Tre anni fa moriva a 91 anni Hugh Hefner, fondatore di Playboy, un uomo dalle mille sfaccettature. Sposato tre volte e due volte divorziato, tra un matrimonio e l’altro Hefner negli anni ha amato migliaia di donne. Ed era proprio per la sua libertà sessuale che viene oggi ricordato come colui che diventò un vero e proprio brand in grado di definire la cultura sessuale della seconda metà del XX secolo. Quello che oggi, nell’era della ‘facilità’ mediatica può sembrarvi naturale, nel decennio che seguì la Seconda Guerra Mondiale era tutt’altro che semplice.
Hugh Hefner, è stato un pioniere che fu in grado di esprimere quello che altri non avevano il coraggio di dire: molti lo ricordano come la voce dietro molti movimenti culturali di quel tempo invocanti la libertà di parola, i diritti civili e la libertà sessuale.
La rivista Playboy fu fondata nel 1953 e le prosperose modelle che presero immediatamente il nome di ‘conigliette‘, diventarono presto oggetti delle fantasie di milioni di uomini, mentre Hefner sfidava apertamente l’atteggiamento puritano dell’America nei confronti del sesso.
Il ruolo di Playmate (le modelle che ogni mese erano protagoniste assolute delle copertine di Playboy e delle case americane) viene impersonificato anche da numerosissime star di Hollywood, prima fra tutte una giovane Marilyn Monroe.
Gli esordi da editore di Hugh Hefner furono davvero molto avventurosi se pensate che Playboy andò in stampa nel 1953 solo grazie ai soldi raccolti tra gli amici e impegnando non solo la casa ma persino tutti i mobili contenuti. Non c’è che dire: Hefner ci ha visto lungo e la sua ‘formula’ di pubblicare foto di donne strepitose in deshabillé con un servizio fotografico a colori con tanto di paginone centrale pieghevole, staccabile e da appendere, è stata vincente. E così, alle foto presto si affiancano le più grandi firme della letteratura e del giornalismo.
E da scandalosa rivista per soli uomini, Playboy si trasforma ben presto nel sogno americano degli anni Cinquanta.
Dagli anni ’90 il lento declino della diffusione della rivista, dovuto all’avvento della tecnologia e ad una concorrenza sempre più spietata, ha coinciso in un certo modo col declino dello stesso Hefner, ormai schiavo del suo personaggio e senza possibilità di incidere con la stessa forza sul costume e sulla morale popolare.
Dopo la sua morte anche i più critici gli hanno riconosciuto un ruolo sociale determinante nelle battaglie per rendere l’America un paese più maturo e meno “bacchettone”. Questa è la sua più grande eredità, insieme a quell’immagine di eterno ragazzino sempre circondato da bellissime donne che resterà a lungo nella memoria collettiva.