Venivano da un mondo piccolo e hanno saputo pensare in grande. Il miracolo della Motor Valley italiana

Uomini partiti a volte da un piccolo paesino di provincia che hanno saputo pensare in grande, che la mattina si svegliavano per confrontarsi sul mercato con alcune delle più grandi multinazionali del mondo senza nessun complesso di inferiorità. Lungo la Via Emilia sono nati miti a due e quattro ruote quali Ferrari, Maserati, Lamborghini, Pagani, Ducati, De Tomaso, Dallara, Pagani.

Giampaolo Dallara

Una storia fatta di passione, ingegno e capacità imprenditoriali che affonda le sue radici nella terra. Quella terra che tanto amava Ferruccio Lamborghini, che durante la guerra armeggiava con i pezzi di ricambio dei mezzi militari e che poi si è messo a costruire trattori per finire a sfidare un altro mito del made in italy, Enzo Ferrari. Le storie sulla Via Emilia sono tutte così: terra, passione, coraggio e innovazione dal basso.

Si racconta che in quella striscia che va da Piacenza a Rimini in ogni scantinato, in ogni garage, c’è qualcuno che cerca di far andare più veloce un mezzo a due, tre o quattro ruote. Una terra piatta dove il rombo dei motori risuonava dovunque senza ostacoli. Questa è la leggenda, adesso vediamo cosa ha prodotto in concreto l’ingegno di questi sognatori.

I numeri della Motor Valley

La Terra dei Motori conta 188 team sportivi (tra club e scuderie), 15 musei specializzati (tra cui il Museo Enzo Ferrari di Modena, il Museo Ferrari di Maranello, il Museo Automobili Lamborghini, il Museo Ferruccio Lamborghini e il Museo Ducati di Bologna), un circuito di 16 collezioni private4 autodromi (il “Riccardo Paletti” a Varano de’ Melegari, l’Autodromo di Modena a Marzaglia, l’”Enzo e Dino Ferrari” a Imola e il Misano World Circuit Marco Simoncelli a Misano Adriatico), nonchè 11 piste da karting. Nell’ambito della Motorvalley dell’Emilia Romagna operano inoltre specialisti del restauro di auto e moto d’epoca, imprese di eccellenza nel design e nella produzione di accessori, parti e componenti, nonché centri di ricerca e sviluppo.

Dal punto di vista industriale, in Emilia Romagna la filiera motoristica si articola in 16.500 imprese per oltre 66mila addetti, il 10 per cento dell’intera filiera nazionale, con un export che ammonta a quasi 5 miliardi di euro e che porta l’Emilia Romagna ad essere la terza regione per rilevanza all’interno del settore motoristico nazionale.

Ma la Motor Valley dell’Emilia Romagna è anche un prodotto turistico, ovvero i turisti vengono in Emilia Romagna appositamente per scoprire la sua terra dei motori. Secondo lo studio sulla Motor Valley realizzato da Unioncamere Emilia Romagna, Trademark Italia e Mailander, i visitatori totali di musei e collezioni unitamente agli spettatori degli eventi che si svolgono negli autodromi emiliano romagnoli sono circa 1,8 milioni di cui, il 44% italiani e il 56% stranieri, con 1.190.000 presenze turistiche(vedi pernottamenti).

La ricaduta economica derivante dal movimento turistico ed escursionistico ammonta complessivamente a 301 milioni di euro.

Il sistema Motor Valley

Per comprendere il valore del sistema Motor Valley, niente di meglio che chiedere a chi in Motor Valley lavora,.

Partiamo da Giancarlo Minardi: “Motor Valley è il termine più appropriato per accumulare la passione e le capacità Industriali che questa terra, l’Emilia-Romagna, sprigiona da tutti pori …  direi che abbiamo molto da insegnare e quindi attrarre verso la Motor Valley tanta gente desiderosa di apprendere le nostre tecnologie, conoscere le eccellenze, visitare i nostri musei e le nostre terre”.

Andrea Pontremoli, CEO e General Manager di Dallara Automobili, in una sua recente intervista apparsa su queste pagine, hanno detto: “Sono un convinto assertore del fatto che oggi la competizione non sia più tra singole aziende, bensì tra sistemi territoriali. La nostra regione, nella cosiddetta Motor Valley, ha una concentrazione di competenze, conoscenze, reputazione e presenza di mercato che ben poche altre zone al mondo possono vantare nel mondo dei motori. Sarebbe un peccato non mettere a fattor comune questo patrimonio, nel perseguimento di logiche puramente individualistiche.”

Concetto rafforzato da Stefano Domenicali, ex Presidente e CEO di Lamborghini che oggi guida la Formula 1: “Noi siamo nati e cresciuti in piena Motor Valley e quindi per noi rappresenta un valore, da coltivare con cura data la concentrazione di competenze, di conoscenze, di storia e di tradizione presenti sul territorio.

