Nell’Unione Europea è cominciata a maggio scorso, e proseguirà fino al maggio del 2019, la “grande corsa” del Progetto di Bilancio 2021-2027, che terrà conto della Brexit e che porterà con sé anche le scelte sui fondi strutturali e sui progetti comunitari del prossimo settennio, e le relative conseguenze.
Non stiamo certo parlando di poca cosa: si tratta di un budget di 1.279,4 miliardi di euro, in aumento di oltre 100 miliardi di euro rispetto al bilancio settennale attualmente in corso, distribuito su sette obiettivi, con forte accento sulle questioni ambientali ed energetiche legate al Trattato di Parigi del 2015 (per cui verrà impiegato il 25 percento del totale) e con l’introduzione di forti impegni su difesa, sicurezza e sul capitolo migrazioni.
Quanto vale il bilancio UE
Di che stiamo parlando? Come accennato precedentemente, degli oltre 1.279 miliardi di euro a prezzi correnti, di cui 187 miliardi per mercato, innovazione e digitale (con la novità del Fondo “InvestEU”, di circa 15 miliardi, che dovrebbe attrarre investimenti pubblici e privati, mobilitando, nelle attese, circa 650 miliardi di euro di nuovi investimenti in Europa); 442 miliardi per le voci coesione/valori; 373 miliardi, quasi il 29 percento del bilancio, per la coesione sociale, economica e territoriale (comprensiva di azioni su clima, ambiente ed energia). La Politica agricola comune (PAC) e la politica di coesione vedono ridotto del 5 percento il loro peso nel bilancio, e questo anche per l’uscita della Gran Bretagna, che in passato, per garantire una PAC più corposa a Spagna, Francia e Italia, riceveva un ‘Rebate’ trattato a suo tempo in prima persona dalla Thatcher, di circa 1 miliardo di euro l’anno.
Il bilancio UE, che rappresenta l’1,11 percento del reddito nazionale lordo dell’Unione Europea-27, sostanzialmente vedrà anche un rafforzamento del legame tra finanziamenti UE e rispetto dello stato di diritto, che inciderà con la Rule of Law certamente nei confronti di Paesi come Polonia e Ungheria, con cui Parlamento e Commissione hanno già aperto contenziosi, ma anche di quelli che non fossero in linea con le norme e le indicazioni comunitarie sui bilanci.
D’altro canto aumenta anche la flessibilità, attraverso la creazione di una riserva per eventi imprevisti, quali emergenze in materia di sicurezza e di migrazione o terremoti ed altri eventi climatici estremi. C’è poi un programma di sostegno alle riforme strutturali, del mercato economico, sociale o del lavoro di circa 25 miliardi di euro ed una posta di circa 30 miliardi di euro per la stabilizzazione degli investimenti in ambito europeo, che punta a mantenere i livelli in caso di shock economico. Infine vengono previste – ed è una grande novità dopo anni di dibattito – nuove fonti di auto-finanziamento, le cosiddette “risorse proprie”, quali il versamento all’UE del 20 percento dei proventi dello scambio di quote per emissioni inquinanti (ETS) e revenue sulla vendita di sacchetti di plastica non riciclabile.
Un’altra delle grandi novità da tenere in conto sarà la nuova architettura della programmazione dei fondi del 2021-2027 perché tutti quanti i fondi avranno un solo regolamento, il che dovrebbe semplificare di molto le procedure.
Cresce l’impegno sulle risorse naturali
In generale, guardando il progetto di bilancio, diminuisce il peso della Politica agricola comune (PAC) e della pesca; è stabilizzato verso il basso quello della coesione economica sociale e territoriale; cresce invece il peso degli altri programmi e rimane stabile l’impegno sull’aggiornamento e l’innovazione della pubblica amministrazione.
Quali sono le missioni che il bilancio 2021-2027 dell’Unione Europea vede come i punti di impegno principali? Innanzitutto il mercato unico; l’innovazione e l’agenda digitale, a cui viene assegnato un fondo di 187 miliardi circa; coesione e valori, all’interno del quale c’è lo sviluppo regionale, l’unione economica e temi come l’occupazione, per i quali lo stanziamento è di 442 miliardi di euro. Cresce moltissimo l’impegno sulle risorse naturali e ambientali, che è di circa 378 miliardi distribuiti tra agricoltura, politica marittima, ambiente e azione per il clima. Molto importante anche l’impegno economico per le migrazioni e la gestione delle frontiere, che possono contare rispettivamente su 10 e 11 miliardi.
C’è poi il nuovo spazio di impegno per la sicurezza e la difesa con 27 miliardi. E l’impegno UE per gli accordi con altri continenti, come i Paesi in via di sviluppo di Africa ed America latina con 123 miliardi di euro. Infine un impegno ingente di circa 85 miliardi per l’ammodernamento della pubblica amministrazione europea. Riassumendo, le priorità dell’UE sono l’ambiente, il clima, la coesione, l’innovazione, la digitalizzazione, con il maggior incremento in termini economici per migrazioni, clima, ambiente e giovani.
Queste priorità politiche saranno sostanziate con 272 miliardi di euro nel fondo europeo di sviluppo regionale-fondo di coesione, con 101 miliardi del fondo sociale europeo.
Sarà difficile accedere a questi fondi senza promuovere un’elevazione dello standard di programmazione. Ma soprattutto si dovrà dimostrare di saper trasformare la programmazione in “cantierabilità” dei progetti, quindi di inizio di spesa e pagamenti, prima del 2025, quando si svolgerà una “midterm Review” che sarà stavolta semplificata nei termini procedurali ma molto più dura dal punto di vista dell’analisi dell’impatto e della realizzabilità delle opere, al punto che si prevedrà una redistribuzione dei fondi qualora nel 2025 alcune regioni ed alcuni Stati non saranno stati in grado di far partire la cantierabilità dei propri progetti.
Siamo di fronte insomma, ad un passaggio fondamentale per l’Europa: un budget 2021-2027 che aumenterà fondi in assoluto di oltre 100 miliardi di euro; che cerca di creare un volano di investimenti pubblici e privati di oltre 600 miliardi di euro; che premia programmazione a lungo termine e sceglie le priorità dello sviluppo secondo le linee di cambiamento ambientale ed energetico.
Serve un surplus di “visione” per una programmazione all’altezza, che deve essere politica come programmatica. Una sfida molto alta per tutta l’Europa.
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