come lo conosciamo si è strutturato. Agli anni Ottanta, però, non si può rinunciare perché avevano l’ottimismo del benessere diffuso e la sventatezza spandacciona dei soldi facili. In quel senso, sono irripetibili. Sono una utopia, forse un incubo, che è divertente adesso replicare in guardaroba.
Lo fanno piccoli creatori in erba – a Londra, soprattutto, dove i giovani selvaggi come Loverboy e Matty Bovan omaggiano senza fine il nightclubbing degli anni d’oro – ma lo ha fatto l’anno scorso anche un big assoluto come Marc Jacobs, caduto dai cuori dei modaioli cool ma ancora capace di assestare un colpo di tutto rispetto.
E allora volant a iosa, cappelli immensi e volumi gonfiati. Ma niente é uguale la seconda volta, ed è lì che Jacobs si conferma trendsetter. Il colore dei capelli, in sfilata, era abbinato al vestito. Ciuffo giallo e abito giallo, zazzera viola e volant viola e così via.
Folleggiare per dimenticare l’orrido presente. Non è un fenomeno passeggero, gli anni ’80 sono tornati per restare perchè ne abbiamo bisogno per sognare.
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