Viaggi all inclusive in località turistiche e, richieste di vaccinazione travestite da donazioni. I super-ricchi sono disposti a tutto pur di vaccinarsi in anticipo e “scavalcare la fila“. A raccontarlo il Los Angeles Times. “Riceviamo centinaia di telefonate ogni giorno da parte di uomini e donne che offrono decine di migliaia di dollari per potersi vaccinare in anticipo”, racconta il dottor Ehsan Ali di Beverly Hills.
Negli Stati Uniti in molti pagano fino a 19 mila dollari all’anno per ottenere cure personalizzate e non sopportano l’idea non non essere tra i primi ad essere immunizzati contro il Covid-19.
Sono molti coloro che ritengono che il loro potere possa facilmente piegare le regole a garantire una priorità. Mentre milioni di anziani, medici, insegnanti e lavoratori delle forze dell’ordine attendono pazientemente il loro turno pochi milionari vogliono avere la priorità. Il dottor Jeff Toll, dirigente al Cedars-Sinai Medical Center, ha ricordato un paziente che ha chiesto: “Se donassi 25mila a Cedars, questo mi aiuterebbe a scavalcare la fila?“. Toll ha risposto di no.
Dagli Emirati agli Stati Uniti. I milionari globali spendono una fortuna in pacchetti “all inclusive”: vacanza in albergo e iniezioni anti-Covid. Le agenzie: “L’etica? Tutto ok: offerte valide solo per gli over 65″.
Come riportato da un’inchiesta de La Repubblica, la nuova moda tra molti ricchi è il turismo del vaccino. Senza crucci né remore, pagano decine di migliaia di euro per volare con un jet privato a Dubai, in India o in Florida, dove farsi fare una prima puntura, passare tre settimane tra safari nel deserto o nella giungla, riposarsi in ville private con grandi piscine, tra chef e staff al completo, per poi farsi il richiamo e rivolare in vacanza.
Gli organizzatori dei pacchetti vacanza-salute annunciano queste offerte pubblicamente ai media, elencando prezzi e formule speciali. Un’agenzia indiana di Calcutta, la Zenith Holidays, offre persino un modulo online che si chiama proprio “Vaccine Tourism”. Nessuno che si chieda se sia lecito sottrarre dosi di vaccino ai residenti del Paese ospitante: basta poterselo permettere e il diritto appare implicito.
I pionieri londinesi
A fornire questo nuovo status symbol c’è una società di concierge services, l’agenzia per viaggi di lusso Knightsbridge Circle di Londra, la cui quota annuale d’iscrizione è di 28 mila euro. Il suo fondatore e direttore, Stuart McNeill, dichiara con orgoglio: “Siamo i pionieri di questo programma di viaggi di lusso inclusivo di vaccino. Arrivi, ti fai la punturina, stai tre settimane in una villa al sole, ti rifai la punturina, ti danno il certificato ed è fatta”.
Il 20 per cento degli iscritti al Circolo di Knightsbridge, britannici ma non solo, si è già fatta portare a Dubai o in India in jet privati. “Sono settimane che stiamo vaccinando negli Emirati Arabi Uniti con i vaccini Pfizer e Sinopharm, che richiedono i 21 giorni tra le due iniezioni. Cominciamo ora con l’AstraZeneca in India. E sto preparando delle cliniche a Marrakech dove far recapitare dosi di AstraZeneca da Bangalore. Ma c’è anche chi arriva in India, si vaccina, vola in Madagascar, dove il mare è più bello, poi torna in India per il richiamo”.
Costo per “saltare la fila“: 45 mila euro
E il costo? Per il pacchetto intero con viaggio e alloggio: 45 mila euro. Ma siccome la domanda si è impennata, McNeill ha escogitato un’altra offerta. Da fine gennaio, il Knightsbridge vende un “Pacchetto di membership temporanea di tre settimane“. Con 12 mila euro si può avere il servizio di vaccinazione compreso di trasporto casa-aeroporto-clinica, ma il cliente si paga viaggio e alloggio. “È solo per chi ha compiuto 65 anni. Abbiamo ancora la responsabilità morale di assicurarci che a vaccinarsi sia chi ne ha più bisogno. Compresi parenti e nonni dei soci. Se sei un 35enne che va in palestra due volte al giorno, di sicuro non potrai vaccinarti con noi”.
Ma come fanno a inoculare i vaccini negli Emirati se la politica ufficiale, lì, è di vaccinare solo i residenti? Ovviamente c’è un sistema che aggira il regolamento. Anche in India si può vaccinare solo chi ha la residenza, e non è rapido ottenerla. E, poi, chi ha venduto i vaccini a privati? Interpellata dal Venerdì la Knightsbridge non risponde. Ma a dicembre, un portavoce della Pfizer ha ammesso che stavano prendendo in considerazione la vendita dei vaccini ai privati. A metà gennaio, Adar Poonawalla, ceo multimiliardario del Serum Institute of India, società privata che produce il 60 per cento dei vaccini globali, ha dichiarato che dopo aver venduto le prime 100 milioni di dosi al governo di Nuova Delhi a 2,25 euro ciascuna, vende il vaccino ai privati per 11,30 euro a dose.
