Denaro, successo, salute, lavoro: queste sono nell’ordine le priorità degli italiani. I ritmi di vita sempre più pressanti sembrano aver però spostato l’attenzione sulla qualità di vita. Non più il lavoro come priorità. Al bando carriere da donne manager e uomini d’affari. Le nuove generazioni sembrano andare in questa direzione, alla costante ricerca di condizioni sempre più agiate.
Leggendo le statistiche pubblicate da alcuni centri di ricerca è addirittura possibile individuare una forte connotazione geografica di questo trend. Si pensi, ad esempio, al secondo rapporto BES Istat (Benessere Equo e Solidale in Italia) che rimarca come a fronte di un aumento della vita in alcuni ambiti territoriali, emergono forti diseguaglianze sociali tra Nord e Sud del Paese. Eppure qualcosa sta mutando. I freddi numeri delle statistiche indicano che non è tutto oro ciò che luccica e che a maggior benessere non sempre corrisponde qualità di vità proporzionale.
Ecco come sul l fronte delle criminalità Bologna, Milano, Torino risultino le città in cui maggiore è la criminalità con Bari e Palermo, in coda a questa speciale classifica. E cosa dire dell’ambiente? La peggiore qualità dell’ambiente vede Ferrara e Trento in cima ai default con Enna, Agrigento e Chieti tra le ultime. E se con la crisi tanti meridionali scelgono di ritornare a “casa” , abbiamo un quadro completo di un mondo che sembra aver sovvertito ogni stereotipo sulla “Milano da bere”.
Ma allora cosa è qualità? Quali sono i crismi di un’esistenza qualitativa? La risposta non è semplice, essendo tantissimi i fattori da tenere in considerazione; altrettanto complesso è cercare di misurarla, per la mancanza di alcuni dati statistici riguardo fenomeni poco quantitativi.
Alcuni studiosi individuano tre elementi imprescindibili per cercare di avvicinarci quanto più possibile a darne una valida esplicazione: individuo, gruppo e ambiente in cui si realizza. Sarebbe riduttivo definirla semplicemente come “il benessere di una comunità, città o nazione” perché ci sono complessi problemi, non soltanto economici, ma anche sociali, ambientali e di relazione, che caratterizzano ogni società moderna. Tanto più se si tiene conto di quanto le nostre metropoli registrino veloci trasformazioni: per questa ragione il concetto muta costantemente di significato.
Questa inversione abbastanza imprevedibile tra Nord e Sud deve farci riflettere: crolla il “mito” del Nord super produttivo e godereccio o semplicemente in epoche di crisi cambiano i punti di riferimento? Il modello che le ultime generazioni hanno proposto , basato su carriera, successo e denaro è ancora sostenibile? I ritmi compassati del Sud possono rappresentare un nuovo modello a cui aspirare per una vita sana ma sostenibile? Alle nuove generazioni spettano le risposte. In gioco c’è molto di più della semplice statistica.
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