Il costo della Sanità italiana è esploso nell’ultimo decennio, con una spesa che è cresciuta di quasi il 33% dal 2003 al 2007, il doppio rispetto alla crescita del PIL, che è pari al 16,3% nello stesso arco temporale. Si tratta di un dato che appare ancor più incomprensibile se si tiene conto della crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008 e delle misure di austerità e spending review attuate dai quattro governi che si sono succeduti (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi).
La risposta delle Istituzioni sono stati tagli lineari alla spesa sanitaria, che conta per il 13,7% della spesa pubblica complessiva ed il 9,2% in rapporto al PIL (dato desunto dal rapporto OCSE 2014 che pone l’Italia fra i “virtuosi” in tema di incidenza della spesa sanitaria).
Eppure, in Italia esistono anche tante divergenze e contraddizioni, fra regione e regione, ed in relazione al peso complessivo sui bilanci degli Enti locali. Tanto più che un sondaggio dell’Istat rivela che, laddove la spesa è più alta ed il deficit più profondo, il grado di insoddisfazione del cittadino rispetto alle prestazioni sanitarie è maggiore: così in Campania, dove si dichiara insoddisfatto il 29,2% degli utenti, o in Calabria, dove la quota degli insoddisfatti arriva al 28,2%, o nel Lazio, dove di spinge al 23,1%. E tutta una questione di tagli? O esiste un modo per rendere la spesa più efficiente ed il servizio migliore?
Nell’era digitale, il sistema sanitario italiano è ancora ben lontano da una completa informatizzazione, locale o centrale, che in molti sostengono possa garantire un servizio più efficiente sotto il profilo clinico ed economico.
Si pensi al fascicolo sanitario elettronico, sul quale potrebbero venir registrate tutte le informazioni cliniche di ogni cittadino e che sarebbe consultabile da qualunque medico operante in Italia: garantirebbe certamente moltissimi risparmi, riduzione degli errori e guadagni in termini di tempo. Altro esempio potrebbe essere la possibilità di accedere ai dati clinici con smartphone o tablet: un inesauribile risparmio di tempo e code. Naturalmente, per realizzare quella che sembra un’utopia (solo il 10% delle cartelle sanitarie è oggi digitale) è necessario realizzare su internet un database (regionale o nazionale) in cui raccogliere i dati di tutti i cittadini.
Oltre alla digitalizzazione di tutte le procedure sanitarie, è fondamentale anche percorrere la strada dei cosiddetti “costi standard“, cioè l’armonizzazione dei costi dei singoli prodotti sanitari tra le varie regioni (la famosa “siringa” che costa 1 euro a Milano e 2 euro in Sicilia).
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