Paola Della Chiesa, direttrice dell’Agenzia del Turismo della Provincia di Varese dal 2010 al 2014, viene accusata di peculato e truffa ai danni dello Stato. Riceve un avviso di garanzia. Dopo due anni vissuti da “indagata” ha visto riconosciuta la sua estraneità ai fatti con una sentenza di non luogo a procedere.
Due anni trascorsi sotto la lente d’ingrandimento, vissuti subendo la gogna mediatica, il pubblico ludibrio. «La vuoi raccontare la mia storia?» Paola Della Chiesa ha lanciato così a Fabio Cavallari l’idea di scrivere Innocente! (LOG Edizioni) senza molti preamboli, giri di parole, contestualizzazioni.
Una domanda diretta, alla quale l’autore ha risposto d’istinto: «Sì, accetto la sfida». Fabio Cavallari: «Avevo seguito la sua vicenda giudiziaria attraverso i giornali, ma ci conoscevamo per motivi professionali da ben prima. Sono garantista per formazione e cultura e questo poteva bastarmi per accogliere la sua proposta, ma nella fattispecie non vi era neppure la necessità di appellarsi allo stato di diritto. Le accuse e la durezza mediatica con cui era stata travolta facevano a cazzotti con la sua persona. Così lei mi ha affidato il suo racconto e la sua memoria. Ho scritto Innocente! quasi in presa diretta con la sua narrazione. Ho prestato la mia scrittura alla sua voce, mi sono lasciato incarnare dalle sue parole. È nato un libro scritto in prima persona».
Una sfida dentro la sfida. La storia di Paola Della Chiesa racconta ciò che può accadere a un cittadino comune, innocente, alle prese con le maglie della Giustizia. Le pagine di Innocente! si offrono a tutti come parole di fedeltà al vero e spirito di rivalsa nei confronti delle ingiustizie. Avulsa da qualsiasi idea vittimista o complottista, questa storia si offre al pubblico come specchio disambiguo, in cui innocenza e colpevolezza appaiono definizioni labili al cospetto della realtà.
Quando parte il meccanismo della giustizia, è infatti poi difficile bloccare l’ingranaggio, quasi impossibile sottrarsi alla valanga che esso, anche senza volontà, rischia di produrre.
A farne le spese le carriere professionali, la credibilità pubblica, l’onorabilità civile, e ancora peggio, in alcuni casi, la salute. Le storie personali, seppur uniche e irripetibili, offrono uno spaccato della realtà che può assumere, come in questo caso, una valenza e un interesse universale. Un libro deve servire a questo, a infrangere il muro dell’ovvio, del silenzio, talvolta della paura.
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