In principio fu il dolcevita nero con i jeans di Steve Jobs. Poi vennero i maglioncini blu di Sergio Marchionne esibiti con studiata nonchalance, invece del doppiopetto di Caraceni, al consiglio d’amministrazione, quindi le felpine slavate del multimilionario della porta accanto Mark Zuckerberg, Mr Facebook. Adesso è tendenza conclamata: la normalità incolore come picco della ricercatezza estetica e della espressione di gusto. Con una perversione in più: la rinuncia al vestire con cura diventa forma massima di snobismo.
In America c’è già l’etichetta per definire questa scelta controcorrente, e a breve partirà, c’è da scommetterci, la campagna serrata di marketing, con tanto di negozi dedicati: si chiama normcore, ovvero normal + hardcore – normalità estrema, insomma – e pare sia l’ultimo grido tra i fighetti, i creativi e gli influenti di New York e di molte altre metropoli che dettano usi, costumi e consumi globali. In cosa consiste questa nuova epidemia, che sembra azzerare d’un colpo il culto sfrenato del personal style avallato e stimolato da blogger, paparazzi e compagnia? Semplice: basta non prestare la benché minima attenzione a come ci si veste, puntando le energie in direzione di un solo goal: il confort massimo, in ogni situazione. Ovvero? Rifiuto, in primis, di formalità e preziosismi.
Vestire normcore vuol dire conciarsi come pensionati qualunque o arzilli signore e signori di mezza età: pantaloni comodi dalla vita alta, felpe di pile zippate, berrettini con la visiera, scarpe da tennis bianche rigorosamente anti-tecnologiche. Nulla di astruso, insomma: quel che tutti, o quasi tutti, possediamo già, ma che ci siamo sempre vergognati ad esibire, riservandolo al privato domestico e alle occasioni – gite fuori porta e fughe al supermarket – di quotidiana non visibilità. Adesso invece è tutto sdoganato. Anzi, meglio: adottare il nuovo credo con convinzione pone subito nella schiera dei trendsetter. C’è un ma, naturalmente: scegliere di vestire così e farlo inconsapevolmente sono affari antitetici. Dove c’è intenzione c’è sempre un progetto, e la normalità ricercata non è altro che l’ennesima messa in scena. O no? Di certo, oggi, c’è solo che più ti conci e meno conti.
Be the first to comment