Competenze e conoscenze sono termini ricorrenti: non è quindi un caso che in Motor Valley sia nato il progetto MUNER (Motorvehicle University of Emilia-Romagna) caso quasi unico nella creazione di competenze per un sistema territoriale di aziende.

Sempre Pontremoli: “Si tratta di un progetto unico nel suo genere in Italia e all’estero, che vede coinvolte le quattro università tra le più antiche al mondo (Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia, Parma) e le otto case motoristiche (ndr. le cinque legate alla F1, Dallara, Ferrari, Haas, Toro Rosso e Magneti Marelli, insieme a Automobili Lamborghini, Ducati e Maserati) del nostro territorio, in una sorta di hub che punta ad attrarre studenti universitari da tutto il mondo con l’obiettivo di creare gli ingegneri di domani, in tutti i campi legati al mondo dei motori (stradali, da competizione, sostenibili, etc.).”

Obiettivo del progetto è attrarre talenti, ovvero i migliori studenti universitari da tutto il mondo con l’obiettivo di formare e inserire nel mondo del lavoro gli ingegneri di domani, i professionisti che progetteranno veicoli stradali e da competizione, i sistemi di propulsione sostenibili e i sottosistemi per le funzionalità intelligenti e gli impianti di produzione all’insegna dell’Industria 4.0.

Il tutto si concretizza in due lauree magistrali internazionali e inter-ateneo, con corsi completamente in inglese: Advanced Automotive Engineering e Advanced Automotive Electronic Engineering.

Gli elementi vincenti del progetto secondo Stefano Domenicali: “Almeno due. Al primo posto, la creazione di competenze per il nostro comparto industriale. Il mondo dell’auto evolve molto velocemente: chi meglio di un produttore di automobili può conoscere di quali competenze avrà bisogno nei prossimi anni e creare dei percorsi ad hoc per svilupparle? Al secondo, l’aver dimostrato che, a fronte di macro obiettivi condivisi, aziende tra di loro anche fieramente concorrenti sono state capaci di fare sistema e di superare il malvezzo tipicamente italiano delle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini”.

E Toro Rosso, attraverso Otello Valenti, suo HR Director “La Motor Valley italiana, paragonabile per innovazione e tecnologia alla Silicon Valley californiana, ha sviluppato un modello di “competizione cooperativa” che unisce le eccellenze industriali e accademiche dell’Emilia-Romagna e rappresenta un grande esempio di come si puó trasformare una sfida in una opportunità che parte dal territorio e guarda al mercato globale. … Nelle competizioni di Formula 1, cosí come nel mercato globale, il successo deriva dalla capacitá di “mettere le ali” alle qualitá delle persone all’interno di un gioco di squadra ben organizzato. Nessuno vince da solo”.

Il MUNER può essere considerato a ragione solo la punta di un iceberg: ad esempio, Pontremoli è uno dei padri, e direttore, del Master Executive in Innovazione e Tecnologia presso l’Università di Bologna; Lamborghini ha stretto accordi con MIT e Stanford (con quest’ultima sono stati studiati dei percorsi formativi per i loro studenti sia in USA sia a Sant’Agata Bolognese”.  Toro Rosso è tra gli animatori dei percorsi di formazione tecnica superiore post diploma (ITS) sviluppati in Emilia Romagna.

Passando al motorismo sportivo, non possiamo non ricordare, come dice Federico Bendinelli, (Presidente di ACI Bologna, già Presidente e A.D.  dell’Autodromo di Imola, nonché membro italiano della Commissione FIA di F1 e gran negoziatore con Bernie Ecclestone), che “in Emilia Romagna è presente una concentrazione di circuiti motoristici senza uguale nel resto del Paese: Imola, Misano, Varano, Modena e Fiorano (di proprietà della Ferrari). Imola, che Enzo Ferrari chiamava “il piccolo Nurburgring” ed Ayrton Senna considerava uno dei più bei circuiti del mondo, “secondo solo a Spa”, negli anni della F1 generava un fatturato di poco inferiore ai 20 milioni di euro, con però un indotto generato dalle 250.000 presenze annue abbondantemente superiore ai 50 milioni”.

Per finire, non molti sanno che la trazione elettrica è di casa in Motor Valley: la prima auto elettrica è stata costruita e venduta da Tazzari di Imola nel 2009, e sempre nel Modenese si trova Energica Motor Company, produttrice di moto elettriche e costruttore unico per la il campionato FIM Enel MotoE™ World Cup.

Ed è proprio la transizione verso la mobilità elettrica la sfida che la Motor Valley dovrà affrontare nei prossimi anni.

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Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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