Operazioni impossibili: l’ultimo assalto del Calcutta Light Horse

Durante le guerre viene fuori il meglio e il peggio della natura umana. La storia dell’ultimo assalto del Calcutta Light Horse, un ex reggimento di cavalleria dell’esercito britannico, dimostra come in situazioni limite il coraggio, la fantasia e la tenacia rendano possibile l’impossibile.

Calcutta Light Horse

Nel 1943 la Special Operation Executive (SOE) Force dei servizi segreti britannici, dal suo quartier in India settentrionale, individuò delle trasmissioni radio codificate che venivano inviate nottetempo dal porto di Mormugao a tre navi spia tedesche di stazza nel porto di Goa (Portogallo).

Queste trasmissioni consistevano in informazioni dettagliate sui movimenti di diverse navi alleate, quali la loro posizione in determinati momenti e la loro destinazione, fornite da una rete di informatori nazionalisti indiani – che, volendo abbattere il dominio britannico in India, desideravano la sconfitta del Regno Unito nella guerra –  attivi nel porto di Bombay, organizzata dalla spia tedesca Robert Koch, detta “Trompeta”, residente a Goa. Grazie alle informazioni trasmesse dall’Ehrenfels (una delle tre navi spia tedesche), gli U-Boot tedeschi attivi dell’Oceano Indiano – i destinatari di queste trasmissioni – poterono intercettare ed affondare, in sole sei settimane della primavera 1943 46 navi alleate.

Le perdite causate dalle informazioni trasmesse da Mormugao stavano diventando notevoli, così, dopo aver informato le autorità di Goa delle trasmissioni radio senza essere creduti (avendo infatti dette autorità inutilizzato le radio delle navi all’atto dell’internamento), rapito Koch senza che questo fermasse le trasmissioni, ed aver infruttuosamente tentato di corrompere il capitano Röfer dell’Ehrenfels, i servizi segreti britannici decisero di eliminare la stazione trasmittente installata sull’Ehrenfels.

Dal momento che l’attacco sarebbe stato compiuto in territorio neutrale – quello di una colonia del Portogallo –, i comandi britannici decisero di non ricorrere ad un’unità militare regolare, bensì di reclutare una ventina di volontari di mezz’età, che avevano già terminato da tempo il loro servizio militare – e pertanto civili –, tra i cittadini britannici residenti in India. Tali uomini vennero reclutati tra i membri dei prestigiosi club di militari in congedo di Calcutta, il Calcutta Light Horse Club (14 uomini) ed il Calcutta Scottish Higlander Club (4 uomini): nella vita civile erano uomini d’affari, funzionari ed impiegati di compagnie britanniche operanti in India, pur facendo parte dell’Army Auxiliary Force, ma era estremamente improbabile che sarebbero mai stati richiamati in servizio. Il Calcutta Light Horse era stata un’unità di cavalleria dell’esercito britannico, ma non era più attiva dai tempi della Guerra Boera.

L’incursione venne organizzata nella massima segretezza, per essere attuata senza scontri armati e senza che i partecipanti venissero scoperti, per evitare un incidente diplomatico tra Regno Unito e Portogallo.

L’operazione, denominata «Longshanks» o «Creek», scattò nelle prime ore del 9 marzo 1943. I marinai dei mercantili internati ebbero la piacevole sorpresa di trovare un bordello che, per quella notte, offriva gratuitamente i servigi delle proprie ‘dipendenti’, mentre gli ufficiali, insieme a funzionari portuali, vennero invitati ad un ricevimento indetto da un notabile locale. Naturalmente, tutto era stato organizzato dal SOE per ridurre il più possibile il numero degli uomini che si sarebbero trovati a bordo dell’Ehrenfels e delle altre navi. Alla fine della festa, gli ufficiali non avrebbero trovato nessun taxi disponibile per riportarli a bordo.

Il vecchio e lento rimorchiatore Phoebe trasportò i membri del singolare «commando» di militari a riposo nel porto di Mormugao; all’una di notte, con il favore del buio, gli incursori britannici, al comando del tenente colonnello Lewis Henry Pugh e del colonnello W. H. Grice, salirono sull’Ehrenfels e distrussero la radio trasmittente. L’originario piano britannico prevedeva che, mentre un gruppo di incursori distruggeva la radio, altri due gruppi avrebbero tagliato le catene delle ancore e messo in moto i motori della nave, in modo da catturarla e portarla via, al largo, per poi diffondere la notizia che l’Ehrenfels aveva tentato la fuga diretto in un porto in mano giapponese, ma era stato intercettato e catturato da navi britanniche. Ma a bordo della nave tedesca, contrariamente alle previsioni britanniche, ci si era preparati all’evenienza di un attacco e si era predisposto l’autoaffondamento: vi fu uno scontro tra i membri dell’equipaggio, privi di armi ma determinati a difendersi, e gli assalitori britannici, nel quale rimasero uccisi il comandante Röfer ed alcuni marinai dell’Ehrenfels; durante la colluttazione sorta tra britannici e tedeschi, alcuni marinai dell’Ehrenfels riuscirono a scatenare degli incendi a bordo ed ad aprire le valvole di presa a mare, autoaffondando la nave e così impedendone la cattura. Terminata la distruzione della radio, i commandos britannici si ritirarono con alcuni prigionieri e si allontanarono altrettanto furtivamente, riprendendo il largo sul Phoebe.

