La sigaretta elettronica si è abbattuta sull’Italia come un ciclone. Un fenomeno di moda, una sorta di status symbol che ha visto in qualche mese giovani, adulti, donne e uomini conquistati da una nuova tecnologia che appare ora “perversa”. L’aggettivo che può apparire grave è perfettamente adeguato in virtù di un’anomalia a dir poco caratteristica: aumentano su tutti i giornali gli approfondimenti dedicati ai rischi per la salute delle nuove sigarette elettroniche ed al tempo stesso pullulano le città di catene di negozi in grado di offrire un’assoluta varietà di prodotti e accessori di settore.
Poco importa dunque se si riscontri la possibile esistenza di metalli pesanti nei liquidi di molti prodotti importati. Il business non conosce limiti e, dunque, avanti tutta verso la più assoluta varietà di nuovi ritrovati.
Negli USA il mercato delle e-cig è stimabile in circa 500 miliardi di dollari. Previsioni di Citybank annunciano addirittura una crescita ulteriore dei consumatori anche grazie al coinvolgimento di star dello spettacolo e dello sport quali promoter di eccellenza delle sigarette di nuova generazione. Su qualsiasi rivista statunitense sono presenti inserzioni pubblicitarie di multinazionali come Philip Morris o Reynolds Americans. In Europa si richiedono a gran voce regolamenti ed approfondimenti di tipo scientifico sui potenziali rischi per la salute legati ad un utilizzo scriteriato delle e-cig. Alcuni Stati hanno paventato super tassazioni per il settore ed altrettanto pronta è stata la risposta delle multinazionali pronte a “rinunciare” in caso di offensiva pro salute a diversi milioni di dipendenti operanti nel settore.
Il lancio delle e-cig vedeva i nuovi ritrovati della tecnologia come un ritrovato per indurre il consumatore abituale di “bionde” a ridurre la propria dipendenza. In pochi mesi l’effetto è stato opposto: i tradizionali fumatori hanno infatti abbinato alle vecchie abitudini l’utilizzo delle nuove sigarette e per il più classico dei fenomeni legati al marketing ed all’emulazione, migliaia di non fumatori si sono lanciati nel primo fumo elettronico. Una ricerca pubblicata nel luglio 2013 da I-Think individua nel prossimo quarantenne ex fumatore il profilo tipico dei consumatori di e-cig. Con il passare del tempo tuttavia è prevedibile un utilizzo intensivo anche da parte di giovani e giovanissimi, con evidenti ricadute in termini di salute.
Le regole del libero mercato affermano che per il business vale la regola “show must go on”. La razionalità invita ad approfondimenti nel medio e lungo termine di tipo scientifico (in Cina il consumo è su larga scala sin dal 2003) e soprattutto un’attività di prevenzione per le nuove generazioni, sensibili a tutto ciò che è trasgressione.
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