Intanto, sul sito di incontri Tinder la moda di aggiungere alla bio la parola “vaccinato” è aumentata del 258 per cento. Chi lo fa su OkCupid ottiene il doppio dei like. Si sta formando, quindi, una società di ricchi vaccinati che, preoccupati dal fatto che gli appuntamenti primaverili al Royal Ascot, al Grand Prix di Monaco o a Wimbledon possano essere rimandati, si preparano a trasferirsi, prima del solito, a Saint-Tropez, Mykonos, Ibiza e Bodrum, nei cui hotel di lusso troveranno lavoro solo baristi, camerieri e staff vaccinati. Il certificato di vaccinazione rappresenterà, già da primavera, un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro, soprattutto nel settore del lusso. E ciò amplia la possibilità che cresca il mercato nero dei vaccini.
Il dilemma etico
Da Mosca hanno annunciato che il regista americano filo-Putin Oliver Stone è andato in Russia per farsi vaccinare. E in India la Gem Tours & Travels propone ai suoi Vvip (Very Very Important Persons) il “Covid-vaccine package”: volo andata e ritorno Mumbai-New York compreso di tre notti di pernottamento e vaccinazione Pfizer per appena duemila euro. Nessuno tra queste agenzie o mega-produttori di vaccini si è chiesto se sia lecito trovare stratagemmi per vaccinare prima chi ha più soldi.
Se sia giusto, e se abbia un senso, invece di obbedire a protocolli stabiliti nell’interesse della salute di tutti e della guarigione di un pianeta infettato da un virus, questo voler piegare la pandemia alle logiche del libero mercato stabilendo, di fatto, una priorità in base al reddito. Anzi, Nimes Shah della Gem Tours, dichiara: “Siamo orgogliosi di aver coniato il termine ‘turismo del vaccino‘”. Basterebbe questo per rivalutare l’importanza e il ruolo della salute pubblica nella società. E per chiedersi se sia lecito consentire che la maggior parte della produzione dei vaccini mondiali sia nelle mani di un multimiliardario indiano come Poonawalla, che gira su una Mercedes S350 camuffata da Batmobile.
Il pasticcio della Florida
Ma nemmeno gli amministratori pubblici brillano per comportamenti di esemplare efficacia. In Florida si sono accorti in ritardo d’aver creato le condizioni per un’ondata di turismo del vaccino che ha imbarazzato il governatore dello Stato, l’italo-americano pro Trump Ron DeSantis. Prima di Natale, DeSantis ha annunciato che chiunque avesse compiuto 65 anni poteva vaccinarsi in Florida. Il giorno dopo, all’aeroporto di Miami ci si è accorti dell’arrivo di frotte di anziani canadesi, brasiliani, argentini e venezuelani. La celebre avvocatessa Ana Rosenfeld, 66 anni, appena rientrata a Buenos Aires è andata subito al Teleshow a confessare in diretta di essersi vaccinata in Florida.
Anche Richard Parsons, 72 anni, ex amministratore delegato della Time Warner, ha raccontato alla Cnbc la sua esperienza di turista del vaccino: “È stato semplicissimo. Sono andato online, ho ottenuto un appuntamento, ho preso un volo da New York. Tutto qui“. Dov’è l’inghippo? Nessun imbroglio. DeSantis aveva decretato che “chiunque” avesse compiuto 65 anni poteva vaccinarsi. Retromarcia immediata della Florida, con una direttiva che ora esige venga documentata la residenza nello Stato, soffocando il focolaio spontaneo di turismo del vaccino nato da una stupidità burocratica e costata alla Florida 40 mila dosi somministrate a non residenti.
I due truffatori smascherati
Non è andata così bene a due milionari canadesi. Lui 55enne proprietario di un casinò, lei attrice 32enne di origini slave. Rodney e Ekaterina Baker volevano “far festa come fosse il 2019”, così hanno affittato un aereo per volare da Vancouver nel territorio dello Yukon, farsi passare per camerieri di un motel a Beaver Creek (125 abitanti, quasi tutti della tribù Fiume Bianco) e mettersi in fila per farsi vaccinare in una riserva di nativi canadesi. I quali ora dicono che una multa di mille euro non basta, il rischio di una condanna in prigione per aver violato le regole di quarantena non sono sufficienti, e che ci vuole anche un bel risarcimento per danni morali. E come dargli torto?