Una foto, un video o semplicemente un link. Su Facebook e sui vari social network si condivide tutto, ma bisogna farlo con consapevolezza e soprattutto con senso di responsabilità. “Cominciamo dall’online,” mette in guardia Robert Siciliano, Online Security Evangelist di McAfee: “Di ogni cosa che si dice, si fa, si pubblica, si approva (mi piace) o condivide in generale con amici e conoscenti online, ma anche di ciò che gli amici pubblicano su di noi, su un social network, rimane traccia e ci accompagnerà per il resto della nostra vita”.
Le nostre operazioni sul web (transazioni, conversazioni via chat, download, upload, e-mail) non passano inosservate, nonostante sembrino viaggiare in un circuito piacevolmente incontrollato e intangibile. Tuttavia, siamo continuamente sotto lo sguardo vigile del Big Brother statunitense, come rivelato da Edward Snowden, il tecnico informatico che, a seguito della sua collaborazione con la CIA e la NSA, ha venduto alla stampa americana un segreto di stato: il governo statunitense utilizza Prism, un software sofisticatissimo in grado di pedinare i nostri movimenti sul web, proprio come se qualcuno ci stesse con il fiato sul collo.
Cosa ha spinto Edward Snowden a smascherare gli USA? La sua rivelazione si fonda sull’espropriazione della privacy subita dagli utenti che usano il web ma vengono traditi a loro insaputa dal governo, che sfrutta la loro buona fede per tenere traccia delle loro abitudini. Google e Facebook sono stati più volte intercettati dalla NASA per scoprire verità imbarazzanti grazie alle forze dell’ordine, ma d’altro canto, Prism, al servizio dell’intelligence americana, ha riportato eccellenti risultati, prevenendo attacchi terroristici. Casi di datagate si sono registrati anche durante il G20 di Londra nel 2009 in cui, i servizi segreti americani e inglesi hanno realizzato intercettazioni telefoniche rilevanti.
La privacy in Rete e sui social è solo un protocollo di facciata: siamo tutti sotto lo sguardo del Grande Fratello, che prevede i nostri comportamenti e orienta le nostre scelte. I programmi d’intercettazione garantiscono sicurezza, ma l’abuso esagerato da parte delle istituzioni rischia di omologare pensieri, emozioni e peculiarità umane, rendendoci schiavi della volontà di qualcun altro.
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