Le scarpe sono le migliori alleate di noi donne. Lo sono per mille motivi, tutti diversi, tutti di fondamentale importanza – importanza relativa certo, come sempre quando si parla di qualcosa di frivolo eppure indispensabile, di mutevole eppure assoluto, di passeggero eppure permanente come la moda.
Questa stagione le scarpe non conoscono proprio mezze misure: si inerpicano su tacchi scultura e brulicano di decori che ne sottolineano la preziosa unicità, o si fanno piatte, quasi ortopediche, ergendosi su zeppe massicce e basculanti dal carattere concreto e pratico. In un caso o nell’altro, regalano numerosi centimetri, ma lo fanno suggerendo approcci diametralmente opposti: seduzione disinibita e frenesia del decoro da un lato, pragmatismo inventivo dall’altro.
È il bello della moda di oggi: pone sempre e solo degli aut aut, ma non li offre più come scelte incontrovertibili. Perché si può essere, quando e come si vuole o magari in momenti diversi della stessa giornata, turiste urbane con le suole a carrarmato o maliarde eccentriche con gli stiletto scolpiti.
Del resto, le scarpe sono uno strumento inossidabile di seduzione, alleato indispensabile di incallite ammaliatrici e lady tentatrici, amato alla follia da feticisti e non, ma, più più di ogni altro oggetto indossabile, devono rispondere ad una esatta ingegneria costruttiva e obbedire ad una precisa funzione, pena la loro inutilità – non che manchi gran copia di esempi in questo secondo senso, a partire almeno dalle mitiche copine settecentesche, zeppe così alte da rasentare l’effetto trampolo.
Aumentare d’altezza è uno dei grandi plus delle scarpe, naturalmente: tacchi e suole ortopediche possono anche far miracoli, ovvero risolvere infinite insicurezze. Ma nell’eterno rapporto d’amore tra noi donne e le scarpe non va trascurata la capacità magica che queste hanno di dare un senso a ogni look, di elevare, alla lettera e metaforicamente, quello povero o caratterizzare quello blando.
Il paio di scarpe giusto riscrive completamente l’equilibrio di una mise, mettendola in prospettiva. Il paio di scarpe sbagliato lo affossa senza mezzi termini, annullandone ogni fascino. Sulle scarpe quindi non si può e non si deve lesinare, e fare editing tra le scelte è un’impresa persa in partenza: più sono e meglio è.
Che Imelda Marcos ne possedesse una quantità sterminata non è poi un fatto così sorprendente. Al massimo, è per molte di noi solo un motivo d’invidia. Con le scarpe, del resto, non si scherza: devono sempre e solo essere il non plus ultra. Persino oggi che, per snobismo all’inverso, anche quante possono permettersi la couture indulgono con piacere nelle gioie a buon mercato del fast fashion, il mondo degli accessori di lusso rimane fiorente, perché con le decolletè gioiello anche il vestitino da pochi euro prende una piega tutta diversa. Ecco così spiegato l’eccitante proliferare di scarpe-design.
Certo, un sandalo scultura e una zeppa a carrarmato sono mondi eterogenei. Eppure, come sempre avviene con gli opposti insanabili, sono anche più vicini di quanto si creda, intrecciati in un abbraccio inestricabile come yin e yang. Lo dico per esperienza personale. Le prime scarpe che ricordo di aver fortemente desiderato e custodito come una reliquia preziosa, io che ero abituata solo e sempre a vedere la mamma, in estate, con indosso sandali piatti fatti a mano a Capri, erano un paio di espadrille di Yves Saint-Laurent, di raso rosso e con una gran zeppa. Oggi, alterno i tacchi alti alle suole rasoterra delle mie amate friulane comprate a Rialto. Zeppe e tacchi scultura rappresentano per me declinazioni differenti della femminilità di oggi, che vedo rappresentate nelle mie figlie: una decisa e metropolitana, l’altra understated e in carriera. Una newyorkese adottiva, l’altra Milanese convinta.
I sandali dai tacchi infiniti sono perfetti per le giovani donne di città, a New York come Londra, a Parigi come a Hong Kong: internazionali e connesse, sempre di corsa e in bilico tra piacere e dovere issate su scarpe dall’altezza incredibile, di giorno ma soprattutto la sera, quando basta un tacco scultura a regalare un tocco di sexy. Per queste donne ce ne è oggi, davvero, di tutti i colori. I tacchi gialli e i listini multipli dei sandali di Fendi, o il gioco multicolor dei sandali di Dsquared e dei fiori a origami di Casadei (895€) sono un modo nuovo di esplorare le gioie delle tinte forti e sature, per non passare mai inosservate. I sandali scultura rappresentano anche il modo nuovo di intendere il decoro, meno ovvio e prevedibile che in passato, riservato non più solo a gioielli e bijou, ma anche alle scarpe, con un effetto sorpresa. Le decolletè di Rochas ricoperte di frange di lurex (1450€) sono un puro delirio di eccentricità, e così il pittorico sandalo Matisse di Sergio Rossi, per non parlare dei doily di pelle intarsiata di Sophie Webster, insieme punk e perbene.
Le scarpe con la suola alta e compatta, d’altro canto, mi fanno a pensare a giovani in carriera molto attente alle mode ma che vogliono un effetto finale spontaneo e understated, e per questo terribilmente snob e radical chic, come se si fossero infilate la prima cosa che hanno trovato uscendo di casa, anche se magari ci sono state ore a pensare. Sono scarpe che rappresentano la versione odierna del pratico, un po’ come certi sandali crucchi che grazie a trendsetter indiscussi quali Phoebe Philo sono diventati il non plus ultra dello stile. Ecco così che zeppe massicce di gomma e corda spuntano sotto le classiche espadrille di Dolce & Gabbana, mentre le slip-on di Joshua Jordan (300€) non solo sono stampate a fiori, ma hanno anche una altissima suola ginnica. Le suole alte e pragmatiche sono anche il completamento perfetto di sandali a fasce, rilettura modaiola di un classico senza tempo da viandante o turista. Si gioca con materiali multipli accostati a stampe, contraddicendo l’aspetto tecnico con il preziosismo fori luogo. I sandali con suola di gomma di Prada sono fatti di broccato e ricamati di cristalli (850€), mentre quelli di Stella McCartney accostano animalier e motivi floreali (545€). I sandali piatti in gomma con fascia a stampa foulard Valentino Garavani (750€) sono i miei preferiti: mi ricordano le estati capresi spese a guardare mia mamma, una delle prime a farsi fare i sandali infradito su misura, che ne aveva tipo gioiello con turchesi o corallo. Insomma, la moda vive una fase intensa di assoluto disequilibrio. Ci vuole slanciate come fenicotteri dalle zampe sottili oppure ancorate al suolo come statue su massicci piedistalli.
Eccessi, in un caso come nell’altro, da non prendere come imposizioni, ma da esplorare come eccitanti possibilità. Perché se c’é una cosa bella oggi è che a noi donne é concessa la libertà assoluta di essere quello che vogliamo, come vogliamo e quando lo vogliamo. Un tempo i bacchettoni ci avrebbero etichettato come incoerenti. Oggi invece ci viene finalmente detto che la coerenza è virtù bigotta. Quel che conta è come si é. Le apparenze, invece, è bello che cambino di continuo. Meglio se partendo dalle scarpe.
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