Non appena s’iniziarono a sentire i rumori del combattimento a bordo dell’Ehrenfels, il comandante dell’Anfora spedì a terra un messaggio in cui informava le autorità cittadine di quello che stava accadendo, richiedendo l’invio della polizia e di un medico.

Sull’Ehrenfels un ufficiale, prima di essere aggredito ed ucciso dai commandos insieme al comandante Röfer, fece in tempo ad azionare la sirena, ed a suonarla lungamente per dare l’allarme. La sirena fu sentita sia sulle altre navi in rada, che nel locale dove gli ufficiali italiani e tedeschi stavano partecipando al ricevimento: era il segnale concordato da qualche tempo, nel caso di un attacco britannico alle navi, il cui timore era sorto dopo il rapimento di Koch ed il tentativo di corrompere Röfer. Gli ufficiali presenti al ricevimento, dopo aver sentito la sirena e scoperto che non c’erano taxi disponibili, si misero a correre a perdifiato, sudando nelle loro uniformi migliori, in direzione del porto, ma vi arrivarono troppo tardi, solo per assistere allo spettacolo delle proprie navi in fiamme.

A bordo delle altre tre navi dell’Asse, le sirene dell’Ehrenfels ebbero un effetto ancor più nefasto. Gli ufficiali dei quattro mercantili si erano in precedenza accordati per autoaffondare le proprie unità in caso di attacco nemico, segnalato appunto dal suono delle sirene delle navi. A bordo dell’Anfora, del Drachenfels e del Brauenfels, comunque, gli ufficiali furono inizialmente riluttanti a dare l’ordine di autoaffondamento, sperando che la sirena dell’Ehrenfels fosse stata suonata per equivoco: ma quando videro l’Ehrenfels in affondamento e soprattutto il Phoebe che, nell’allontanarsi dalla nave tedesca, sembrava dirigere verso di loro, cedettero che si trattasse di un’unità che trasportava la punta avanzata di una più grande forza d’attacco navale britannica intenzionata a catturare le loro navi, e si persuasero ad ordinare di attivare le cariche esplosive appositamente predisposte, ed abbandonare le navi. Su ogni nave rimase un uomo per accertarsi che tutte le cariche si attivassero; qualora questo non fosse successo, questi uomini avrebbero avuto l’incarico di incendiare, con fiammiferi e fogli di giornale, del cherosene appositamente versato sui ponti, ma non ce ne fu bisogno. Verificato che l’autoaffondamento procedeva come previsto, anche questi ultimi si tuffarono in mare e raggiunsero la riva. Una dopo l’altra, le navi furono scosse dalle esplosioni delle cariche, vennero avvolte dalle fiamme, sbandarono ed affondarono, lasciando emergere alberi e fumaioli dalle acque poco profonde.

(Secondo un’altra versione i comandi britannici, non paghi della distruzione dell’Ehrenfels, vollero approfittarne anche per distruggere le tre altre navi nemiche internate nel porto di Mormugao: un messaggio radio che affermava, mentendo, che le forze britanniche avrebbero a breve attaccato il naviglio dell’Asse presente in quel porto venne appositamente trasmesso in chiaro, e gli equipaggi dei tre bastimenti superstiti, avendolo ricevuto, incendiarono ed affondarono le loro navi per scongiurarne la temuta cattura. Ciò però non avrebbe avuto molto senso, visto che la trasmissione di un simile messaggio avrebbe fatto saltare la segretezza dell’operazione, rivelando ai portoghesi che era in corso un attacco britannico e che la loro neutralità era stata violata).

Ultimo ad essere autoaffondato fu l’Anfora, che venne incendiato dal proprio equipaggio (una parte del quale era già stato frattanto sbarcato) un’ora dopo Drachenfels e Brauenfels, e, consumato dalle fiamme, affondò nelle acque del porto. Nell’affondare la nave italiana, trasformata in orto e porcile per il sostentamento dell’equipaggio, diede un ultimo singolare spettacolo: tutto l’orto-giardino, con alberi, cespugli e graticci, scivolò obliquamente in mare, lasciando sulla superficie, insieme agli usuali rottami di una nave affondata, anche cespugli galleggianti. I maiali del porcile, terrorizzati e strillanti, cercarono disperatamente di nuotare verso la riva.

Al momento degli eventi, solo 34 dei 46 membri dell’equipaggio dell’Anfora, tra cui il comandante Lindemann, si trovavano a bordo: altri undici, infatti, erano in licenza nel villaggio di Gudem, vicino a Chapora (Goa), mentre un altro si trovava ricoverato nell’ospedale di Margao. Via via che approdarono sulla spiaggia, i naufraghi vennero radunati ed arrestati da militari portoghesi, per poi essere trasportati a Nova Goa sotto la scorta della polizia.

Tra quanti assistettero all’affondamento dell’Anfora e delle navi tedesche vi fu anche il tenente di vascello Camillo Milesi Ferretti, comandante del sommergibile italiano Berillo affondato da cacciatorpediniere britannici nell’ottobre 1940, fuggito a Goa dopo essere evaso da un campo di prigionia in India.

L’ultimo assalto del Calcutta Light Horse è stata un’operazione talmente spettacolare e perfetta nell’esecuzione che Hollywood gli ha dedicato un film (“L’Oca Selvaggia colpisce ancora“) con Gregory Peck e Roger Moore.

Informazioni su Marco Blaset 155 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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