La digitalizzazione dell’economia non solo ci proietta in un mondo e in una società inesplorati ma apre anche le porte a nuove aree e opportunità di investimento. Il gruppo svizzero Pictet, uno dei principali gestori patrimoniali e del risparmio indipendenti in Europa, ha dedicato uno studio all’argomento e ha messo a punto alcuni ambiti ben precisi.
«Non c’è dubbio che l’industria della tecnologia stia attraversando un periodo di rapido sviluppo, simile a quello degli anni ’90», scrivono gli analisti che argomentano questa velocità con alcuni esempi: «Non solo la produzione di microprocessori è diventata più veloce ed economica, in linea con la Legge di Moore, ma anche le reti informatiche si stanno espandendo a un ritmo vertiginoso. Inoltre, il calcolo e lo stoccaggio di dati stanno diventando più efficienti in termini energetici: la quantità di elettricità necessaria per un carico computazionale fisso, per esempio, si dimezza ogni 18 mesi».
Dove ci porterà tutto questo?
La paura è che la digitalizzazione porti via posti di lavoro, e quindi reddito e ricchezza, ai lavoratori. Un rischio che effettivamente esiste, ma che gli esperti di Pictet affrontano con lucida fiducia. «Nel corso della storia l’espansione dell’economia globale è stata alimentata da due motori: l’aumento della forza lavoro e la maggiore produttività dei lavoratori. Questi due fattori – osservano gli esperti di Pictet – sono andati perlopiù di pari passo. Tuttavia ci sono stati momenti in cui uno dei due motori è andato in panne, scaricando tutto il peso sull’altro». Questo è il passato. Il futuro immediato potrebbe essere molto diverso: «Nei prossimi 10 anni potremmo doverci abituare all’idea di avere un solo motore economico, date le prospettive di diminuzione della popolazione attiva sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Eppure ciò non rappresenta necessariamente un problema; la rivoluzione tecnologica infatti dovrebbe dare nuovo slancio alla produttività».
Sviluppi positivi
Questa combinazione di megatrend tecnologici avrà conseguenze positive per l’economia. «L’esperienza dimostra che le grandi conquiste tecnologiche tendono a essere seguite da miglioramenti duraturi della produttività. Negli ultimi 20 anni – ricordano gli analisti di Pictet – l’innovazione legata alla tecnologia ha rappresentato circa il 50 per cento della crescita del PIL nei Paesi OCSE». Ciò avrà un effetto immediato sul mondo industriale perché «significa che tutte le aziende devono prepararsi ad affrontare mutamenti profondi». Ma lo stanno facendo? Pare proprio di sì. Un recente studio della società di consulenza Accenture ha rilevato che circa 9 dirigenti su 10 prevedono che, a causa dei progressi tecnologici, nei prossimi tre anni le loro aziende subiranno cambiamenti senza precedenti.
Opportunità di investimento
Per gli investitori si tratta di una buona notizia: in una fase di cambiamenti dirompenti, le opportunità di investimento abbondano. Infatti, notano gli esperti di Pictet, «negli ultimi anni è emerso un nuovo tipo di società rivoluzionarie che hanno trasformato idee innovative in fonti sostenibili di crescita degli utili. Sfruttando tecnologie come intelligenza artificiale, automazione, sensori elettronici sofisticati e stampa 3D hanno sviluppato prodotti, servizi e processi di produzione che in pochi avrebbero potuto immaginare dieci anni fa». A questo riguardo, i team di investimento di Pictet Asset Management stanno monitorando attentamente le forze tecnologiche in atto nella nostra economia. L’obiettivo è identificare quelle aziende che abbiano le caratteristiche necessarie per prosperare nel mondo nuovo. A tal fine hanno messo in atto tre diverse strategie – Robotics, Digital e Security – che rispecchiano questo approccio e che prevedono specifici portafogli basati sulla combinazione di sette tendenze tecnologiche trasformative: Fintech, Big data e cloud computing, internet mobile, automazione avanzata, assistenza sanitaria di ultima generazione, veicoli autonomi, internet of things e sensori avanzati.
Be the first to comment