Serie TV, il piano B delle star di Hollywood

I cinema resteranno chiusi ancora parecchio, ma anche prima dell’emergenza Coronavirus era già stato avviato il piano B: le più note star di Hollywood si sono definitivamente convinte che recitare nelle serie tv non è solo un ripiego per fare cassa, ma una svolta nella carriera.

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Lo racconta Paola Jacobbi nel pezzo che apre la storia di copertina del Venerdì di Repubblica del 3 aprile: ora che con il moltiplicarsi delle piattaforme di streaming è la tv a occupare l’immaginario anche dei giovanissimi, da Julia Roberts a Michael Douglas, da Al Pacino a Jane Fonda e Anthony Hopkins, tutti gli attori della cosiddetta A-List hanno trovato un’exit strategy.

Un altro esempio eccellente è Nicole Kidman. Dopo aver fatto incetta di premi con Big Little Lies, l’attrice australiana sarà protagonista di The Undoing su Sky Atlantic il prossimo autunno.
A Roberto Croci che l’ha incontrata, Kidman ha raccontato in anteprima perché ha scelto di lanciarsi, anche come produttrice, in questa nuova avventura. «I segreti che ognuno di noi nasconde dentro di sé sono la parte più affascinante degli esseri umani. D’altronde abbiamo tutti qualcosa da nascondere». Alla regia di The Undoingc’è invece Susanne Bier, la raffinata autrice danese che spiega: «Considero una serie come un film lungo sei ore».

I produttori televisivi non pescano attori, registi e sceneggiatori solamente dal cinema. Monica Capuani di Repubblica, attraverso le testimonianze di alcuni protagonisti, ricostruisce come oggi le piattaforme di streaming facciano shopping, a caccia di qualità, anche nel miglior teatro britannico.

Oltre all’emergenza in corso che ci costringe a stare a casa e fa, quindi, volare l’audience delle serie tv, i divi di Hollywood hanno fatto bene i conti: le piattaforme di streaming come Netflix e Sky ormai pagano cachet più alti delle major e le serie garantiscono una continuità lavorativa che nessuna singola produzione cinematografica può dare.

Gli steccati ideologici tra serie e film erano già crollati da quando la qualità di alcuni prodotti televisivi fa concorrenza al cinema. La tendenza a passare (senza remore) dal grande al piccolo schermo era già in corso, il Coronavirus l’ha solo accelerata.

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