Il vero fallimento dell’idea di Europa non è l’euro, ma la mancata integrazione dell’ex URSS nella UE dopo la caduta del muro di Berlino.
Avevamo l’occasione di costruire una Grande Europa che poggiava su due continenti, dal Portogallo alla Siberia (“Eurasia”), una super potenza da far impallidire anche gli Stati Uniti d’America e, invece, ci siamo fatti travolgere dal “complesso del vincitore” post Guerra Fredda: abbiamo isolato la Russia, che oggi è uno dei motori dei BRIC e cresce a due cifre, e abbiamo integrato (male) alcuni ex paesi satelliti dell’URSS.
Abbiamo commesso un errore fatale. Ci siamo illusi che una moneta unica, senza una sovrastruttura politica, potesse bastare ad unire popoli e nazioni con storie e tradizioni diverse, ma soprattutto ci siamo “dimenticati” la geografia, non tenendo conto della naturale tendenza dell’Europa verso l’Asia, tendenza supportata da secoli di scambi tra le due sponde.
Se avessimo integrato l’ex URSS, saremmo stati costretti ad avviare un processo di mediazione politica per equilibrare le diverse esigenze in campo. Processo che avrebbe aiutato anche i membri fondatori della UE a costruire una vera impalcatura politica europea, di cui oggi si sente tanto la mancanza.
Tra l’altro, l’adesione dell’URSS alla UE avrebbe potuto aprire le porte all’ingresso di altri paesi asiatici, oggi strategici nell’economia mondiale, l’India su tutti.
Qualcuno potrebbe sostenere che gli USA non ci avrebbero mai permesso di creare un’area di libero scambio con il loro ex nemico storico (l’Urss), ma questa è una teoria che poggia su dei piedi d’argilla. Gli Stati Uniti avevano tutto l’interesse strategico a “imbrigliare” l’ex URSS in una istituzione sovranazionale che ne limitasse gli eccessi (commerciali e politici).
Per sintetizzare, c’erano tutte le condizioni per creare l’Eurasia politica, ma mancavano la visione e le persone giuste per realizzarla. Abbiamo perso molto tempo, ma nulla è perduto per sempre. L’Europa non può non diventare Eurasia, a meno di non decidere di auto-condannarsi ad un lento ed inesorabile declino.
L’augurio è che la politica, quella con la P maiuscola, si svegli dal suo torpore e decida di fare dell’Europa una vera Unione e non un “consorzio di stati indipendenti” pronto a sfaldarsi alla prima difficoltà.
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