Il prossimo 5 febbraio si celebra la nuova edizione del Safer Internet Day (SID), evento annuale di livello internazionale ( si tiene in oltre 100 Paesi) promosso con il supporto della Commissione Europea. Il SID è stato istituito nel 2004 per favorire un uso più sicuro e responsabile del web e delle nuove tecnologie, in particolare tra i bambini e i giovani di tutto il mondo.
In Italia, la manifestazione principale del SID 2019 è organizzata dalla Direzione Generale per lo Studente del Miur e si svolge a Milano.Il motto scelto quest’anno è“Together for a better internet” (Insieme per un internet migliore).
L’obiettivo è di far riflettere i nostri ragazzi sull’uso consapevole della Rete, ma anche sul ruolo attivo di ognuno di noi nel rendere internet un luogo positivo e sicuro. “Una nuova alleanza tra scuola e famiglia” è il tema scelto in Italia per l’edizione del 2019 del Safer Internet Day.
Crescono i reati contro la persona
Non è una questione di retorica. Al momento internet non è un luogo così tanto sicuro. Secondo le cifre fornite dalla Polizia postale, in Italia si conta una crescita esponenziale dei reati contro la persona che coinvolgono minori. Dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018. Le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni. Il web è considerato dai giovani “terra di nessuno” e sembra non esserci alcuna consapevolezza circa quello che viene pubblicato on-line e le potenziali conseguenze.
Il selfie come strumento di identità
Secondo una ricerca realizzata da Skuola.net, Università di Roma ‘Sapienza’ e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato (sono stati intervistati 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni), “il selfie è sempre più caposaldo della propria identità per le nuove generazioni”. La metà del campione ne scatta almeno 4 prima di pubblicarli sui social (9 intervistati su 10 lo fanno ogni settimana). Il selfie serve a mettere in mostra la propria vita, la personalità e la propria identità, oltre che a descrivere preferenze e luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso. L’attrazione per il selfie, spiega la Polizia di Stato, alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Un selfie viene pubblicato su un qualunque social network una volta a settimana (63%), mentre ciò accade una volta al giorno nel 14% dei casi e più volte al giorno nel 13% dei casi. La cura dell’estetica ha un ruolo importante.
Il selfie non è più un “gioco da ragazzi”
La metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Il 52% in media passa 10 minuti a modificare e a descrivere (con commenti o didascalie) un selfie prima di pubblicarlo. Sono prevalentemente le femmine e i più giovani (meno di 17 anni). Il 36% usa spesso i filtri per i propri autoritratti. Il problema è culturale e il ruolo della famiglia, in questo senso, è fondamentale. Sempre secondo l’indagine, chi proviene da un contesto familiare con titolo di studio più modesto è più propenso a scattare selfie pericolosi (il cosiddetto “Daredevil selfie”). Al contrario, i ragazzi che hanno genitori con un elevato titolo di studio, si “limitano” a postare non più di un selfie a settimana sui social.
Attraverso il progetto “Una vita da social”, gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 700 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.00 insegnanti per un totale di 15.000 Istituti scolastici e 250 città raggiunte. “Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile – afferma Roberto Sgalla, direttore centrale delle Specialità della Polizia di Stato – il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni”. Quest’anno gli studenti potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo attraverso il diario di bordo “https://www.facebook.com/unavitadasocial”
Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo
In concomitanza con il SID, anche quest’anno, si terrà la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo denominata “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”. Per l’occasione, tutti gli Istituti di ogni ordine e grado sono stati invitati ad organizzare, eventi e attività di formazione e informazione destinate agli alunni e alle famiglie, al fine di favorire una maggiore conoscenza delle tematiche per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola.
La nuova legge sul cyberbullismo
Nel Maggio del 2017, il Parlamento Italiano ha approvato la nuova legge in materia di disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, la quale, in linea con gli esperti internazionali, definisce il cyberbullismo come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo 8 di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”. Oltre a definire la condotta rientrante nel provvedimento contro il fenomeno del cyberbullismo, il quadro normativo adotta una serie di azioni a carattere preventivo quale la strategia di attenzione, la tutela dei soggetti e l’educazione nei confronti dei minori coinvolti – sia vittime che responsabili di illeciti – assicurando l’attuazione di interventi per tutte le fasce di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche.
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